Roma/Frosinone. Della Posta, PCI : Fca sia all’altezza dei tempi. Basta morti e sfruttamento lavoratori. Riteniamo utile ingresso in azionariato dello stato.

Assistiamo ad un vortice di annunci e comunicazioni marketing. Ci sembra con poca o nulla sostanza, e, comunque senza un deciso profilo di piano strategico industriale. Aggravato dagli incidenti, anche mortali, come è stato a Cassino, per l’operaio delle presse a freddo. Insomma una situazione che obbliga i comunisti ad una attenta analisi e, se possibile, ad un confronto anche plurale per non assistere passivamente, né alle morti e allo sfruttamento indicibile; né alla decadenza di un importante settore industriale che ha caratteristiche strategiche. Da qui è partita la riflessione di Oreste della Posta, segretario regionale del PCI del Lazio: “Vogliamo partire da un paradosso per descrivere, denunciare due questioni drammatiche per i lavoratori e per l’economia. E quindi avanzare anche una proposta. Il paradosso è il seguente: i lavoratori, i sindacati, a partire dalla Fiom-Cgil hanno denunciato in modo forte la morte avvenuta nella Fca di Cassino dell’operaio alle presse a freddo. Una cosa mai avvenuta in precedenza. Ebbene, a noi sembra, drammaticamente, un lugubre spiraglio di quanto tragicamente avvenne alla Thissen Krupp ternana. Infatti, come dimostrato, ed è ora cultura comune, alla Thyssen la morte degli operai, fu un omicidio di produttività, ovvero di risparmio dei costi di sicurezza per la produttività residua.”. Ed è qui che il segretario comunista sottolinea: “ Ebbene tutto quanto sta avvenendo nelle sedi produttive italiane della Fca, e quanto tragicamente accaduto alle presse di Cassino ha lo stesso iter motivazionale. Infatti, con l’introduzione di quota cento, l’uscita di molti operai specializzati e con bagaglio di conoscenza ed esperienza, sono forse stati sostituiti? C’è stato un turnover programmato che abbia permesso di formare le sostituzioni? Affatto. La scelta è stata quella “dell’efficienza”: cioè risparmiare denaro e non formare; cioè spalmare il lavoro che in precedenza veniva caricato su 4.000 operai, solo su 3.400. E non faccia difetto nel ragionamento il calo di produzione – questo dovuto essenzialmente ad una incapacità gestionale, ad una assenza di progetto di politica industriale che vede arrancare lo stare al passo dei tempi col green e con le nuove tecnologie – , infatti il calo di produzione viene assorbito, cioè pagato, dai lavoratori. I quali sono di fatto divisi in almeno due grandi famiglie: quelli a turno fisso del mattino, che di fatto hanno salario decurtato di almeno 135 euro mese; e quelli che turnano normalmente. Tutto ciò all’interno degli ammortizzatori a cui si fa ampiamente ricorso. Tanto che, per fare un esempio concreto, sommando le varie tipologie di fermo per ammortizzatori più le festività si arriva su base annua ad uno stop produttivo del 60%. Una follia che qualunque artigiano di bottega comprenderebbe sia non una strategia di produzione ma tutt’al più un annaspamento. Si dice da parte di Fca, come da comunicati ufficiali di Maserati etc. che verranno altri modelli e altra catena produttiva. Ma tutto ciò con l’alba del 2021, cioè siamo alla strategia delle parole e non agli investimenti dei 5 miliardi come promesso in solenni annunci. A questo stato di cose certamente si può rispondere solamente col controllo reale di progetti e piani industriali ben fatti. Certo siamo in presenza di una multinazionale, ma, seppure in ambito industriale e plurinazionale, noi non possiamo non pensare che questo settore produttivo, che riguarda la mobilità oltre che direttamente e indirettamente la ricerca, unitamente alla diffusa piccola e media industria come ricaduta dell’indotto, non sia per noi – sistema Italia – un asset strategico. Tale da giustificare, ai fini del sostegno e del controllo, anche una partecipazione diretta dello stato italiano nell’azionariato. Ne trarrebbe vantaggio qualunque piano industriale, e soprattutto ne trarrebbero beneficio di prospettiva i lavoratori.” Questa la conclusione che Oreste della Posta, segretario del PCI del Lazio, ha fatto a seguito degli eventi sia tragici che di natura economica circa la presenza di Fca nel Lazio e, segnatamente a Cassino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *