La scuola ha bisogno d’interventi coraggiosi, che non ci sono nel decreto.

di Luca Cangemi, Responsabile Nazionale Scuola PCI

È necessario diradare i fumi della retorica sulla didattica a distanza e affrontare subito i problemi reali della scuola, problemi drammatici per la chiusura di quest’anno scolastico e, forse ancor di più, per l’avvio del prossimo.

È in particolare pensabile di iniziare senza interventi incisivi, il prossimo anno scolastico, tra pochi mesi, in una situazione comunque condizionata dalle cautele indispensabili sul piano sanitario e dalle conseguenze dello stop prolungato di quest’anno?

Si vuole iniziare il prossimo anno scolastico con centinaia di migliaia di precari? Con cattedre vacanti fino a novembre? Senza insegnanti di sostegno per mesi? Con l’attuale condizione del personale ATA? Con le classi pollaio, magari in vigenza di obblighi di distanziamento?
Se non si interviene sulle dinamiche degli organici, gli esiti non possono essere che questi.

È chiaro, tra l’altro, che il modo con cui si pensa di organizzare l’avvio del prossimo anno scolastico condiziona pesantemente le stesse soluzioni didattiche di emergenza per la conclusione di questo anno scolastico.
S’impongono scelte coraggiose, subito.
Bisogna costruire una grande operazione di stabilizzazione del precariato, tanto per i docenti quanto per i lavoratori e le lavoratrici ATA, che consenta di iniziare il prossimo anno scolastico con organici certi e adeguati. Ciò ovviamente non è possibile con la tornata di concorsi nelle modalità finora previste (con numeri tra l’altro insufficienti): bisogna procedere valorizzando servizio e titoli.

Il sistema scolastico italiano, già sfibrato da tagli e scelte sbagliate, è di fronte ad una sfida durissima.

Non la vinceremo con frasi ad effetto, esortazioni e buone parole. Possiamo superarla affrontando, finalmente, i nodi strutturali.

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