In morte del Compagno Fidel, un protagonista del futuro

di Norberto Natali, Comitato Centrale e Dipartimento Esteri PCI

fidel

Di fronte alla vita e alla morte di Fidel (basta pronunciare il nome e miliardi di uomini e donne capiscono subito a chi ci si riferisce) meno parole si spendono, più si dimostra rispetto per la sua figura. Egli parla da sé.

Tuttavia molti diranno che è stato un protagonista della storia, magari associando questo concetto alla definizione di “ultimo comunista”. Non c’è dubbio che abbia il suo posto nella storia.

E’ stato tra quelli che hanno dimostrato che la libertà, l’uguaglianza, la giustizia possono divenire contenuti concreti nella vita quotidiana di ciascuno, alimentandosi reciprocamente. Ha dimostrato che si può essere coerenti e coraggiosi per tutta la vita, ha difeso ostinatamente il socialismo ovvero il principio -se vogliamo dirlo in modo originale- per cui nessuno deve umiliarsi per poter avere un lavoro e nessuno ha il diritto di far inginocchiare un altro, solo perché ha il potere di licenziarlo.

Fiero e combattivo di fronte (anche geograficamente) ad un avversario, gli USA, il quale vanta una forza militare cento volte (quanto meno sulla carta) maggiore di quella cubana. La vita e la morte di Fidel dimostrano che si può essere poveri (e piccoli) ma ricchi di dignità e di indipendenza, giusti ma non deboli, pacifici e altruisti ma non vili.

L’umanità sta precipitando nel caos, nel degrado morale, nell’ingiustizia e nella miseria, sono sempre più evidenti le diseguaglianze e sempre più incombenti i pericoli di guerra mondiale e di catastrofi ambientali e climatiche. Tutto ciò non ha nulla di casuale e inevitabile. L’opera di Fidel, del Partito e della Rivoluzione cubana, hanno dimostrato che per l’umanità può dischiudersi un futuro ben diverso, anzi opposto a quello che oggi si può temere.

Per questo egli avrà un posto nel futuro non inferiore a quello che ha avuto nella storia. A qualcuno, invece, piacerebbe oggi che “storia” si riduca a un mero sinonimo di “passato”. Tra questi coloro che lo definiscono “l’ultimo comunista”: ci sperano! In realtà Fidel ha dimostrato che chi è avanguardia nella lotta per la libertà, la giustizia, il riscatto dei lavoratori e dei popoli è comunista. Queste nobili cause hanno bisogno del Partito Comunista: lui lo ha fondato a Cuba e ne ha sempre difeso l’identità e la funzione.

In futuro, per salvare l’umanità e il pianeta stesso, saranno necessari tanti comunisti e forti Partiti Comunisti ovunque. Se così sarà, ciò sarà dovuto anche all’opera e alla figura di Fidel: egli è un seme (come il Che e tanti altri) e non “l’ultimo” comunista. Lui stesso, ha sempre respinto con sdegno questa definizione, rispondendo con meritato orgoglio “semmai siamo la prima trincea contro l’imperialismo”.

Esistono già diversi riscontri di quanto fin qui sostenuto. Basti pensare a come l’esempio, l’intelligenza, la lotta della piccola Cuba siano stati la principale ispirazione di centinaia di milioni di centro e sudamericani (e non solo) i quali proprio negli ultimi anni hanno dispiegato con impetuoso vigore la loro ansia di libertà e giustizia.

Non è il caso, in questa sede, di addentrarsi in biografie o bilanci politici: oggi stesso, d’altra parte, possiamo trovarne in tante fonti.

Parlando di Fidel, invece, vorrei trattare della nostra concezione dell’eroismo.

Per la cultura a noi opposta, l’eroe (o il santo) è un individuo dotato di proprietà e facoltà (a volte concesse dalla divinità) che gli altri non posseggono. L’atto di eroismo di questi individui è quindi un atto sovrumano, non ripetibile dalle persone comuni.

Nel nostro pensiero, invece, l’eroe è una persona normale -tutti potrebbero esserlo- che affronta e vince le paure, le incertezze, le debolezze che abbiamo  e il quale compie, nel momento giusto e nel modo migliore, ciò che tanti di noi potrebbero fare.

Immaginiamo, per esempio, una spiaggia affollata di bagnanti in un giorno estivo e a pochi metri nel mare un bambino in pericolo. Sarebbe troppo facile fare l’eroe  avendo la facoltà di volare e possedendo una forza sovrumana e sarebbe un alibi troppo comodo, per tutti gli altri, per rimanere indifferenti.

Il nostro eroe è una persona comune, il quale potrebbe, come tanti altri lì presenti, salvare il piccolo bisognoso d’aiuto.  Ed è proprio così: proprio in quel momento, in quel posto, chi lo salva è un eroe, proprio perché non ha superpoteri. L’eroismo appartiene a chi non vive nell’indifferenza. Gramsci scriveva: <<Odio gli indifferenti>>. L’eroismo consiste in un atto speciale, il quale rimane indimenticabile per il beneficio che ha generato ma ciò è nella forma: nella sostanza l’eroe è ALTRUISTA. Perciò Fidel aveva la virtù dell’eroe.

Soprattutto perché, nella sua vita, di eroico non c’è “un atto” bensì l’intera sua storia. In definitiva, egli ha dimostrato quanto in alto e avanti possa arrivare la personalità e l’identità delle donne e degli uomini, quali traguardi possa proporsi l’umanità, nel suo cammino. Per questo egli rimarrà un faro che ci proteggerà dalle tenebre della codardia, dell’egoismo, dell’ipocrisia che l’imperialismo putrescente sta spandendo continuamente.

In altre parole, Fidel dimostra cosa possono fare i comunisti per l’umanità e per il futuro. Il nostro vero cordoglio sarà dimostrato nell’impegno ad essere degni del suo esempio, ad intensificare i nostri sforzi di costruire e rafforzare il Partito Comunista ovunque.

Grazie alla Rivoluzione cubana, anche da noi è divenuta corrente l’espressione HLVS: fino alla vittoria, sempre! Sarà bene usarla ancora: ma Fidel -oggi- ha GIA’ vinto!

 

 

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