IL PCI A CAGLIARI. Le relazioni del convegno: Sulla base USA di Camp Darby

Il Convegno di Cagliari dello scorso sabato 7 ottobre, svoltosi di fronte ad un folto pubblico e organizzato dal Comitato Regionale del PCI della Sardegna e dal Dipartimento Esteri del PCI (“Fuori l’Italia dalla NATO – Imperialismo e guerre – Si al disarmo nucleare – No alla militarizzazione della Sardegna”) si è rivelato un importante successo politico. Il Convegno ( presieduto dal segretario regionale del PCI della Sardegna, compagno Giuseppe Ibba, coordinato dal compagno Piero Manunta, responsabile Esteri del PCI sardo, introdotto dal compagno e filosofo Domenico Losurdo e concluso dal compagno Juri Carlucci, del Dipartimento Esteri del PCI) è stato caratterizzato dall’intervento, prestigioso, di Mariella Cao, del movimento sardo “ Gettiamo le Basi” e dagli interventi dei giovani compagni della FGCI impegnati nei movimenti di lotta contro le basi USA e NATO di Vicenza , di Camp Darby, a Pisa e di Napoli e della Campania. Per l’importanza delle riflessioni e delle testimonianze di lotta riteniamo opportuno divulgare gli interventi degli oratori. Inauguriamo le pubblicazioni con l’intervento del compagno Simone Grecu, della FGCI e del PCI della Toscana, che ha affrontato la questione della base militare USA di Camp Darby, collocata tra Pisa e Livorno.

(Fosco Giannini, responsabile dipartimento esteri PCI)

SULLA BASE USA DI CAMP DARBY di SIMONE GRECU, FGCI e PCI Toscana

Vorrei anzitutto ringraziare i compagni del comitato regionale del PCI sardo e il dipartimento esteri del Partito per l’opportunità di poter parlare della militarizzazione del territorio pisano-livornese. Un territorio in sé parecchio segnato dalla presenza militare: basti pensare alla presenza a Livorno della Brigata Folgore (paracadutisti) e a Pisa del COMFOSE, il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito. Ma in questa sede vorrei concentrarmi su Camp Darby.

La base di Camp Darby è una base dell’esercito statunitense collocata tra Pisa e Livorno, nel territorio del comune di Pisa. Venne fondata nel 1951, a seguito della cessione di circa 1000 ettari di pineta all’interno di quello che oggi è il Parco Naturale di Migliarina-San Rossore. La base è un enorme deposito logistico, di munizioni, armamento, sistemi d’arma, mezzi corazzati. La sua area di servizio include tutto il Mediterraneo, il Nord Africa e il Vicino Oriente (inclusa la Siria). È esclusivamente statunitense e non NATO. Come ha fatto notare Manlio Dinucci, “Camp Darby ha fornito la maggior parte delle armi (mezzi corazzati, proiettili d’artiglieria, bombe e missili per aerei) usate nelle due guerre a guida Usa contro l’Iraq, nel 1991 e 2003; ha fornito gran parte delle bombe e missili per aerei usati nella guerra Usa/Nato contro la Jugoslavia nel 1999 e in quella contro la Libia nel 2011 […] Camp Darby ha svolto sin dagli anni Sessanta la funzione di base della rete golpista costituita dalla Cia e dal Sifar nel quadro del piano segreto «Gladio». Camp Darby è una delle basi Usa/Nato che – scrive Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione – hanno fornito gli esplosivi per le stragi, da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio. Basi in cui «si riunivano terroristi neri, ufficiali della Nato, mafiosi, uomini politici italiani e massoni, alla vigilia di attentati»”.

A questo punto mi sembra necessario parlare dei recenti avvenimenti che hanno coinvolto la base, ovvero l’accordo per il suo ampliamento. E la vicenda, per come è stata scoperta, è quasi assurda. Nella primavera 2017 l’Ente Parco di San Rossore dà un parere negativo sulla valutazione di impatto ambientale di un progetto di ampliamento della base, che prevede il potenziamento della ferrovia di collegamento tra la Stazione di Tombolo e la base e un ponte girevole sul Canale dei Navicelli. Con gli interventi di potenziamento, si prevede che dalla ferrovia possano passare fino a due treni carichi di armi al giorno. Per fare ciò si prevede l’abbattimento di 1000 alberi secolari. Il Comune di Pisa sapeva dell’ampliamento? Durante un question time al Consiglio di Pisa dello scorso aprile, a seguito della richiesta di chiarimenti da parte di uno dei consiglieri di minoranza UCIC-PRC, si scopre che il Comune sapeva, ed era stato informato del progetto di ampliamento ben un anno prima.

Il progetto è stato tenuto nascosto per ragioni militari e perché il Comune di Pisa (per bocca stessa della giunta) ha ammesso di non poterci fare nulla, dal momento che “non ha competenza in materia” e la decisione è stata presa dal Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari della Regione Toscana, tra Governo italiano, governo USA e Regione. Davanti alle proteste, il Comune ha dunque semplicemente scaricato le responsabilità su altri, ammettendo di non poterci fare nulla. Ma dal momento che la maggioranza del comune di Pisa è composta da PD e Art.1-MDP, e così anche la Regione ed il Governo nazionale, questa è semplicemente una giustificazione per nascondere la complicità politica nel progetto di ampliamento della base. Il 26 maggio è stata presentata un’interrogazione orale in Consiglio Regionale a Firenze da parte dei consiglieri di Sì-Toscana a Sinistra, per chiedere delucidazioni in merito alla Regione Toscana. Il 2 giugno è stata invece convocata davanti all’entrata della base un presidio, da parte di vaste forze della sinistra e del movimento antimilitarista e pacifista, dove erano presenti in maniera consistente i comunisti (il PCI, Rifondazione Comunista, la Rete dei Comunisti). L’8 giugno, durante un Consiglio comunale convocato per quella data, è stata presentata una mozione (a firma UCIC-PRC e Green Italia-Possibile) che richiedeva l’annullamento del progetto di ampliamento di Camp Darby, la chiusura della base e la riconversione dell’area a fini civili. La mozione è stata purtroppo respinta, mentre è passata quella a firma PD-MDP di sostanziale appoggio al progetto e di semplice “monitoraggio dei lavori”. A ciò si include una terza mozione di tutela dell’occupazione italiana presente nella base, presentata dalla destra, e anch’essa approvata.

Durante il dibattito, la maggioranza comunale ha ribattuto stizzita a chi chiedeva la chiusura della base che questo voleva dividere tra “pacifisti di serie A e pacifisti di serie B”, quando la divisione era semplicemente tra pacifisti e non pacifisti. La Regione Toscana ha poi espresso parere sostanzialmente positivo sull’ampliamento durante lo scorso luglio, affermando in risposta all’interrogazione in Consiglio di cui parlavo prima che “l’intervento – ha assicurato l’assessore Grieco – non costituisce installazione di nuovi insediamenti o apparati militari di particolare importanza, in questo caso il progetto ha sostanzialmente valenza sulla logistica di una base già esistente”. Tutto questo accade in un clima di ipocrisia, con la Regione che nell’ottobre 2016 chiede al Governo il rispetto del Trattato di non proliferazione nucleare, ma che allo stesso tempo da l’avvallo all’ampliamento di Camp Darby, in cui persiste sempre il sospetto che contenga, abbia contenuto o sia punto di passaggio per materiale nucleare (oltre ovviamente agli armamenti convenzionali), con tutte le enormi ricadute ambientali e sociali che questo comporta per il territorio circostante e i suoi abitanti. L’ampliamento di Camp Darby è chiaramente funzionale ai giochi di guerra degli USA e della NATO. Perché ampliare ora la base, se in passato era addirittura trapelata l’intenzione di ridimensionarla?

È chiaro: perché serve.

Come ulteriore giustificazione all’inazione nei confronti della base, la maggioranza a Pisa si è giustificata dicendo che “in tempo di pace non passeranno mica due treni al giorno, al più uno al mese”. Dimenticando però che dal momento che Camp Darby è un’installazione USA, è il governo statunitense a dichiarare guerra o individuare “Stati canaglia” da aggredire. Con la conferma agli interventi di potenziamento la lotta contro l’ampliamento di Camp Darby ha subito una battuta d’arresto, ma continua la battaglia per la chiusura immediata della base, la sua riconversione a fini civili e l’uscita dell’Italia dalle alleanze imperialiste come la NATO. Vorrei chiudere con un avviso. Il nemico di classe, il nemico imperialista, manda avanti la sua politica di guerra e morte con strategie e piani pesati, studiati e ragionati. Per poterlo combattere e sconfiggere noi dobbiamo opporgli una strategia concreta di pace e cooperazione con una democratizzazione delle relazioni internazionali. Dobbiamo essere sempre un passo avanti. Inoltre, le votazioni e gli schieramenti politici ci hanno confermato ancora una volta come l’opposizione alla guerra ed alla NATO siano una discriminante ineludibile anche negli interlocutori politici: Art.1-MDP ha fatto fronte con il PD, schierandosi senza ambiguità dalla parte della guerra e dell’imperialismo.

Grazie.

 

 

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