Il “problema italiano”

di Miguel Viegas, parlamentare europeo del Partito Comunista Portoghese | da avante.pt

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Una puntuale e condivisibile presa di posizione in merito alle ingerenze della Commissione Europea nei confronti delle scelte di politica economica e sociale del governo italiano.

Il Bilancio dell’Italia ha fatto notizia nelle ultime settimane. Con un gesto senza precedenti, la Commissione europea ha “bocciato” la proposta di bilancio statale presentata dal governo italiano, concedendogli un periodo di tre settimane per rivedere il documento e adeguarlo alle regole dell’Euro e della governance economica.

Si tratta di un nuovo sviluppo che rivela ancora una volta il carattere profondamente antidemocratico dell’Unione Europea e conferma la sua linea di ingerenza e imposizione delle regole e dei vincoli del patto di stabilità e del trattato sul bilancio anche quando, come nel caso dell’Italia, le “deviazioni” non significano una rottura con la dottrina neoliberale.

Conformemente alle regole dell’euro definite nella cosiddetta Governance Economica, tutti gli Stati membri dell’area dell’euro devono presentare il loro bilancio nel mese di ottobre a Bruxelles, per l’anno successivo. I bilanci sono quindi oggetto di un lungo e meticoloso processo di controllo da parte della Commissione Europea attraverso il cosiddetto semestre europeo.

Si inizia con le prospettive di crescita pubblicate dalla Commissione europea, che delinea i principali orientamenti per i bilanci nazionali e si continua con le relazioni sui paesi, i programmi di stabilità e riforme e le raccomandazioni dei paesi che chiudono il semestre a luglio di ogni anno.

L’economia italiana stagnante lo è già da molto. Negli ultimi venti anni, è cresciuta appena solo in totale del 7%. Il governo italiano ha presentato un bilancio con un deficit del 2,4% sostenendo che sarebbe stato un suicidio sociale ed economico mantenere un deficit dello 0,8% come previsto nel programma di stabilità elaborato dal governo “socialista” di Renzi, che ha perso le ultime elezioni . Ma per la Commissione europea questa cifra, anche se al di sotto dei limiti stabiliti nel patto di stabilità, non è sufficiente.

Secondo il trattato di bilancio, il disavanzo strutturale dovrebbe essere dello 0,6% e in quanto tale richiederebbe un maggiore “consolidamento” dei conti pubblici. In altre parole, ciò che la Commissione europea richiede in pratica è più austerità per la popolazione e i lavoratori italiani. A tal fine, minaccia già il pacchetto di sanzioni previsto dalla normativa europea, che può sospendere i fondi strutturali o comminare ammende fino al 2% del PIL (3,8 miliardi di euro).

Qualunque sia il giudizio di merito che possiamo esprimere sul governo italiano e sulle sue politiche, ciò che la Commissione europea intende fare nella pratica è annullare ogni deviazione, non importa quanto piccola, dai suoi orientamenti neoliberali. Al momento non sappiamo quale sia l’esito di questa crisi e l’Italia non è la Grecia dal punto di vista della dimensione economica. L’aumento dei tassi del debito sovrano italiano è già previsto, il che suggerisce che i cosiddetti “mercati finanziari” dovrebbero entrare in scena come uno strumento per indebolire i governi che non vogliono rispettare gli orientamenti di Bruxelles.

Questo è stato il caso della Grecia e del Portogallo. Vedremo se così sarà anche per l’Italia. Una cosa è certa: con questo episodio emerge ancora più chiaramente la necessità per il Portogallo di liberarsi dai vincoli dell’Unione Europea e in particolare dell’euro!

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