Il PCI difende la storia Italiana

Comunicato della Federazione ligure del Partito Comunista Italiano

Un altro grave “stupro” alla storia ed un altro vile atto di revisionismo è stato compiuto martedì 22 febbraio dal Consiglio regionale della Liguria che ha aderito alla risoluzione del Parlamento europeo del 2019 equiparando il nazismo al comunismo, sia sul piano ideologico che storico, approvando, con i voti della maggioranza, un ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia.

Se non si trattasse di un atto politico grave, lo si potrebbe ascrivere alla categoria delle risposte all’insegna del “ma anche” alle quali una certa idea e pratica della politica continua a riferirsi alla ricerca di un consenso trasversale o ascrivibile a quella del “proviamo a scimmiottare l’iniziativa degli altri piegandola ad una visione di parte”.

Siamo di fronte ad una scelta che è frutto del processo di revisionismo storico in atto da tempo nel nostro Paese, lo stesso che ha finito con l’equiparare vincitori e vinti in nome di un’inesistente esigenza di pacificazione nazionale, sminuendo il ruolo della Resistenza nell’affermazione della

Repubblica, i valori dell’antifascismo nella Carta Costituzionale, etc.

Un processo revisionista che ha trovato ulteriore spinta nel voto espresso anni fa al Parlamento europeo, dai rappresentanti della destra unitamente al PD. Questo, per restare alla rappresentanza parlamentare italiana “sull’importanza della memoria”, che, omettendo e stravolgendo la storia ha messo sullo stesso piano nazismo e comunismo.

Ciò che il Consiglio regionale della Liguria ha compiuto è un atto grave, che merita non solo la massima riprovazione, ma anche la messa in campo di tutte le iniziative volte a contrastarlo.

Noi, come PCI, ci sentiamo impegnati a portarle avanti.

Sia chiaro, a chi ha votato mozioni ed ordini del giorno insieme ai peggiori populisti, fascisti e leghisti in Europa, che non ci faremo intimidire, che non rinunceremo mai ad esporre i nostri simboli, che sempre elogeremo la grande Armata Rossa degli Operai e dei Contadini che resistette a nazisti e fascisti e che aprì i cancelli di Auschwitz. La stessa che prese Berlino cancellando dalla storia il nazismo.

I militanti del PCI hanno dato la vita per il nostro Paese, prima nella clandestinità nel periodo del regime fascista poi nella Resistenza combattendo e contribuendo in modo determinate alla nascita della Repubblica e alla stesura della carta Costituzionale, insegnandoci il senso della Democrazia quando, nel 1948, dopo l’attentato a Togliatti, il PCI non fomentò la guerra civile così come nel 1960 con i morti per strada in seguito ai fatti di Genova e negli anni del terrorismo rimanendo dalla parte della Democrazia pagando con la morte del compagno Guido Rossa.

Di ben altro stampo la storia nazifascista, caratterizzata da violenza, repressione e persecuzioni.

Ricordiamo che l’unico regime che l’Italia ha conosciuto è quello fascista, responsabile diretto di migliaia di morti su cui non c’è alcuna incertezza storica.

Per questo motivo il fascismo è oggetto della XII disposizione finale della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista e di leggi come la Scelba e la Mancino. Niente di simile esiste per il comunismo, il socialismo o qualsiasi altra ideologia di sinistra.

È, quindi, assolutamente, evidente come l’equiparazione tra nazifascismo e comunismo non è altro che un becero tentativo di mettere sullo stesso piano due dottrine e due storie politiche assolutamente incomparabili.

Noi, orgogliosamente comunisti, continueremo a “camminare” nel solco tracciato da Gramsci, Togliatti, Secchia, Longo, Berlinguer e da tutte le partigiane ed i partigiani comunisti, da tutti coloro che sono caduti in ogni lotta di Liberazione, da coloro che in Italia hanno sopportato fame e galera, disoccupazione e torture, da chi ci ha liberato. Persone che ora qualcuno vorrebbe equiparare agli oppressori che sono stati combattuti.

Come abbiamo avuto modo di sottolineare a più riprese, la storia alla quale ci rifacciamo è quella di una forza politica e culturale che, meglio di chiunque altra e con maggiore forza, ha dato voce al dolore del Paese, all’aspirazione e all’emancipazione delle classi subalterne; un punto di riferimento per la conquista di migliori condizioni di vita per la difesa del sistema dei diritti democratici, quegli stessi dei quali beneficiano oggi i promotori del vergognoso ordine del giorno approvato ieri.

La storia di noi Comunisti è una grande storia che, nel senso suo più alto, appartiene alla storia d’Italia. È bene non dimenticarlo mai.

PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Federazione della Liguria
Segreteria regionale

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