IL PCI SOLIDALE CON LA USB

di Fosco Giannini, Coordinatore Nazionale Politiche di Massa PCI)
e Lucia Mango, Segreteria Nazionale PCI e Responsabile Lavoro)

Si allarga oggi nel nostro Paese, per l’epidemia, una grande sofferenza di popolo, che i media, non sempre con lo sguardo sociale giusto e con le giuste parole, tentano di raccontare. Tuttavia, come sempre, sono la sofferenza ed i pericoli che si manifestano e crescono nel mondo complessivo del lavoro che non vengono debitamente raccontati.

Ormai si sa dei pericoli che corrono ed il prezzo che hanno già pagato i medici, gli infermieri e tutto il personale della Sanità pubblica, ma non si conosce diffusamente il fatto che in tantissimi distretti sanitari del Paese il personale lavora ancora senza mascherine e senza guanti, senza le minime protezioni e molti dipendenti degli ospedali debbono farsi mascherine in casa, da soli. Non si conoscono le condizioni di lavoro (spesso drammatiche) degli operai/e in fabbrica e nelle aziende, dei lavoratori e delle lavoratrici delle pulizie, degli uffici postali, del lavoro impiegatizio che non può rimanere a casa, dei lavoratori e delle lavoratrici delle ambulanze, dei dipendenti dei servizi comunali per l’Igiene e l’Ambiente. E di tante altre figure di lavoratori che devono stare in campo per difenderci e farci continuare, a rischio della loro salute, della loro stessa vita, la resistenza al coronavirus.

Ebbene, è in questo quadro contrassegnato dalla solita (ma oggi ancor più drammatica) dimenticanza dei lavoratori e delle lavoratrici che l’Unione Sindacale di Base (USB) ha lanciato, per lo scorso mercoledì 25 marzo, uno sciopero generale di 60 secondi nei servizi essenziali quali sanità, soccorso alla popolazione, vigili del fuoco, vigili urbani, igiene urbana e cooperative di assistenza, uno “sciopero” che aveva l’intento di denunciare agli occhi del governo, delle istituzioni regionali e comunali, agli occhi dell’opinione pubblica il grave stato di cose presente nel mondo del lavoro. 60 secondi!

Un solo minuto per poter sollevare questioni di vita o di morte per chi ancora quotidianamente lavora, garantendo a tutti gli altri di poter rimanere a casa e difendere sé stessi e la collettività. Tuttavia, questi 60 secondi di “sciopero” indetto dalle USB sono bastati alla CGSSE (Commissione di Garanzia dell’Attuazione della Legge sullo Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali) e al suo presidente, il Garante Giuseppe Santoro Passarelli, per aprire un “procedimento di infrazione” contro la Confederazione USB. Nelle dieci pagine del procedimento d’infrazione della Commissione di Garanzia si scrive tra l’altro che le sanzioni contro le USB vengono prese “in quanto lo sciopero contribuisce a generare un diffuso senso di insicurezza e a produrre incalcolabili danni alla collettività, determinando un non accettabile aggravio alle Istituzioni e/o aziende… rischia di vanificare le azioni di contenimento di cui ai recenti provvedimenti governativi.”

Non serve un nostro commento a queste parole, bastano quelle della stessa USB, che riprendiamo in toto: “Evidentemente il garante Giuseppe Santoro Passarelli non ha capito che il nostro sciopero è stato proclamato e si è tenuto esattamente perché era già in essere “un diffuso senso di insicurezza”, generato però proprio dai provvedimenti governativi citati nella delibera. La ragione per cui USB ha proclamato lo sciopero è stata infatti proprio la scelta del governo – ricattato da Confindustria e spalleggiato dai sindacati complici – di non chiudere con immediatezza ogni sito produttivo e ogni azienda o ufficio non utili a garantire la sicurezza dei cittadini e il funzionamento del sistema sanitario! L’Usb viene accusata di aver fatto esattamente ciò che era necessario fare: chiedere che la salute venisse prima dei profitti, facendo ridurre di molto il “diffuso senso di insicurezza” generato proprio dai provvedimenti del governo che USB contestava e tuttora contesta.

L’ USB da anni è in prima linea nel denunciare sia il contenuto della Legge 146/90, che di fatto ha determinato l’impossibilità di agire il conflitto sindacale nelle forme e nei modi utili ad una normale dialettica tra le parti, che il ruolo di gendarme degli interessi padronali interpretato dalla Commissione”. L’attacco della Commissione di Garanzia non si è però fermato all’annuncio delle sanzioni contro le USB: in un suo scritto il Garante Pastorelli ha evocato un prossimo futuro, finita l’emergenza da epidemia, di più severo controllo contro gli scioperi e le lotte dei lavoratori. Proprio ciò che il grande capitale italiano e la Confindustria sperano, preparando tale futuro sin da oggi, dentro la paura, lo “spirito” generale reazionario contro i lavoratori.

Il PCI stigmatizza politicamente e socialmente la scelta della Commissione di Garanzia di condannare e sanzionare la Confederazione USB, esprime totale solidarietà alle compagne e ai compagni, ai dirigenti e ai militanti delle USB e denuncia ogni evocazione di un prossimo futuro volto all’ulteriore demonizzazione delle sacrosante lotte dei lavoratori e delle lavoratrici.

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