Insorgiamo

“Insorgiamo” è l’appello lanciato a luglio dai quasi cinquecento lavoratori e lavoratrici della GKN di Campi Bisenzio, che il fondo speculativo Melrose vuole licenziare con un semplice messaggio sul cellulare.
Da allora la grande fabbrica del settore automotive situata nei dintorni di Firenze è diventata il simbolo e la testa pensante della resistenza operaia. La RSU e il collettivo di fabbrica dei lavoratori e delle lavoratrici GKN che guidano la lotta hanno subito cercato e ottenuto non soltanto la solidarietà del territorio ma anche e soprattutto l’unità d’azione e il coordinamento con le altre realtà operaie in lotta. “Se sfondano qui sfondano dappertutto”, ha sottolineato più volte Dario Salvetti, portavoce delle maestranze in lotta.


Ieri, nella grande manifestazione nazionale che si è svolta a Firenze, sono insorte davvero decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, giovani, militanti sindacali CGIL e dei sindacati di base, movimenti e partiti della Sinistra di Classe con, in prima fila, i compagni e le compagne del Partito Comunista Italiano e della Federazione Giovanile Comunista Italiana. Per molti giovani della FGCI è stata un’entusiasmante prima volta che resterà a lungo impressa nella loro mente e nel loro cuore.


Ai piedi delle mura della Fortezza da Basso, attorno al laghetto del parco, il rosso delle bandiere e degli striscioni oscillava sopra visi concentrati e giovani sorridenti. Tanti giovani. “Vecchi” compagni e compagne che hanno passato la loro vita organizzando e partecipando a movimenti di lotta guardavano compiaciuti ragazze e ragazzi tatuati e imbandierati. Operai bene organizzati si preparavano a formare la testa del corteo.


I militanti del PCI e della FGCI presenti hanno formato un presidio all’inizio della via che sarebbe stata imboccata dal corteo appena lasciata la Fortezza.
Una banda musicale ha annunciato il passaggio dello striscione d’apertura “Insorgiamo” e di decine di operai del servizio d’ordine schierati. E poi GKN, Texprint, lavoratrici e lavoratori di tante fabbriche sono dilagati, come una grande marea rossa.


Ventimila? Trentamila? Non lo sappiamo ma certamente una grandissima, cosciente e organizzata manifestazione di classe e popolare, con obiettivi chiari: ritiro di tutti i licenziamenti e abolizione delle leggi che permettono a padroni e fondi speculativi di impossessarsi di una fabbrica, chiuderla anche quando non è in crisi e delocalizzare la produzione dove i lavoratori siano più deboli che in Italia e possano essere pagati meno. Lo chiamano “costo del lavoro” ma bisognerebbe chiamarlo “costo del capitalismo”, un costo pagato non solo dai lavoratori e dalle loro famiglie, ma da interi territori e dal loro indotto economico.
Il corteo, con la presenza delle nostre bandiere nella sua parte centrale, è sfilato per un lungo percorso, facendo tappa in alcune piazze, con brevi comizi volanti per poi riprendere il cammino. La marea di classe ha infine inondato lo storico Piazzale Michelangelo, dal quale si domina la città.


Il PCI è presente nei conflitti, alla GKN come in altre realtà in lotta, partecipa alle manifestazioni al fianco dei i lavoratori e delle lavoratrici, discute con loro le idee e le proposte che ha elaborato assieme a tante lavoratrici e lavoratori e che ha presentato nella Conferenza nazionale sul lavoro che si è svolta ieri mattina a Roma.

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