SE DIECI ANNI VI SEMBANO POCHI PER DECIDERE

di Edoardo Castellucci, Segreteria Nazionale – Responsabile Dipartimento Ambiente e Territorio

Sono passati 10 lunghi anni, dalla vittoria dei SI ai Referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare del 12 e 13 giugno 2011, e da allora non è cambiato nulla, nessuno dei governi, alternatisi alla guida dell’Italia, ha trasformato la decisione del popolo italiano in legge, ma hanno continuato a disconoscere l’esito referendario, provocando di fatto un “vulnus” democratico per il mancato rispetto della volontà popolare.

Nel frattempo la pandemia, ci ha posto davanti alla possibilità di superare un modello di sviluppo che è responsabile dei cambiamenti climatici, dello sfruttamento delle risorse ambientali, dell’inquinamento e del consumo di suolo.

Il Piano di Rilancio e il PNRR che avrebbero dovuto essere strumenti e occasione per proporre scelte innovative, per un deciso cambiamento delle politiche ambientali e territoriali, si sono rivelati in perfetta continuità con le politiche dei governi precedenti.
Si è scelto di continuare ad ignorare le cause di una crisi che è allo stesso tempo sanitaria, climatica, ambientale e sociale, riproponendo scelte che stanno alla base della logica del profitto, mentre c’è la necessità di una vera transizione ecologica e di una rigenerazione ambientale e territoriale che salvaguardi gli ecosistemi; lotti contro l’inquinamento ed i cambiamenti climatici; riduca e azzeri il consumo di suolo e la deforestazione; conservi la biodiversità agricola rigenerando la fertilità dei suoli.

Dopo 10 anni, la difesa del bene comune, dell’ambiente e della salute pubblica, rimangono una priorità per una politica sociale ed economica nuova, dove l’economia si pone al servizio dell’ambiente e del territorio e non viceversa, diventa quindi fondamentale e necessario, per il PCI, attuare “l’esito referendario” per il diritto all’acqua pubblica e per il superamento e la chiusura della stagione del nucleare.
Anche alla luce della quotazione in borsa dell’acqua non è più rinviabile l’inserimento in Costituzione del “Diritto all’Acqua pubblica” che deve essere usata in primo luogo e in modo sostenibile per fornire ai cittadini acqua potabile, e in quanto tale, non è un bene di mercato e quindi non può avere un costo; ciò implica che nell’immediato bisogna investire sulla ripubblicizzazione dell’acqua e sull’ammodernamento della rete di distribuzione, ed i gestori del ciclo integrato devono:

  • assicurare una quantità minima ragionevole gratuita a ciascun cittadino;
  • praticare tariffe significativamente proporzionali ai consumi eccedenti in modo da scoraggiare gli sprechi;
  • pensare a tariffe uniche in tutta Italia, superando il criterio che il ricavato deve corrispondere ai costi aziendali;
  • prevedere, dove è più difficile e costoso procurarsi l’acqua, che i cittadini non vengano penalizzati pagandola di più.

Allo stesso tempo va scongiurato il ritorno al nucleare, come annunciato in varie occasioni dal ministro Cingolani, e chiudere definitivamente la stagione del nucleare, consapevoli che, per i rifiuti radioattivi, bisogna trovare una destinazione consona alla loro pericolosità, non vorremmo si ripetesse quello che è accaduto nel 2003, quando Governo Berlusconi e Commissario SOGIN, operarono la scelta, senza le opportune indagini puntuali, di Scanzano Jonico come sito di deposito
dei rifiuti radioattivi. Auspichiamo pertanto che sulla scelta di un Deposito Nazionale dei Rifiuti radioattivi si avvii un processo che non può prescindere da un percorso procedimentale, trasparente e partecipato, che coinvolga i territori, gli enti locali e i cittadini, anche a fronte di forti perplessità circa:

  • la scelta di delegare a SOGIN la procedura della consultazione pubblica di una questione di interesse nazionale;
  • la gestione combinata dei rifiuti radioattivi, unico caso al mondo come riporta GREENPEACE, e la sua temporaneità in quanto si “nuclearizza” per centinaia di anni un altro territorio mentre non si riesce a denuclearizzare gli attuali siti radioattivi;
  • sulla questione grafite della centrale di Latina considerato che sono in corso studi e ricerche per la gestione e il trattamento;
  • su cosa succede nell’eventualità il deposito venga ad esaurirsi, si amplia o se ne costruisce un altro?
  • sulla problematica trasporto e il pericolo del rischio di incidenti durante il trasferimento dei rifiuti radioattivi al deposito nazionale;

Se dieci anni vi sembrano pochi per decidere sulla volontà popolare espressa nei referendum, crediamo sia arrivato il momento di darvi voce, ed è anche per le considerazioni esposte, che fanno parte del programma del PCI “+ Stato – Mercato” che aderiamo all’Appello del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e alle iniziative per rimarcare e sostenere l’attuazione dell’esito referendario del 12 e 13 giugno 2011.

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