Il pendolo geostrategico di Trump

di Nicola Paolino, federazione PCI Salerno

 

Il primo viaggio all’estero del Presidente e Comandante in capo degli Stati Uniti d’America, ma anche in veste di rappresentante commerciale della potentissima industria bellica di quel Paese, è una mossa tattica e propagandistica ben studiata, che ha numerose implicazioni personali, economiche, politiche e militari. E’ probabile che Trump cominci a pensare che il dominio relativo al mondo intero sia possibile senza la conflagrazione generale. Per il momento sta cingendo l’assedio contro i rivali principali. Comunque, sta provando a sottomettere tutte le Nazioni, o con le minacce o con le buone.

1 – La prima tappa imperiale della superpotenza imperialistica unica, a stelle e strisce.

In un solo colpo, l’aspirante imperatore globale americano Trump ha fatto alla monarchia dell’Arabia Saudita la favolosa fornitura militare di 110 miliardi di dollari – tra cui navi, sistemi missilistici Thaad e missili – nella prospettiva di realizzarne una gigantesca di ben altri 400 miliardi in 10 anni. Il tutto in nome della reciproca convenienza dei lavoratori dei rispettivi Paesi. Che “brillante” trovata! In realtà, negli interessi principali delle autocrazie dominanti, americana e saudita. E, nel mentre concludeva l’affare alla presenza dei rappresentanti di altri 49 capi di Stato, da lui convocati, ha detto che rispettava il tipo di Governo di ognuno di loro e che importante era la costituzione di uno schieramento mondiale contro il terrorismo. E ha invitato i presenti a “cacciarli fuori dai loro Paesi”; proprio così. Non ha fatto nessuna mielina sulla necessità di quegli Stati ad aprirsi alla democrazia parlamentare. Differenziandosi da Bush che la democrazia la voleva esportare con la guerra o con qualsiasi altro mezzo. Il Trumpismo è più “rozzo”. Trump, strategicamente, per realizzare il suo disegno imperiale, ha bisogno di “alleati” saldamente al comando, che siano simili alla sua cultura monopolista, che è prepotentemente egemonistica, basata sulla forza delle armi e sul comando supremo statunitense. La scelta di parlare direttamente a tanti capi di Stato, nel Medio Oriente, non è stata casuale: Trump ha rafforzato militarmente l’Arabia Saudita perché deve fronteggiare una presunta minaccia dell’Iran alla stabilità di quell’area. Questo importante passaggio politico è rivolto anche a indebolire lì l’influenza russa e nel contendere subdolamente la residua funzione egemonica delle potenze europee. Con buona pace di chi continua a credere nel suo presunto isolazionismo! Dalle immagini televisive si è visto che i capi di Stato non erano entusiasti del discorso di Trump. Anche in quest’area, il pendolo geostrategico della superpotenza unica è sempre più un prendere che un lasciare: difronte alla persistente minaccia terroristica questo dilemma appare come se fosse inevitabile. E per essere più credibile parla di unità delle tre religioni monoteiste, rinfocolando le già tesissime contraddizioni tra le diverse anime musulmane. In questo modo, Trump si mette cinicamente in concorrenza diretta con le stesse diverse gerarchie religiose!

2 – La scacchiera globale è in continuo sommovimento. Israele.

Trump sta agendo come se non fosse a rischio reale di essere messo in stato di accusa e defenestrato dalla stessa carica di Presidente degli Stati Uniti, per le maldestre iniziative con la Russia di Putin, l’allontanamento del suo consigliere militare e del direttore della Cia. Disinvoltamente, da capitalista monopolista incallito e corrotto evasore fiscale miliardario, va avanti come se nulla fosse. È arrivato per giunta a dire che “contro di lui è in atto la peggiore caccia alle streghe”. In sostanza, ossessivamente, dice: “chi non è con me è contro di me”. Quindi, nel tentativo di ridurre il rischio di essere disarcionato dal Procuratore Speciale Robert Mueller, sta accelerando le sue iniziative sullo scacchiere globale, dimostrando di passare da uno scenario di crisi all’altro per mantenere e allargare la propria sfera di influenza sul mondo intero, predisponendo praticamente le forze per realizzare il suo sogno americano di conquista totale. Trump non bada a spese: sta provando a dimostrare di riuscire abilmente a far oscillare il pendolo geostrategico a vantaggio della sua Nazione. “Prima di tutto l’America” è il suo delirante sogno di dominio. In questo modo cerca di consolidare il blocco dominate e galvanizzare il proprio elettorato. In realtà, non sta riuscendo a “mettere ordine” in nessuna pratica aperta a livello mondiale. Il film che si era fatto in testa si scontra con la dura realtà.  Il mondo non è plasmabile come lui astrattamente pensava, o fingeva di pensare. Lo dimostra anche lo sbandamento delle borse. E intanto l’Fbi ha aperto la pratica sul genero di Trump.  La stessa tappa in Israele è stata estremamente contraddittoria. Se da una parte, andando proprio a Gerusalemme, come Presidente degli USA, è riuscito a ristabilire il rapporto privilegiato con i sionisti israeliani e con Netanyahu, dall’altra parte ha irritato l’intero Popolo di Palestina. Questo per il semplice fatto che il tronfio Trump è l’unico presidente americano che è andato a Gerusalemme, capitale palestinese sotto occupazione sionista. Altro che “Due Popoli due Stati!”.  Gli espansionisti sionisti continueranno ad occupare altri territori palestinesi.

3 – Il Vaticano e l’Europa scombussolano l’unilateralismo imperiale di Trump.

  1. A Roma, nella sede Vaticana, la fredda accoglienza di Francesco ha costretto il Presidente della superpotenza unica a miti consigli. Il successore di Pietro è notoriamente voce di unità delle altre chiese e sicuramente ha sentito l’obbligo di dimostrare che non ha gradito l’appello all’unità delle religioni monoteiste che Trump ha fatto a Riyad, capitale dell’Arabia Saudita. Opportunamente, Francesco non è sceso sul terreno della polemica pubblica contro la pesantissima ingerenza di Trump sulle questioni tra religioni diverse. Ma, coerentemente con le sue tesi fondamentali, ha invitato severamente il Presidente USA a rispettare gli impegni sull’ambiente, sottoscritti a Parigi. Il Papa sicuramente ha tenuto a rimarcare le differenze sulla Pace, che lui intende come difesa della Pace, contrariamente a Trump che intende dire “la Pace dopo la guerra”, con tutti i disastri connessi. Anche in questo incontro, Francesco ha mantenuto il punto con grande semplicità, dimostrando severa convinzione e fermezza ma anche capacità di confronto irreverente. Coraggiosamente controcorrente, come sempre. Il segnale sicuramente è stato recepito in tutto il mondo.
  2.  Il Consiglio Atlantico riunito in Belgio, a Bruxelles, ha deliberato di partecipare alla coalizione mondiale contro l’Isis. Il Segretario Generale Jens Stoltenberg ha prontamente escluso che la Nato possa avere ruoli di combattimento nella coalizione. Prima dell’attentato di Manchester, Germania e Francia avevano espresso le loro perplessità sull’adesione della Nato. Per come si è caratterizzato Trump si può anche ipotizzare che lui avesse proposto non solo l’adesione ma anche la completa operatività. Sull’ultimo odioso attentato in Inghilterra è nata una nuova tensione tra Theresa May e Donald Trump il che dimostra quanto siano labili le relazioni tra i due Stati. Nessuno vuole sentirsi secondo alla superpotenza unica. Trump, da impenitente sceriffo reclutatore, non ha perso l’occasione di battere cassa sulle quote economiche che riguardano il bilancio finanziario della Nato.
  3.  Il Presidente degli Stati Uniti d’America, dall’alto della sua arroganza di monopolista straricco, prima di partire dagli Stati Uniti d’America, era sicuramente convinto che il suo lungo viaggio sarebbe stato un grande trionfo e che, ovunque fosse andato, sarebbe stato accolto come un degno dominatore. A Taormina, dopo l’incontro con Francesco e la Nato, ha trovato un’accoglienza apparentemente aperta da parte dell’Unione Europea, e degli altri capi di Stato che, con lui, compongono il G7. Inaspettatamente, ha trovato una risoluta avversione su tutte le questioni all’ordine del giorno, su cui è dovuto scendere a patti, a partire dalla questione dell’economia, mentre sulla questione Globale dell’Ambiente ha confermato quanto aveva detto a Francesco: “ci devo pensare”.  Questo G7 non è stata una rivoluzione nelle relazioni tra i sette Stati; nel passato, in quell’organismo informale, hanno cercato di trovare la mediazione solo dei loro interessi a scapito di quelli generali del mondo. Trump, arrogantemente ha aperto la crisi del G7. L’interesse per l’Africa è un interesse peloso che è tarato per difendere/allargare le rispettive sfere di influenza, fatta di affari e dominio economico. Per Trump, rappresentante degli interessi esclusivi della superpotenza unica, la collusione tra Stati imperialisti volge alla fine perché i rapporti di forza, quelli veri, sono tutti dalla sua parte. Quindi adesso per la superpotenza unica a stelle e strisce, all’ordine del giorno della Storia, c’è soltanto la contesa globale. Il suo unilateralismo di relazione diretta con ogni Stato è lo strumento tattico per realizzare il vero obiettivo strategico: il dominio assoluto a stelle e strisce sul mondo intero. L’unilateralismo di Trump, come lo stesso protezionismo, è semplicemente l’espediente per ingannare i popoli e i governi di tutto il mondo, accecati dal neoliberismo trionfante.
  4. La Cancelliera tedesca ha aperto la crisi del perdente “spirito di Monaco!”.

La Cancelliera tedesca, sia al G7 di Taormina sia al ritorno in Germania, ha saputo fronteggiare l’orso bruno, con le buone e con le cattive. Lei lo ha fatto principalmente per difendere gli interessi dell’autocrazia finanziaria del Paese che rappresenta: ma, fronteggiando Trump, ha dato un esempio di capacità di resistenza e di lungimiranza politica, ben sintetizzati in due sue frasi: “E’ finito il tempo in cui potevamo fidarci degli altri” e “L’Europa deve prendere nelle proprie mani il proprio destino”. Per Trump peggio di così non poteva andare! L’umanità intera, ognuna e ognuno, si trova di nuovo a poter fronteggiare insieme o a subire l’aggressività della superpotenza unica. Guidata dal “furioso pazzo di turno!”. Il che non significa che le contraddizioni si siano azzerate o attenuate. I Proletariati, i Popoli e le Nazioni, ribellandosi e mobilitandosi autonomamente, possono ricacciare indietro l’espansionismo sciovinista e guerrafondaio della superpotenza unica. La costituenda “coalizione mondiale contro il terrorismo”, proposta da Trump, nascondebbe il piano di passare come il risolutore di ogni contraddizione, mentre in realtà nasconde il conquistatore globale. La Coalizione è il suo “cavallo di Troia”, con cui pensa di poter costituire uno schieramento che gli consenta di fronteggiare meglio una potenziale coalizione globale a lui opposta e non allineata ai suoi interessi esclusivi. Lo “spirito di Monaco è chiaramente in crisi!”. Solo ricostruendo nel mondo una vera democrazia di Popolo si può farla evolvere in un conseguente e propositivo anti egemonismo imperialista.

La Pace prima di tutto è un imperativo categorico. Esso è irrinunciabile! Uniti si vince!

Salerno, 30 maggio 2017

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