LEGISLATIVE IN FRANCIA SUL PCF, SULLA SINISTRA E SUL QUADRO NAZIONALE

di Fosco Giannini, segreteria nazionale PCI, responsabile dipartimento esteri

 

Il Partito Comunista Italiano si felicita per il risultato ottenuto dal Partito Comunista Francese (PCF) al primo turno delle elezioni legislative di domenica 18 giugno. Un risultato ottenuto all’interno di un’insensata competizione a sinistra, determinata dalla scelta di Mélenchon, e del suo movimento “La France Insoumise”, di correre da solo, anche contro chi, come il Pcf, lo aveva sostenuto alle presidenziali.

D’altra parte la strategia di Mélenchon era chiara fin dall’anno scorso, quando, analizzando il risultato del voto spagnolo, aveva affermato che Podemos “aveva perso perché si era alleato con i comunisti”. E così nessuna alleanza con i comunisti in Francia; se proprio volevano, questi potevano sostenerlo, ma senza alcuna pretesa: avrebbero dovuto dare seggi storicamente comunisti, o seggi riconquistabili, in cambio di vaghe promesse, e sotto l’impegno scritto e firmato di obbedire meccanicamente a quanto lui decideva. Un suicidio assistito a cui il Pcf si è ribellato, presentando le proprie candidature in tutta la Francia.

Nonostante il sistema maggioritario a doppio turno, profondamente antidemocratico, il Pcf ha ottenuto il 2,32% (dopo che per oltre 10 anni, il suo simbolo non appariva sulla scheda a livello nazionale), portando 14 suoi candidati al secondo turno, alcuni in circoscrizioni sottratte da tempo alla sinistra. Di questi, 9 affronteranno candidati di Macron al secondo turno, due si confronteranno con il Front National e uno contro i centristi.

Il bilancio della sinistra francese appare piuttosto magro (69 candidati al ballottaggio) se si considerano le possibilità che si erano prospettate dopo le presidenziali: se la sinistra si fosse presentata unita, come aveva proposto il Pcf, sarebbe arrivata al secondo turno in oltre 200 collegi.

Ora il primo obiettivo è quello di limitare la presenza di deputati di Macron al Parlamento e di sbarrare la strada al Front National.

Il nuovo presidente ha già annunciato di voler utilizzare il periodo estivo post elettorale per attuare buona parte delle sue misure antioperaie, agendo per decreto (senza necessità di approvazione del Parlamento!), e pensando di evitare quindi le mobilitazioni dei sindacati. Una guerra lampo filo padronale, tesa a imporre condizioni di lavoro e di vita dure ai lavoratori francesi.

Per questo è importante che ci siano quanti più comunisti possibile nel futuro parlamento. Inoltre Macron è già pronto a nuove avventure di guerra, tanto nella vecchia Africa francese (tese a spezzare le recenti posizioni di maggiore indipendenza), quanto in Medio Oriente o verso la Russia. Nella passata legislatura, solo i comunisti hanno chiesto l’uscita dalla Nato. E solo loro si sono opposti alla legge che dava l’immunità totale ai soldati americani presenti sul suolo francese. E questi saranno necessari ancora una volta per contrastare le politiche antipopolari e imperialiste che del “nuovo” governo Macron.

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