Intervento di Mauro Alboresi al Seminario per il Centenario del PCC

SE Signor Ambasciatore Li,
Gentile Ministro, Signora Zheng,
Gentile Consigliere, Signor Zhang,
Caro compagno Segretario Acerbo,
Care compagne e cari compagni,

Il Partito Comunista Italiano desidera innanzitutto ringraziare sentitamente l’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia ed il Partito Comunista Cinese per l’invito a partecipare a questa importante iniziativa inerente il centenario della fondazione del Partito Comunista Cinese.

Essa costituisce un’ulteriore occasione di confronto tra partiti marxisti chiamati a misurarsi con i profondi cambiamenti che hanno investito nel tempo il mondo e messo in discussione le categorie utilizzate per interpretarlo, con le sfide di inedita portata che investono il pianeta, che rimarcano l’esigenza di un’alternativa di sistema volta all’affermazione di una moderna società socialista entro l’orizzonte ideale rappresentato dal comunismo.
In tale direzione l’esperienza del Partito Comunista Cinese rappresenta un riferimento di assoluto rilievo.

Siamo tra coloro che hanno guardato e guardano con grande attenzione ed interesse all’esperienza di questo partito fratello, al suo dispiegarsi, da quel lontano luglio del 1921 nel quale esso venne fondato, sull’onda dei sommovimenti conseguenti all’affermazione della Rivoluzione d’Ottobre, dei nuovi equilibri determinatisi a seguito della prima guerra mondiale. L’anno di fondazione è lo stesso, a noi caro, della fondazione del Partito Comunista d’Italia.

Come abbiamo avuto modo di rimarcare a più riprese, analizzando i molteplici salienti passaggi che hanno caratterizzato la storia del Partito Comunista Cinese, non si può non cogliere innanzitutto la sua crescente capacità di misurarsi con la realtà data, di affermarne una lettura originale, peculiare, di sapere tenere assieme teoria e pratica politica, ribadendo il primato di quest’ultima.

Da ciò, ne siamo convinti, è largamente derivato il suo successo, durante la lunga fase dell’occupazione straniera, della guerra civile, sino alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nell’Ottobre del 1949, e nei periodi successivi che giungono sino ad oggi.
Una capacità di analisi, di critica, che gli ha consentito e gli consente di guardare avanti, misurando ed adeguando la linea del partito ai mutamenti di volta in volta impressi alla realtà. Siamo di fronte ad un’esperienza profondamente dialettica, che vede susseguirsi generazioni di leader che lavorano per trovare una via nazionale nella costruzione del socialismo con le caratteristiche proprie della cultura e del grado di sviluppo della Cina. Abbiamo avuto modo di studiare il contributo ed il pensiero di Mao Zedong e dei diversi dirigenti succedutigli, centrale la figura di Deng Xiaoping, e del loro contributo al “socialismo con caratteristiche cinesi”, volto al massimo sviluppo delle forze produttive, anche attraverso l’utilizzo di forme e meccanismi di mercato, funzionali anche e soprattutto sul piano della allocazione di risorse.

Una scelta, questa, pienamente dentro il pensiero marxista, che ha fatto tesoro della stessa storia dell’URSS, delle diverse esperienze concretizzatesi nel tempo, del movimento comunista internazionale. Una scelta, quella del Partito Comunista Cinese, che nel contempo esprime la piena consapevolezza circa la centralità della proprietà pubblica nei settori strategici dell’economia, della pianificazione, della programmazione dello sviluppo, della sua finalizzazione, e la necessità, a tal fine, di non mettere in discussione il ruolo di direzione, di governo del partito, anch’esso chiamato a riformarsi, ad essere sempre più adeguato, funzionale alla sfida del socialismo che entra in una nuova era.

Ciò esprime la convinzione che socialismo e mercato, purché questi sia effettivamente regolato e controllato, non sono termini conflittuali, come, al contrario, lo sono in maniera irriducibile socialismo e capitalismo.

Il benessere del popolo, obbiettivo primario di una società socialista, è l’orizzonte entro il quale dichiaratamente, concretamente muove l’azione del Partito Comunista Cinese. Sottolineiamo al riguardo l’esito del suo XIX° congresso, tenutosi a Pechino dal 18 al 24 Ottobre 2017, il pensiero di Xi Xinping, ed i dati disponibili, che testimoniano il grande sviluppo economico e sociale raggiunto dalla Cina, la sua dimensione quantitativa e qualitativa, riconosciuti anche dai diversi organismi internazionali.

Siamo di fronte ad un’esperienza originale ed allo stesso tempo efficace volta alla costruzione di una moderna società socialista.
Come più d’uno ha sottolineato, tale esperienza, il suo futuro, è legato alle prospettive offerte dalla situazione internazionale.
Gli sforzi del Partito Comunista Cinese, della Cina, sono orientati alla pace, alla risoluzione pacifica delle controversie internazionali, all’affermazione di uno stabile ordine internazionale.
L’obbiettivo della costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità è la giusta risposta data alla realtà attuale, ad una fase storica caratterizzata dalla globalizzazione, da un processo di interconnessione, di interdipendenza tra i diversi paesi e le diverse aree del mondo di assoluta ed inedita portata.
L’esperienza cinese sta lasciando un segno importante in tale direzione, come dimostra, ad esempio, la stessa scelta di dare vita al progetto infrastrutturale, con evidenti ricadute sul piano geopolitico, rappresentato dalla cosiddetta “Nuova via della seta”: un grande progetto strategico, oltre la sua stessa dimensione, il suo coinvolgere tanti paesi, lo smuovere enormi masse di denaro.

Tale progetto non è volto a chiudere, ad isolare, a condizionare, come fu ad esempio il piano Marshall, al contrario esso si propone come una scelta contrapposta a quella occidentale degli ultimi decenni, ed è volto ad includere, a coinvolgere.
Esso parte dalla Cina per andare oltre la Cina, prospetta la ridefinizione dei rapporti tra Asia ed Europa, e per come è articolato, coinvolgendo da subito anche l’Africa, evidenzia molteplici ulteriori possibili sbocchi.

Che l’umanità si misuri sempre più con un destino comune è un dato di fatto, come dimostrato dalla stessa pandemia da Covid 19 con la quale essa sta facendo i conti, ed anche in relazione a ciò l’approccio della Cina si è dimostrato aperto, solidale.

Siamo di fronte ad un insieme di questioni che connotano la sfida globale (pace, sviluppo, ambiente, diritti, etc.) e che impongono innanzitutto un cambio di prospettiva, un diverso approccio culturale e politico assieme.
Il capitalismo evidenzia sempre più la propria crisi strutturale, il suo essere un sistema che per crescere abbisogna di distruggere ciò che costruisce si dimostra insostenibile, oltre che profondamente ingiusto, insensato, e pone l’intera umanità sull’orlo del baratro.
Esso, tuttavia, nega la sussistenza dei problemi, propone con sempre maggiore enfasi la propria visione unilaterale, si propone con sempre maggiore aggressività, come testimonia in ultimo il presidente degli USA Joe Biden, il proporsi di una dimensione euro atlantica a guida statunitense, della quale la NATO rappresenta il braccio armato, dichiaratamente e concretamente volta a contrastare la Cina.

Come da più parti sottolineato i prossimi anni saranno segnati da un confronto sempre più marcato tra questi due scenari, tra queste due prospettive.
Anche a fronte di ciò, ne siamo convinti, è opportuno rilanciare, in forme e modalità nuove, al passo coi tempi, un nuovo internazionalismo, ricercare il massimo delle alleanze possibili con tutte le realtà che non si rassegnano all’attuale scenario, nella convinzione che un’alternativa è possibile, oltre che necessaria.

Quanto messo in campo dal Partito Comunista Cinese, dalla Cina nello scorso e nell’attuale secolo, costituisce un’esperienza di assoluto rilievo, che ha contribuito e contribuisce al rilancio degli ideali e della prospettiva del socialismo su scala planetaria, che ha riproposto ciò all’attenzione generale.

Un grande apporto, un grande contributo alla causa del socialismo, ieri come oggi, un bel modo di traguardare il proprio centenario.

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