La risposta del PCI alla fase

di Direzione Nazionale PCI

La Direzione del Partito Comunista Italiano, riunitasi in data 17 Maggio 2020, sulla base dell’ampia discussione sviluppatasi, nella consapevolezza di un quadro internazionale segnato da politiche neo imperialiste e neo colonialiste sempre più aggressive, rispetto alle quali spicca il ruolo degli Usa, sottolinea la gravità della crisi che ha investito il Paese, anche e soprattutto a seguito della pandemia da coronavirus in atto.

L’emergenza sanitaria, con il drammatico carico di sofferenza che ha ad oggi comportato, ha messo in luce i molteplici gravi limiti del nostro Servizio Sanitario Nazionale, fatto oggetto nel tempo delle politiche perseguite dai governi di centrodestra e di centrosinistra che si sono succeduti alla guida del Paese all’insegna dell’imperante cultura liberista, del dogma dell’austerità. A tale emergenza va progressivamente sommandosi una crisi economica di inedita portata, i cui prodromi erano da tempo presenti, e si palesa sempre più una drammatica crisi sociale.

Alla luce di ciò le scelte del governo, sia quelle ricondotte alla cosiddetta fase 1 che quelle riconducibili alla cosiddetta fase 2, varata in questi giorni, ancorché consistenti sul piano numerico, 25 miliardi la prima, 55 la seconda, risultano largamente insufficienti, inadeguate, sbagliate. Ciò sia sul piano della tutela del lavoro, del reddito della parte più in difficoltà della popolazione, sia in direzione della salvaguardia del tessuto produttivo esistente, soprattutto sul piano della promozione di reali e qualificate condizioni per la ripresa economica, risultando tali scelte largamente improntate a sostenere acriticamente un sistema finanziario e produttivo che continua a proporsi con la medesima logica che è largamente alla base del progressivo arretramento registrato dal Paese, una logica volta a
socializzare le perdite, ancorata ad una dimensione sempre più parassitaria nei confronti del soggetto pubblico.

L’Unione Europea, in questa fase, continua a mostrare tutti i suoi limiti strutturali, giustificando il progressivo allontanamento da essa della gran parte dei popoli dei paesi che la compongono. Anche da ciò esce sottolineata la valenza delle opzioni messe in campo nel tempo dal PCI, e che spingono in direzione del suo superamento. La questione, oggi più che mai, è quella del chi sarà chiamato a pagare la crisi, ed il PCI ribadisce la necessità che non siano le lavoratrici, i lavoratori, le masse popolari a farlo, bensì coloro che in questi lunghi anni, all’insegna del primato del mercato, dell’impresa, del profitto, hanno acuito a dismisura la forbice delle sperequazioni, dell’iniquità nella distribuzione della ricchezza prodotta.

No! non siamo tutti sulla stessa barca, non servono governi di unità nazionale, patti sociali, servono scelte chiare, volte ad un reale cambiamento.

La crisi sottolineata si colloca in quadro politico assai precario, preoccupante, fortemente segnato dal pensiero unico, nel quale si rincorrono ipotesi che muovono in sostanziale continuità, dalla presenza di una destra sempre più preoccupante, per cultura e propensione, che pone pesanti interrogativi sulla possibile prospettiva del Paese.

Anche in relazione a ciò si rimarca l’assenza e contemporaneamente la necessità di operare affinché in campo vi sia anche una proposta alternativa, di classe, la sola in grado di dare le necessarie risposte al mondo del lavoro, alle masse popolari.

Per questa ragione il PCI ribadisce il proprio impegno volto a promuovere la massima unità d’azione possibile, tra tutte le forze ascrivibili al campo comunista, alla sinistra di classe, con le diverse realtà sindacali e sociali che si pongono in un’ottica di rottura, di reale alternativa nei confronti delle politiche in essere, che sottolinei la centralità del soggetto pubblico, e che si espliciti in una piattaforma rivendicativa caratterizzata da alcune questioni centrali, segnatamente sanità e lavoro, sulle quali è possibile ed opportuno tendere a conseguire un vasto consenso.

Anche in considerazione di ciò la Direzione del PCI impegna i diversi livelli del partito a sviluppare già nei prossimi giorni il massimo dello sforzo organizzativo finalizzato a fare conoscere sempre più e meglio il proprio contributo, di analisi e di proposta, alla ricerca dell’unità sottolineata, confermando sin d’ora la propria convinzione che ciò non può significare la rinuncia alla propria autonomia, al perseguimento del progetto strategico al quale è impegnato.

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