No alla “corda” del MES per “aiutare” l’Italia nell’emergenza coronavirus

di Francesco Valerio della Croce, Segreteria Nazionale PCI
e Responsabile Esteri

Un governo con la schiena dritta, in questo momento, dovrebbe dire NO a qualsiasi “aiuto” proveniente dal MES per il coronavirus. Dopo settimane di latitanza delle istituzioni europee, l’idea di subordinare la concessione di risorse finanziarie all’adozione delle condizioni stabilite dal MES per un Paese come l’Italia, che non rispetta i parametri “virtuosi” sanciti dai trattati, rappresenta un assurdo che ha, come unico lato positivo, la dimostrazione, una volta di più, della morte della retorica della solidarietà di cui si è ammantata per anni ed anni questo processo di integrazione europea.

Ma l’Italia in UE, oggi, ha un atteggiamento talmente subalterno da essere proprio il nostro governo, da quanto si apprende (essendo le riunioni dell’Eurogruppo, come quella del 16 marzo scorso, prive di alcun sistema che garantisca la trasparenza delle riunioni e della discussione), a chiedere l’intervento del Meccanismo di stabilità, e di conseguenza l’applicazione delle sue “condizionalità”, cioè una massiccia dose di austerity.

Non ci serve il MES, non ci servono altri vincoli: serve liberare il Paese dall’ideologia dello Stato minimo, ci serve l’intervento pubblico così come concepito dalla nostra Costituzione, che deve essere applicato. Gli esempi positivi a cui il nostro Paese deve ispirarsi sono quello della programmazione, della pianificazione che oggi sono strumenti vincenti.

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