PARTITO COMUNISTA DI SPAGNA: CRONACA DELLA FESTA NAZIONALE

di Giusi Greta Di Cristina, Dipartimento Esteri PCI – Responsabile America Latina e Spagna

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16 settembre: il Parco Dolores Ibárruria Jarama, San Fernando de Henares, appena fuori Madrid, inizia a riempirsi di persone di ogni età e di ogni nazionalità. Gli stand (o carpas in spagnolo) sono già tutti pronti ad accogliere i visitatori, le presentazioni e gli incontri che ivi si svolgeranno nei prossimi due giorni, assieme ai pranzi e alle cene per le delegazioni. Il grande palco centrale è quasi terminato. Alle 19.00 si darà il via alla Festa Nazionale del Partito Comunista Spagnolo e la gioia e l’allegria non tardano a farsi sentire.

La nostra delegazione ( il compagno Fosco Giannini, responsabile Esteri PCI e chi scrive) viene accolta dai responsabili per le delegazioni estere ed immediatamente cominciamo ad immergerci nel clima tipico della festa nazionale di un partito comunista: si fa subito amicizia e si parla, ovviamente, di politica. Ci si scambia informazioni, impressioni, strette di mano e sorrisi. Quando i comunisti si incontrano è sempre una festa. Ma ancora di più quando ci si incontra per costruire relazioni che durino per il futuro e che servano per una prospettiva fruttuosa e congiunta.

Già durante la cena abbiamo avuto modo di conoscere le altre delegazioni comuniste estere presenti: Austria, Germania, Inghilterra, Francia, Portogallo, Cina, Vietnam, Cuba, El Salvador, Bolivia, Cile, rappresentanti delle formazioni politiche rivoluzionarie dell’Africa, una delegata per Syriza.

La festa, se da un lato non è paragonabile a quella organizzata dal Partito Comunista Portoghese né per misura né per presenze, ha registrato una grandissima partecipazione, non solo da parte degli addetti ai lavori ma anche del popolo, che in questa tre giorni ( 16-18 settembre) ha partecipato attivamente alle attività predisposte dagli organizzatori. Secondo le stime fornite dagli organi di Partito, le presenze si attestano a circa 30.000 persone. Inoltre, proprio il fatto che non sia di dimensioni particolarmente estese, come quella portoghese, ha reso maggiormente possibile – a nostro parere – il contatto più stretto tra i presenti.

Tra sabato 17 e domenica 18 si sono svolti gli importantissimi incontri bilaterali tra le delegazioni estere. Il primo di tali incontri è stato con il compagno Robert Wilkinson, delegato del Partito Comunista Britannico e membro del Midlands District Committe e dell’International Brigade Memorial Trust e portavoce delle varie campagne contro l’Ue e contro l’Euro. Ci ha raccontato cosa è successo dopo il Brexit e qual è il ruolo che adesso la Gran Bretagna vuole occupare nello scacchiere dei Paesi che vogliono un’alternativa a questa Europa dei banchieri, parlandoci chiaramente dell’alternativa ai Tories, dell’appoggio alla campagna di Corbyn e di una strategia da “fronte delle sinistre”, unite appunto nelle battaglie da portare a compimento. Si è dimostrato molto interessato alle vicende italiane, alla rinascita del Partito Comunista Italiano che ha definito “storicamente imprescindibile” per una riunione di tutte le forze europee sinceramente comuniste.

Il secondo incontro è stato con il compagno Juán de Dios Villanueva, responsabile per le Relazioni Internazionali del Partito Comunista Spagnolo e vice segretario generale del Partito Comunista dell’Andalusia. Nel lungo incontro con il compagno abbiamo innanzitutto esaminato la situazione elettorale attuale in Spagna, che il compagno ha definito vittima di una crisi non già di governabilità ma di regime, e nello specifico del regime economico dettato dalla destra. Tale regime ha di fatto svuotato i diritti sociali e non si sente vincolato, nelle sue decisioni, alla Costituzione vigente.

Abbiamo discusso rispetto alle vicissitudini elettorali che sta vivendo la Spagna, che destano grande preoccupazione tra i compagni, i quali hanno apprezzato il lavoro svolto dal Partito Comunista Portoghese, che hanno definito di grande intelligenza e di grande rispetto.

Alle nostre domande circa il rapporto con l’Unione europea, il compagno Juan De Dios ci ha chiaramente detto che essa è irriformabile, convergendo così con le posizioni del nostro Partito e ch il PCE nell’ultimo congresso ha votato per l’uscita dall’Ue e dall’Euro. Per quanto concerne quel che accade dall’altro lato dell’Atlantico, il PCE afferma il suo pieno e totale appoggio ai BRICS, perché formato da Paesi con economia mista. Il PCE, infatti, conferma di essere per la multipolarità economica. Da un punto di vista politico, il PCE reitera il suo appoggio incondizionato al processo bolivariano e, per quanto concerne i partiti comunisti, per l’unità e la cooperazione di tutti i comunisti. Il compagno, a nome del Partito, ha chiesto delucidazioni circa la rinascita del PCI dicendo che il PCE ha accolto con molta soddisfazione questa notizia, dato che storicamente si è sempre sentito molto vicino al Partito Comunista Italiano.Il nostro incontro si è concluso con l’augurio condiviso di una collaborazione sempre più stretta, in nome dei comuni intenti e battaglie che, da qui in poi, andremo ad affrontare, sia a livello nazionale che internazionale.

I nostri incontri sono proseguiti con il Partito Comunista Cubano, rappresentato in questa occasione da Juan Valdés Figueroa, responsabile per le Relazioni Internazionali del Comitato Centrale del PCC, che è stato in passato Ambasciatore di Cuba e vice-direttore del Centro degli Studi Europei.

Come può considerarsi ovvio, la nostra prima domanda verteva su come Cuba sta affrontando il processo di distensione con gli Stati Uniti. Il quadro tracciato dal compagno cubano non è stato affatto roseo: il “bloqueo” contro Cuba – al di là di tante chiacchiere di Obama- e non è affatto terminato e i rapporti economici sono addirittura peggiorati, come se si volesse dimostrare ai cubani un rapporto di forza a perdere; il popolo è molto più controllato dagli infiltrati. Cuba risente, come tutti i Paesi progressisti dell’America Latina, di un attacco feroce delle destre.

Ma il compagno del Partito Comunista Cubano ci ha tenuto a precisare che non è solo il subcontinente americano ad essere “preda” di questi attacchi: anche i popoli di Europa sono nel mirino degli attacchi spietati delle destre che, attraverso la finanza e i capitali, controlla e tenta di gestire le vite degli esseri umani.

L’unica strategia da adottare per difendersi da questi attacchi è, ha affermato il compagno, la lotta congiunta di tutte le forze progressiste, anti-imperialiste e comuniste del mondo, in difesa della legittima sovranità: gli Stati Uniti non tollerano, infatti, che possa esistere un’altra forza politico-economica formata da Stati sovrani che possano far scelte contro i loro interessi imperialisti. Ad oggi l’unica forza che si scontra con lo status quo deciso dagli USA sono i BRICS, che per questo vanno appoggiati.

Dopo averci chiesto informazioni circa la rinascita del PCI si è dimostrato molto felice delle notizie dall’Italia, del fatto che – dopo trent’anni di assenza – in Italia finalmente ci sia nuovamente un partito comunista che combatte contro le ingiustizie e contro gli abusi degli USA (si riferiva, ovviamente, alla presenza delle basi NATO sul nostro suolo e al fatto che esse vengano profumatamente mantenute dai cittadini italiani) e certo che fra i due partiti possa continuare quel rapporto di stima e aiuto reciproco che sempre c’è stato.

La giornata degli incontri è terminata con la lunga chiacchierata che abbiamo avuto con Alonso Acosta, delegato per la Segreteria Relazioni Internazionali del FMLN, il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional. Era presente anche la compagna Alicia Pacas, anche lei del Frente.

Il Frente è in questo momento al governo in El Salvador, ma le destre stanno tentando, con forme legali e non, di porlo fuori gioco. Nello specifico, ci ha parlato delle ultime iniziative intraprese dal governo per lo sviluppo sociale ed economico del Paese, palesemente bloccate dall’opposizione di ultra-destra. Riguardo alle vicende vi rimando all’articolo a cura del Dipartimento Esteri sul nostro sito “Il PCI a fianco del governo e del popolo di El Salvador”, in cui si spiega nei dettagli quel che è accaduto negli ultimi anni e gli eventi più recenti. A tal proposito, il PCI si è impegnato direttamente con il compagno Acosta nello stabilire un rapporto privilegiato d’intesa con il PCI e a far sì che in Italia si conosca questa realtà e aumenti la sensibilità dinanzi allo scempio delle libertà dei popoli. Quel che succede in El Salvador, infatti, come affermato dal compagno Acosta, è semplicemente uno dei tasselli di un’offensiva ben pianificata degli Stati Uniti e dei suoi alleati imperialisti, di cui anche l’Europa fa parte. L’aggressione reiterata e violenta nei confronti dei Paesi dell’America Latina è frutto, afferma Acosta, dell’incapacità di accettare che anche i popoli latinoamericani possano ribellarsi in forma organica e organizzata: questo fatto ha colto impreparati gli Stati Uniti, che non hanno tardato nella loro risposta. In questo senso, dice il compagno, Chávez ha realizzato in America del Sud quel che si realizzò in Russia: la rivoluzione è avvenuta laddove non la si aspettava, ed essa richiama gli ideali dei grandi pensatori e liberatori dell’America Latina, come José Martí e Simón Bolívar. Ed è probabilmente per questo che latentemente c’è sempre l’ipotesi di un golpe quando si parla di America Latina.

Spostando l’attenzione ai gravi fatti contro le classi sfruttate del mondo, il compagno afferma che il problema più grave è che troppo spesso tali classi non si rendono nemmeno più conto di essere sfruttate.

È stata grande l’attenzione che abbiamo ricevuto dal compagno del FMLN rispetto alla rinascita del PCI e da questa totale sintonia che s’è creata nasceranno di certo luoghi di riflessione e di lotta comuni.

La serata del 17 è stata di certo la più emozionante: prima con il concerto della bravissima Lucía Sócam e la sua musica di lotta e poi l’avvio degli interventi, al “Mítin Central”. Sul grande palco centrale il primo a intervenire è il dirompente Álvaro Aguilera, Segretario Generale del Partito Comunista di Madrid, seguito dall’altrettanto bravo Segretario Generale de la UJCE (Unión de la Juventudes Comunistas de España), dalla Segretaria delle Donne del PCE, Cristina Simó, circondata e accompagnata dalle centinaia di giovanissime della Giovanile; ha chiuso gli interventi José Luis Centella, Segretario Generale del PCE.

Discorsi diretti, duri, chiari, e non solo rivolti all’interno, al PCE, ma – com’è proprio della tradizione sinceramente comunista – esponibili in ogni contesto nazionale, dalla bocca di ogni rappresentante di ogni Partito Comunista, in Europa, nel mondo.

Lotta alle disuguaglianze sociali, al capitale sempre più pericoloso perché subdolo, uscita da questa Unione europea e dal sistema monopolare costituito dall’Euro. Le parole d’ordine: porre fine a questo sistema patriarcale, machista, imperialista e capitalista. Parole forti, che hanno scosso le migliaia di compagne e compagni presenti, che rappresentano la posizione di ogni comunista, e che vanno in direzione diametralmente opposta rispetto al verso a cui il capitalismo , dagli anni Novanta in poi, ci ha abituati.E’ necessario riprendere la lotta di classe, cercarla, crearla, inasprirla; è necessario entrare dentro alle contraddizioni del mondo capitalista e farle scoppiare.

Impressionante – per i tempi che viviamo, specie in Italia – la forza numerica ed espressiva della Gioventù Comunista Spagnola, che si è fatto strada tra la folla dei presenti al grido “!Somos comunistas, marxistas y leninistas!”, trascinando tutti noi a seguirli.

Una festa di contenuti, immagini ed emozioni dunque.

L’ultimo giorno, domenica 18, si sono svolti gli ultimi incontri della nostra delegazione con il Partito Comunista Austriaco (KPO), con quello tedesco ( DKP), col Bloque d’Esquerda portoghese, col Partito Comunista Cileno.

L’incontro con il PC Austriaco ( KPO) ha rivelato almeno due novità: il KPO, oggi, non è d’accordo con la linea dell’uscita dall’Ue e lavora, in Austria, per la costituzione di una sorta di fronte di Izquierda austriaca.

Al contrario, il Partito Comunista Tedesco ( DKP) è per l’uscita dall’Ue e critica la Linke tedesca.

Interessante l’incontro con il Bloque d’Esquerda Portoghese, rappresentato da una sua giovanissima deputata al Parlamento: il Bloque ha, rispetto all’Ue, una posizione diversa dal PC Portoghese (che è per l’uscita): il Bloque sostiene che sarà la lotta a decidere se dover uscire o no dall’Ue. Diversi i punti di divergenza del Bloque dal PC Portoghese: il Bloque, per esempio, critica la Cina e la stessa forma partito del PC Portoghese.

A chiudere, l’incontro multilaterale delle delegazioni estere col Segretario Generale del PCE, José Luis Centella. Egli ha innanzitutto spiegato la situazione interna alla Spagna, dominata dal Partito Popolare che è, assieme, il più votato e il più corrotto partito spagnolo (“contraddizioni in seno al popolo” le ha definite il Segretario). Oggi, in Spagna, con un Partito Socialista contrario alla “via portoghese” ( governo socialista e appoggio esterno dell’Izquierda Unida e di Podemos, con programma sociale avanzato), non c’è possibilità di formare un governo. Il PCE è per una via portoghese, ma una terza votazione, in poco tempo, aumenterebbe l’astensionismo e costituirebbe un vulnus democratico. Se si dovesse ritornare alle elezioni, la linea del PCE sarà quella di andare alle elezioni assieme a Podemos, in opposizione al Partito Socialista.

Il quadro politico spagnolo, europeo e internazionale, ha continuato il Segretario, richiede sempre più l’azione e la proposta dei comunisti e la linea del PCE è quella volta al rilancio e al rafforzamento del PCE, alla sua indipendenza, dentro comunque il progetto di Isquierda Unida. Ciò che caratterizza un partito comunista è la sua collocazione e la sua analisi internazionale. Per ciò che riguarda l’Ue, il PCE è preoccupato dall’ascesa delle destre, che si rafforzano, innanzitutto, per gli errori delle forze di sinistra, le quali o sono complici delle politiche iperliberiste dell’Ue o lasciano la critica dell’Ue a queste stesse destre. L’Ue non è riformabile e il PCE sostiene il progetto di unire le forze comuniste , di sinistra e anticapitaliste in una lotta sovranazionale come risposta all’unificazione transnazionale del capitale europeo. Se questa lotta non si sviluppa, si corre il rischio, molto forte, che siano le destre ad egemonizzare, in questa fase, il movimento operaio europeo.

La fase, sul piano internazionale, è caratterizzata dallo scontro imperialismo/antimperialismo. Gli USA conducono la lotta imperialista sul piano mondiale: si susseguono i golpe in America Latina e gli USA e la NATO tornano nell’Oceano Pacifico, nelle Filippine, in Giappone, in Australia, per minacciare la Russia e la Cina.

Il primo compito dei comunisti è quello di lottare contro l’imperialismo e il suo disegno globale, di costruire il più vasto fronte possibile nella lotta antimperialista e ricostruire il movimento contro la guerra. Ma è proprio in questo versante che si riscontrano i maggiori problemi: non esiste un forum , né europeo né internazionale, per incontrare le altre forze comuniste. Il capitalismo, al contrario, che non ha smesso di lavorare, possiede tutti gli spazi d’azione possibili. Questa è una assenza alla quale i comunisti debbono porre rimedio.

A tale incontro multilaterale il nostro responsabile del Dipartimento Esteri, Fosco Giannini ,è intervenuto, affermando che il PCI concorda con il compagno Centella, segretario generale del PCE, sull’esigenza assoluta di rilanciare e rafforzare l’autonomia comunista, sul piano della ricerca politico-teorica e della prassi. E concorda pure col ruolo unitario che i comunisti debbono svolgere nel costruire fronti di sinistra e di popolo, in senso anticapitalista e antimperialista. Il PCI converge col PCE nell’indicazione dell’imperialismo USA e nella NATO come i “soggetti” internazionali che oggi minano la pace, la cooperazione internazionale e sospingono alle guerre regionali e alla guerra mondiale. Come il PCE, anche il PCI crede fermamente, e lavora, per il progetto dell’unità antimperialista internazionale, a cominciare dall’appoggio ai paesi del BRICS. Come il PCE, anche il PCI intende lavorare per la costruzione – in ambito Ue – dell’unità transnazionale e della lotta delle forze comuniste, antimperialiste, anticapitaliste e di sinistra di classe contro le politiche liberiste , antioperaie e antidemocratiche dell’Ue”.

E’ stata, oltre che una grande gioia, una tre giorni di intenso e meticoloso lavoro, un interscambio di pensieri, opinioni, esperienze. Il tutto entro una cornice fatta di presentazioni di libri, musica e, soprattutto, conferenze affollatissime e guidate da esperti oltre che da politici. In esse le tematiche affrontate e analizzate sono state le più svariate: dall’anniversario della rivoluzione bolscevica, al TTIP, al Brexit, alla situazione in America Latina, alla gioventù e i suoi diritti, alla sovranità legittima, la democrazia e l’uscita dall’Euro, al lavoro e il precariato dentro i conflitti sociali contemporanei, all’ascesa delle destre in Europa, alla situazione in Turchia e quella in Siria.

Diversamente a come ci hanno ultimamente dimostrato le kermesse democratiche di casa nostra, alcuni di questi incontri hanno riscontrato la presenza di trecento-quattrocento persone, un’attenzione totale alle analisi, una partecipazione che sembrava esser sparita negli incontri pubblici. Segno di come i comunisti in Europa e nel mondo siano vivi più che mai, hanno voglia di lottare e cambiare questo mondo, e non si fermano dinanzi alle difficoltà dell’immanente.

Le compagne e i compagni ci hanno chiesto quando potranno venire in Italia “a celebrar” la festa nazionale del PCI. Abbiamo risposto che presto, molto presto li faremo contenti.

L’ultimo saluto prima di andar via è stato l’abbraccio che mi ha dato Maite Mola, vice presidente di Isquierda Unida e responsabile, per la Segreteria Nazionale del PCE,delle Relazioni Internazionali . Maite era molto legata, politicamente e umanamente, al nostro compagno Maurizio Musolino. Mi ha chiesto come stessimo dopo la scomparsa del compagno e le ho risposto che continuare a lavorare più e meglio di prima era il miglior modo di onorarlo. Il nostro abbraccio finale è stato l’abbraccio di compagne e compagni che non si arrendono e che alle frenate della storia rispondono col coraggio delle battaglie.

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