Sinistra Sarda: la rivolta dei pastori, anni di immobilismo senza soluzioni

Serve una soluzione stabile e duratura, non un accordicchio pre elettorale che rinvia tutto. E’ necessario avviare una vera e propria contrattazione collettiva

dal sito www.sardegnadies.it

 

Sassari. Solo oggi l’assessore Caria (Pd) si rende conto che “60 centesimi sono pochi”. Che cosa ha fatto vien da chiedersi in questo periodo di governo? Sinistra Sarda ricorda che serve una soluzione stabile e duratura.

Il latte che costa ai pastori tra i 90 centesimi e un euro al litro viene pagato dai “trasformatori” ai pastori 60 centesimi, nettamente al di sotto dei costi di produzione. Sta in questi numeri la cifra del dramma che stanno vivendo le 17 mila aziende pastorali della nostra isola e che sta portando a forme di lotta estreme per la mancanza di interlocutori credibili e capaci di dare una svolta alla decennale “vertenza”. Perché da questo dato bisogna partire: dal fatto cioè che la iniqua corresponsione del prezzo altro che non è che la volontà dei trasformatori – i grandi industriali caseari – di scaricare la crisi causata dalla sovrapproduzione del pecorino romano dop sui pastori.

La sovrapproduzione significa a tutt’oggi un’eccedenza di 60 mila quintali di formaggio sui 330 mila prodotti nel 2017.

Serve una soluzione stabile e duratura, non un accordicchio pre elettorale che rinvia tutto. E’ necessario, secondo Sinistra Sarda, avviare una vera e propria contrattazione collettiva che metta al riparo i pastori da angherie e prepotenze ma che gestisca in modo serio e rigoroso la produzione. La Regione deve fungere un ruolo di supervisione e garanzia sulla concertazione tra industriali, cooperative ed enti di controllo oltre che le organizzazioni professionali in modo da: ridurre le produzioni e diversificarle uscendo dalla monocultura produttiva del pecorino romano dop finalizzato in modo preponderante al mercato americano; investire nella ricerca per nuovi prodotti; ritirare dal mercato subito almeno ventimila quintali di prodotto da consegnare alle persone meno abbienti; impedire che i trasformatori acquistino più latte del necessario per riversare l’Eccedenza nel mercato e imponendo ai produttori di svendere il latte; investire nella formazione per allevatori e pastori.

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