IN DIFESA DELLA REPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA

di Giusi Greta Di Cristina, membro del Comitato Centrale PCI, responsabile nazionale al Dipartimento Esteri per i rapporti con l’America Latina

Ancora una volta l’impero sfida la rivoluzione. Ancora una volta la Repubblica Bolivariana del Venezuela è vittima dell’ennesimo vile attacco sferrato dalle forze di destra, liberiste e capitaliste. Questa volta, però, l’impero ha usato come tramite l’OEA, l’Organización de Estados Americanos, di cui peraltro il Venezuela fa parte.

Il segretario generale dell’OEA, Luis Almagro, ha invocato la Carta Democratica dell’organismo per costringere il Venezuela a elezioni immediate, accusando fra le righe la Nazione di negazione dei diritti umanitari, unico elemento che – secondo il codice dell’OEA – può permettere a un qualsiasi altro Stato membro di intervenire nei confronti di un altro.

Richiesta finale dell’ingerente azione di Almagro è stata la promessa che, se il Paese non accetterà questa disposizione, verrà sospeso dall’organismo e privato di qualsiasi sostegno di natura economica.

Non è la prima volta che Almagro tenta, attraverso il suo ruolo, di attaccare la Repubblica Bolivariana e le altre Nazioni non allineate del subcontinente latinoamericano, prima fra tutte, come è ovvio, Cuba. Nella lunga e dettagliata “difesa” che Delcy Rodríguez, Ministro del Potere Popolare per le Relazioni Internazionali, ha ricordato minuziosamente tutte i tentativi, finora falliti, di destabilizzazione innescati contro il Paese, iniziati già quindici giorni dopo l’elezione a segretario generale di Almagro (votato, peraltro, dallo stesso Venezuela). Il ministro Rodríguez ha ricordato, inoltre, tutti i golpe che si sono succeduti negli anni in America Latina, purtroppo riusciti, e il mancato disconoscimento di questi da parte dell’OEA.

È chiarissimo che Almagro non agisce per sé, né agisce da solo, come è altrettanto chiaro che la gravissima ingerenza alla quale abbiamo assistito mostri che una istituzione che dovrebbe rappresentare, in una parità di posizioni, tutti i Paesi che ne fanno parte, ha agenti al suo interno che si comportano come se si stesse trattando di una corporazione. E questo dimostra essere, dato che alcuni Paesi presenti hanno addirittura sopportato la minaccia di non azzardarsi a votare contro la richiesta di Almagro.

I Paesi latinoamericani che hanno votato positivamente la richiesta del segretario generale rispondono a un piano concertato da chi, in questo organismo, tenta di avere l’egemonia, a volte anche con successo, ovvero gli Stati Uniti. Ma se agli attacchi degli USA il Venezuela è abituato è di certo estremamente pericoloso vedere quali nazioni, tra quelle latinoamericane, hanno votato, appunto, favorevolmente. I capi di queste Nazioni – non i loro popoli – si sono, in questo modo, preoccupati di andare a nutrire la fitta schiera dei nemici del Venezuela. Guatemala, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, Costa Rica, Messico, Cile, Colombia, Perú, Panamá, Honduras: un dispiego di forze che, se schierate in assetto da guerra, creerebbero quel che già altri hanno indicato come una possibile “guerra ineguale”.

Tutti Paesi, questi, a conduzione neoliberista, tutti amici di Washington, sede delle riunioni dell’OEA.

È evidente che la Repubblica Bolivariana del Venezuela sia oramai accerchiata, da Paesi un tempo fratelli, amici e adesso venduti al padrone nordamericano. Una situazione pericolosa, dicevamo, che se dovesse innescarsi trasformerebbe il Venezuela in una polveriera.

L’attacco viene perpetrato per il petrolio: rubare ciò che appartiene di diritto ai venezuelani, distruggere la grande creazione di Chávez, Petrocaribe, impossessarsi di una delle riserve più grandi al mondo garantirebbe all’America del Nord una boccata d’ossigeno, in un momento storico e politico in cui altre potenze sono avanzate e che, al contrario, con l’America Latina intrattengono rapporti economici non conflittuali, prima fra tutte la Cina.

Un attacco, quindi, politico ed economico insieme – sempre che si possa fare una distinzione fra i due aspetti – in cui, subdolamente, il cavallo di Troia, sebbene smascherato, continua a fomentare le aggressioni. Ci si chiede, infatti, come un segretario generale possa essere tanto preoccupato per la “mancanza di democrazia” in Venezuela e chiudere gli occhi dinanzi a quello che sta accadendo in Argentina o in Brasile.

La verità è quella che conosciamo tutti: non si può lasciare liberi, non si può rispettare la legittima sovranità di un Paese come la Repubblica Bolivariana del Venezuela proprio per il suo carico ideologico e politico, perché rappresenta la politica più avanzata del sogno di Bolívar e nega, per il fatto stesso di esistere, la possibilità di vittoria tout court in America Latina della Dottrina Monroe, e dunque segnala la sconfitta dell’espansionismo imperialista statunitense.

Come in un terribile risiko, i predatori giocano truccando i dadi. I traditori del grande progetto di unità subcontinentale, chissà dietro a quali promesse di arricchimento, si avvicinano ferocemente alla preda: a nulla sono valsi i tentativi di richiamo ad un terreno di pacificazione da parte degli ex presidenti e del Vaticano. Si vuole a tutti i costi creare le condizioni per una invasione, dopo che per mesi – in perfetto stile cileno – si prosegue ad affamare il popolo.

Il PCI dichiara immutato e incondizionato l’appoggio alla lotta, al diritto alla sovranità, al mantenimento delle risorse economiche venezuelane nelle mani del popolo legittimo. Il PCI riconosce il tentativo continuo di golpe, reiterato in questa vergognosa sessione dell’OEA da parte del segretario generale Luis Almagro e dei Paesi che hanno votato secondo la sua indicazione.

Il PCI, attraverso gli organismi dirigenti del suo Dipartimento Esteri, si impegna a denunciare vigorosamente, attraverso documenti e iniziative, lo stato attuale dei fratelli venezuelani e del loro Presidente, Nicolás Maduro Moros.

Per questa ragione e nel segno del rafforzamento delle relazioni bilaterali, il PCI incontrerà l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Julián Isaías Rodríguez Díaz, per continuare in un percorso condiviso, nel segno dell’internazionalismo e della solidarietà attiva con i Paesi fratelli di Nuestra América.

 

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