RICOSTRUIRE L’UNITA’ COMUNISTA, ANTICAPITALISTA, DELLA SINISTRA DI CLASSE, PER L’ALTERNATIVA:IL PCI E’CON “POTERE AL POPOLO”

Pubblichiamo un’intervista al compagno Mauro Alboresi, Segretario Nazionale del PCI a cura della redazione.

 R. Sabato 30 dicembre s’è tenuto il Comitato Centrale del nostro Partito, all’ordine del giorno la questione delle prossime elezioni nazionali del 4 marzo e la linea che il PCI assumerà rispetto a questa scadenza. Puoi riferire ai nostri compagni e alle nostre compagne e tutti e tutte coloro che ci seguono l’esito del Comitato Centrale? 

M. Dopo una lunga, appassionata e a volte non facile discussione (com’è normale che sia, in relazione a passaggi delicati come questi, in cui si affrontano temi importanti come quelli della politica delle alleanze e della tattica elettorale del Partito) si è assunta, a larga maggioranza, una decisione definitiva: il PCI aderisce, per le elezioni del 4 marzo, alla Lista “Potere al Popolo”. Peraltro, lo vogliamo sottolineare, lo stesso verbo “aderisce” non è quello più indicato, poiché il PCI ha lavorato per quasi due anni al fronte di gran parte di quelle forze che oggi costituiscono “Potere al Popolo” e di questo fronte è stato protagonista centrale e riconosciuto.

R. Quali sono i motivi di fondo che hanno spinto il PCI a tale scelta?

M. Tale scelta, innanzitutto, trova le proprie ragioni profonde e originarie nella lettera e nello spirito del Documento Politico attraverso il quale, nel giugno del 2016, a Bologna, s’è tenuta l’Assemblea Costituente del PCI, un Documento che individua un percorso di crescita, politica e sociale, del nostro Partito, oltreché nell’iniziativa autonoma del PCI, anche attraverso un ruolo centrale da svolgere: quello di essere il perno di un fronte di forze comuniste, anticapitaliste, antiliberiste e di sinistra d’alternativa, un fronte popolare avente innanzitutto il compito di ricostruire, nel nostro Paese, ciò che da decenni drammaticamente è assente: un’opposizione di classe e di massa. A partire da ciò è chiaro che l’unità d’azione delle forze comuniste e di classe, delle forze politiche, sociali e sindacali più avanzate risponde soprattutto all’esigenza delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani, degli immigrati, di tutto quel vastissimo mondo sociale in grande sofferenza di essere finalmente rappresentato sia sul piano politico che su quello della lotta sociale. Da troppi anni il conflitto capitale-lavoro viene guidato dai padroni: è ora che alla testa delle lotte tornino le forze anticapitalistiche e per perseguire questo obiettivo occorre innanzitutto che queste forze vengano unite. Questo è il senso più profondo della scelta del PCI, volta ad unirsi, in questa tornata elettorale, alla Lista “ Potere al Popolo”, un fronte che può andare oltre il 4 marzo. Ciò che vorremmo è che anche dopo il 4 marzo nelle piazze, davanti alle fabbriche e ai luoghi di lavoro, davanti alle scuole e dentro le università molte soggettività comuniste, anticapitaliste, della sinistra di classe, dei movimenti giovanili e di lotta – e non solo il PCI – si trovassero, unite, a lottare.

R. Nel dibattito interno al PCI si sono materializzate delle voci critiche, preoccupate che nella simbologia di “Potere al Popolo” sia assente il simbolo della falce e il martello…

M. Sono critiche che comprendiamo, che ascoltiamo non solo perché provengono dai nostri militanti, dai nostri quadri ma perchè anche noi avremmo preferito che i simboli del lavoro fossero visibili nel simbolo della lista comune. Ma a queste critiche rispondiamo che in un’alleanza politica tra diversi (non solo tra forze comuniste, ma anche di sinistra, sindacali, sociali, di movimento, com’è l’alleanza di “Potere al Popolo”) il simbolo che tiene tutti uniti è sempre una mediazione tra le parti. Ciò fa parte dell’esperienza dell’intera storia del movimento comunista mondiale, compreso il movimento comunista italiano: quando i partiti comunisti hanno ritenuto opportuno, nella loro intera e lunga storia mondiale, affrontare le elezioni assieme ad altre forze hanno sempre “fatto sintesi” attraverso un altro simbolo, che non poteva essere quello di una o più di una delle forze presenti nel fronte, nell’alleanza.  Tuttavia il logo “Potere al Popolo”, con la stella rossa, tutto è meno che una simbologia moderata: “Potere al Popolo” è già di per sé un’indicazione strategica (sovranità popolare) addirittura rivoluzionaria e la stella rossa è la medesima delle bandiere dell’intero movimento comunista e rivoluzionario mondiale. Ma, dicevamo, c’è qualcosa che va ben oltre la questione simbolica: al centro delle cose c’è l’esigenza strategica dell’unità delle forze comuniste, anticapitaliste, della sinistra politica e sindacale di classe affinché si possa rilanciare una lotta sociale vasta, che abbia  l’obiettivo di cambiare finalmente i rapporti di forza, nel nostro Paese, tra capitale e lavoro. E, certo, un obiettivo sociale così alto il PCI, oggi, non può perseguirlo da solo …

R.Nel nostro dibattito interno è emersa a volte un’altra preoccupazione: in questa esperienza unitaria può appannarsi l’autonomia del PCI?

M. L’autonomia del PCI non è data dalla sua politica delle alleanze a sinistra. Essa proviene dalla forza del suo pensiero politico e teorico e dalla sua prassi. E da questo punto di vista credo di poter dire che siamo largamente garantiti, nel senso che dal processo della costituente comunista ad oggi il nostro pensiero politico generale, volto ad un’analisi del quadro internazionale e nazionale, si sia irrobustito notevolmente (anche se c’è da irrobustire la nostra prassi e la nostra lotta sociale e politica). Occorre, invece, sottolineare un aspetto decisivo che risiede nella costruzione delle alleanze: è dentro le alleanze con le forze politiche e sociali più avanzate, è nelle lotte che si portano avanti assieme a queste forze, è nell’azione di massa, che vede i comunisti e le comuniste svolgere un ruolo protagonista, che il PCI cresce, che si dà, appunto, una linea di massa che, unica via, può davvero far si che il Partito ricostruisca i legami di massa, il radicamento e l’organizzazione. Un PCI volto all’isolamento sociale e politico sarebbe un bambino già morto in fasce…

R. Possono esserci problemi d’ordine programmatico, nell’alleanza con “Potere al Popolo”?

M. Il programma di un fronte largo non è mai il programma di uno dei soggetti del fronte. Ma nel programma di “Potere al Popolo”, al quale abbiamo dato un notevole contributo, vi sono punti alti e centrali di condivisione: la critica delle politiche imperialiste e della NATO, la lotta contro il riarmo, la critica radicale dell’Unione europea liberista e dei Trattati, il primato della lotta antifascista, la critica serrata alle politiche del PD e del “renzismo”, la critica radicale ai nuovi cartelli elettorali e alle politiche del “centro-sinistra”, l’esigenza di costruire un’alternativa sociale e politica di classe e di massa. Punti centrali sui quali il PCI conviene pienamente e che ci parlano di un’esperienza unitaria che nulla ha a che vedere con altre e precedenti esperienze, quali l’Arcobaleno e Rivoluzione Civile. Qui, in “Potere al Popolo”, la cifra sociale e politica espressa è comunista, anticapitalista, di sinistra d’alternativa e di classe. E lasciatemi dire: vi è un “linguaggio politico”, espresso innanzitutto da quel forte movimento giovanile che fa parte di “Potere al Popolo”, che riesce ad innovare e rafforzare l’intero “discorso politico” di quest’alleanza. E’ un linguaggio, questo dei giovani, di tipo chiaramente comunista, di classe e chiaramente proveniente (per come affronta le questioni della diffusione della precarietà, anche esistenziale, dei giovani, dell’assenza del lavoro, dell’assenza delle garanzie sociali e dello stesso loro futuro) dalle concrete e vive contraddizioni sociali vissute dai giovani stessi. Un linguaggio politico innovativo che può far molto bene anche al nostro Partito.

Tutto ciò ci garantisce, sul piano elettorale? Certo che no: la garanzia di un successo elettorale ce l’avrebbe forse data solo un’alleanza subordinata con il PD o con il centro sinistra. Una scelta che sarebbe stata la nostra morte politica. C’è solo una strada, in questa ormai avviata campagna elettorale, che può portarci ad un risultato positivo: l’impegno strenuo – in ogni piazza, in ogni strada, in ogni casa – volto a popolarizzare le nostre ragioni, le nostre idee, la nostra lotta. E c’è un modo solo di portare avanti questo impegno: l’investimento di tutte le forze del PCI e la loro totale unità d’azione con l’intero fronte di “Potere al Popolo”. Indipendentemente, persino, dall’esito elettorale (per il quale esito positivo dobbiamo tuttavia e naturalmente lavorare con tutte le nostre forze) si raggiungeranno altri importanti obiettivi: l’immersione del nostro Partito in una più vasta azione di massa (base primaria per la stessa crescita del PCI) e, se lavoriamo bene, la nascita di un fronte comunista e anticapitalista per le lotte future in questo Paese.  Abbiamo molto e giustamente discusso, care compagne e cari compagni. Ora, a cominciare dalla raccolta delle firme per la presentazione della Lista “Potere al Popolo”, alla lotta!

4 Comments

  1. FANTOMAS

    Ho assistito con preoccupazione sempre crescente alla continua deriva estremista del mio partito negli ultimi anni, con l’accelerazione finale dell’adesione a questa lista che raccoglie tutto il meglio dell’estremismo nazionale. Mi chiedo cosa abbia tutto questo a che fare non solo con la storia del PCI di Gramsci e Togliatti, ma anche più modestamente con il percorso del PdCI di Cossutta e Diliberto.
    Ricordo solo che circa 5 anni fa sostenemmo Bersani alle primarie del centrosinistra, e se siamo rimasti fuori della coalizione di centrosinistra, la colpa è certamente al 50% anche nostra, considerato che scegliemmo come leader un Ingroia, impresentabile ed indigeribile al resto dello schieramento. Con D’Alema presidente io ricordo Diliberto ministro, e del resto ci dividemmo da RC per tentare il salvataggio di Prodi. Cosa è rimasto di quel partito ? Poco o nulla , nelle persone e nella linea. Ora stiamo con chi occupa illegalmente le case e lancia i fumogeni ai cortei. Niente si è fatto per cercare una qualche convergenza con i nostri alleati di ieri, che pure hanno coraggiosamente scelto di rompere con il PD di Renzi, rischiando carriere e reputazione. Ora non rimane che attendere l’inevitabile batosta elettorale, sempre che si riesca a raccogliere le firme necessarie, considerato che anche i nostri ( pochi) elettori, probabilmente si schiereranno con chi a sinistra ha qualche possibilità di entrare in Parlamento e di portarvi le istanze del mondo del lavoro.

  2. mj23

    Io sono sinceramente allibito. Com’è possibile che dopo tutto quello che è successo in questi lunghi anni, si continuino a commettere con ostinazione gli stessi identici errori del passato? Com’è possibile che ci si riduca ancora una volta a fare l’ultima ruota del carro di un’accozzaglia di anarcoidi, movimentisti, libertari, radical-chic, cosmopoliti, antisovietici? Com’è possibile che non si sia ancora capito che Rifondazione non è affatto un partito comunista, che continuare a correre dietro a gente che è refrattaria a qualsiasi tipo di autorità, di disciplina, di questione nazionale, di
    patriottismo (per giunta in un contesto di giogo coloniale come quello in cui trova di fatto anche l’Italia! Ma l’abbiamo letto “Il marxismo occidentale” di Losurdo?), che ha preso delle cantonate clamorose in politica estera (ma ce le siamo già scordate la Libia e la Siria?), che confonde l’internazionalismo con il cosmopolitismo, che ha come principali parole d’ordine i diritti civili, il gender, il femminismo, l’immigrazionismo, ci allontana sempre di più dal POPOLO REALE? Se proprio si voleva partecipare alle elezioni in un contesto più ampio di quello del partito c’era, già bell’è pronta, la “Lista del Popolo” promossa da Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia, con un programma ben più coerente, realistico e concreto. Si sarebbe potuta sfruttare la piattaforma mediatica già abbastanza consolidata di Pandora TV e sarebbe potuta essere un’occasione unica per liberarci una volta per tutte da questa subalternità insopportabile verso Rifondazione e tutto il carrozzone movimentista e anarcoide dei centri sociali. E invece no, con la crisi mondiale che galoppa alla velocità della luce, si continua con ostinazione a voler commettere gli stessi identici errori di sempre. Mi spiace doverlo dire, ma questa è esattamente la stessa roba indigeribile, incoerente e improponibile dell’Arcobaleno. Mi scuso per lo sfogo, ma non ne posso davvero più di fare ancora buon viso a cattivo gioco dopo 10 anni di sconfitte continue.

  3. Giovanni Granata Aigotti

    non sono d’accordo sul’entrata del pci in potere al popolo questo progetto non riesce a raccogliere le firme, con che faccia ci presentiamo a chi ancora crede nel PCI magari alle nuove generazioni che si vogliono affacciare a questa realtà, e se si raccoglie le firme ci si presenta e si prende solo l,1% siamo alle solite cosa raccontiamo? che figura si fa?, a questo punto due sono le cose o si va da soli rischiando 1 di non raccogliere le firme 2 di prendere sempre l’1% ma almeno ci abbiamo messo la faccia, oppure non vi sono le condizioni per presentarci e allora si rinuncia e ci si pensa alle regioni comunali e regionali, e credo che se ne esce a testa alta …….comunque entro il 10 gennaio ci sarà un altro incontro dove si voterà il nuovo segretario provinciale e si parlerà di cosa hanno deciso il 30 dicembre sempre su questo a mio parere inutile processo politico……

  4. mj23

    Ripropongo qui un mio commento precedente che è stato cancellato, cercando di renderlo un po’ più “moderato” (scusatemi se l’avete trovato eccessivo, purtroppo sono molto amareggiato):

    “Com’è possibile che dopo tutto quello che è successo in questi lunghi anni, si continuino a commettere con ostinazione gli stessi identici errori del passato? Com’è possibile che ci si riduca ancora una volta a porsi al seguito di un gruppo di anarcoidi, movimentisti, libertari, radical-chic, cosmopoliti, antisovietici? Com’è possibile che non si sia ancora capito che Rifondazione non è affatto un partito comunista, che continuare a correre dietro a gente che è refrattaria a qualsiasi tipo di autorità, di disciplina, di questione nazionale, di patriottismo (vedere “Il marxismo occidentale” di Losurdo), che ha preso delle cantonate clamorose in politica estera (vedere Libia e Siria), che confonde l’internazionalismo con il cosmopolitismo, che ha come principali parole d’ordine i diritti civili, il gender, il femminismo, l’immigrazionismo (vedere “La scomparsa della sinistra in Europa” di Barba e Pivetti), ci allontana sempre di più dal POPOLO REALE? Se proprio si voleva partecipare alle elezioni in un contesto più ampio di quello del partito, c’era la lista promossa da Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia, con la quale si sarebbe potuta sfruttare la piattaforma mediatica già abbastanza consolidata di Pandora TV. Sarebbe potuta essere un’occasione unica per liberarci una volta per tutte da questa subalternità insopportabile verso Rifondazione e tutto il carrozzone movimentista e anarcoide dei centri sociali. E invece no, con la crisi mondiale che galoppa alla velocità della luce, si continua con ostinazione a voler commettere gli stessi identici errori di sempre. Mi spiace, ma questa è esattamente la stessa roba incoerente e improponibile dell’Arcobaleno. Non sarà continuando a gridare ai quattro venti “razzismo, razzismo, razzismo” e “fascismo, fascismo, fascismo” che si fermerà l’ondata di destra che sta travolgendo l’Europa, queste cose è ora che cominciamo a dirle. Mi scuso per lo sfogo, ma non ne posso più di fare buon viso a cattivo gioco dopo 10 anni di sconfitte continue.”

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