L’UNIONE EUROPEA E’ IRRIFORMABILE. SUPERIAMOLA!

di Segreteria Nazionale PCI

  1. La pandemia ha colpito duramente la società statunitense, dove la sanità è privata e milioni di disoccupati si trovano privi di assistenza sanitaria. La stessa Cina è dovuta accorrere in soccorso del più potente stato capitalistico, fornendogli mascherine, ventilatori e altri strumenti di tutela sanitaria.
    Il confronto dell’Occidente capitalistico con gli stati socialisti, a cominciare appunto dalla Cina, risulta impietoso: non a caso, una società vincolata agli imperativi di corto respiro del mercato e del profitto determina un modello distorto di convivenza che è nei fatti non solo ingiusto dal punto di vista della produzione e della ripartizione della ricchezza, ma anche colpevolmente fragile sul piano di una generale sicurezza sociale.
  2. Si è fatto largo nell’opinione comune il pensiero, più o meno confuso, che “nulla potrà essere come prima”. Noi comunisti diciamo che occorre una profonda trasformazione del modo di produzione, nonché di idee, aspirazioni e (dis)valori sin qui ispirati dalla dominante ideologia liberista.
    Queste considerazioni dovrebbero accendere almeno qualche dubbio sulle relazioni internazionali mantenute sino ad oggi dai governi italiani, di centro-destra e centro-sinistra: relazioni caratterizzate dalla fedeltà all’ambito atlantico e dall’internità – costi quel che costi – all’Unione Europea.
  3. La verità è che l’attuale dolorosa congiuntura sanitaria ha enfatizzato una crisi interna già in corso nella compagine europea, ponendo un radicale interrogativo sulla stessa ragion d’essere di quest’ultima.
    Come dire: se questa sin qui impalpabile “integrazione europea” esiste, batta un colpo. Ora o mai più.
    Ma purtroppo quello che si è riusciti a strappare alle posizioni più rigoriste e antipopolari dei Paesi del Nord Europa, in particolare di Germania e Olanda, è in realtà per un verso del tutto insufficiente e per altro verso politicamente pericoloso. In un contesto in cui la parola SOLIDARIETA’ dovrebbe campeggiare su tutto il resto, quello che si è sinora ottenuto è riassumibile con la parola PRESTITI: i quali, come ogni prestito, corrispondono a debiti che vanno prima o poi sanati, con conseguente aumento del debito pubblico propriamente detto.
  4. Ciò vale anche per la più controversa tra le proposte contenute nel pacchetto ad oggi in discussione, il Meccanismo Europeo di Stabilità (il famigerato MES), inutilmente avversato dall’Italia e da altri otto Paesi UE. Olanda e Germania hanno acconsentito ad una versione soft di questo meccanismo, un MES sgravato dalle ferree condizionalità usualmente richieste per accedervi, ma unicamente per ciò che riguarda i costi relativi all’emergenza sanitaria.
    Ciò significa che le condizioni del prestito potrebbero essere rivedute a tutto vantaggio dei creditori al termine dell’emergenza sanitaria, quando cioè si profilerà il gigantesco sforzo finanziario per la ricostruzione economica e sociale.
  5. In definitiva, non sono queste le strade da scegliere. Noi pensiamo che la strada che un’Europa solidale dovrebbe percorrere sia quella di un mix tra stampa di moneta e tassazione delle grandi ricchezze.
    Per questo concordiamo, in primo luogo, con la proposta da più parti avanzata di una Banca Centrale Europea finalmente consegnata al ruolo di finanziatrice di ultima istanza: una BCE che alimenti (praticamente a fondo perduto) il bilancio di ciascuno Stato, acquistando titoli di stato senza scadenza e a tasso zero.
    In secondo luogo, riteniamo debbano essere tassate le grandi concentrazioni di capitale, ad oggi liberamente circolanti all’interno del mercato comune europeo: una tassa europea sui grandi capitali monopolistici.
  6. Le suddette due proposte, per trovare applicazione, dovrebbero incontrare interlocutori disposti all’ascolto: cioè un’Unione europea riformabile e disposta unanimemente a modificare profondamente i Trattati europei. Purtroppo non riteniamo che ciò accadrà. Esse vanno intese quindi come un estremo tentativo in una situazione emergenziale gravissima. In alternativa, la stampa di moneta deve essere effettuata dal singolo Stato, con il recupero della sovranità nazionale, a cominciare da quella monetaria e fiscale. Una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze andrebbe varata in ambito nazionale, congiunta ad una limitazione della libera circolazione dei capitali.
    Beninteso, una strada stretta; ma che è sempre meglio di una strada chiusa.
    Tutto ciò non può significare per noi chiusura autarchica: al contrario deve indurci ad operare con più lena per il rafforzamento delle relazioni mediterranee, in un mondo multipolare, e per la ricostruzione di una Confederazione europea di Stati nazionali sovrani e solidali, secondo una prospettiva già da noi auspicata in sintonia con l’analoga posizione, tra gli altri, di Oskar Lafontaine e Sahra Vagenknecht.

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