Solidarietà al popolo palestinese – Roma: il PCI incontra Mai Alkalia, ambasciatrice dello Stato di Palestina

a cura di Juri Carlucci, dipartimento Esteri PCI

Roma, 26 settembre. Una delegazione del Partito Comunista Italiano si è recata presso l’Ambasciata dello Stato di Palestina in Roma per un incontro ufficiale con la Ambasciatrice, dottoressa Mai Alkalia. All’incontro hanno preso parte il responsabile del Dipartimento Esteri del PCI, compagno Fosco Giannini, membro della Segreteria nazionale, il compagno Bassam Saleh, membro del Comitato Centrale e del Dipartimento Esteri e il compagno Juri Carlucci, del Dipartimento Esteri.

L’incontro, molto cordiale e intenso, è stato aperto dall’intervento del compagno Giannini, che ha innanzitutto portato i saluti all’Ambasciatrice da parte del Segretario generale del PCI, compagno Mauro Alboresi. Giannini, dicendosi onorato per l’invito ricevuto dal PCI, ha subito sottolineato il fatto che la politica dell’odierno PCI e la sua solidarietà totale al popolo palestinese e alla sua lotta di liberazione trova le proprie, profonde, radici, nella politica e nella cultura del vecchio Partito Comunista Italiano. Rientrando nell’attualità politica, Giannini ha rimarcato come la strategia dell’imperialismo americano sia volta a sabotare i processi di pace nel mondo: ” USA, NATO, Israele e la stessa UE non hanno certo una posizione solidale con il popolo palestinese, essi, anzi, armano Israele per la lotta spietata contro questo popolo che da troppi decenni soffre”. Ed aggiunto: ” Questa continua aggressione di Israele verso la Palestina ci preoccupa; vediamo la stessa aggressività USA contro il Venezuela, l’Ucraina, Cuba…ed è da qui, da questa constatazione della realtà delle cose che il PCI giudica che gli USA e la NATO rappresentino oggi il pericolo mondiale più grande per la pace e per i diritti e la libertà dei popoli”.

L’Ambasciatrice Alkalia prende la parola per dirsi onorata di avere una delegazione del PCI in visita ufficiale. “Noi intendiamo questo luogo (l’Ambasciata, n.d.r.), come la casa degli uomini liberi e delle donne libere”. Vuole esprimerci i propri sentimenti di fratellanza e si rivolge direttamente al responsabile del Dipartimento esteri: “Vi conosciamo Fosco, vi conosciamo come lottatore per i diritti dei palestinesi. Siamo qui oggi tra compagni, conosciamo le vostre dichiarazioni e vi ringraziamo per il vostro supporto. Contiamo su di voi!”. Siamo accolti nel suo studio con il massimo del riguardo, scambiamo le prime battute mentre ci viene offerto un rinfresco; l’Ambasciatrice ci interrompe: “Avete letto il discorso del presidente Abu Mazen alle Nazioni Unite?”. Immediatamente chiede di farci avere delle cartelline con il discorso del presidente dello scorso 20 settembre alla 72.ma sessione della Assemblea generale dell’ONU. Sappiamo che ci sono delle importanti novità politiche in Palestina, relative al processo unitario tra Al Fatah e Hamas e chiediamo all’ Ambasciatrice cosa ne pensi. Lei ci dice: “Il processo politico tra le realtà palestinesi va avanti, presto una riunione del governo della Palestina, eccezionalmente, si svolgerà a Gaza”. Questa è una notizia. Sono 10 anni che il partito Fatah e il movimento Hamas sono ai ferri corti. Ora tenteranno la strada delle elezioni politiche per formare un governo nazionale dopo un lungo stallo. L’altra notizia di cui discutiamo è un attentato in una zona di confine, definita zona di tipo “C”. La risposta che ci fornisce un addetto della Ambasciata presente all’incontro è perentoria: “Nelle zone “C” la responsabilità sulla sicurezza è esclusivamente di Israele”. Il colloquio continua, avanziamo domande sulla politica internazionale, l’Ambasciatrice ci risponde. “Il presidente Mazen e il presidente USA Trump si sono incontrati per tre volte, anche ultimamente, all’ONU. Le richieste palestinesi sono di far pressione su Israele perché torni a negoziare la pace sui confini del 1967, ma soprattutto con tempi certi. Le risposte dell’Amministrazione Trump non possono essere ancora considerate. D’altro canto il governo di Israele per ora non da speranze di pace. Noi continueremo la nostra lotta fino alla fine, non ci arrenderemo mai e lotteremo per avere Gerusalemme capitale dello Stato di Palestina!”.

Il compagno Giannini allarga il quadro internazionale, si richiama alle relazioni tra altre nazioni e la Palestina, come ad esempio l’amicizia con la Repubblica Popolare Cinese, schierata dalla parte dell’orgoglioso popolo palestinese. Giannini aggiunge sul piano culturale: “In passato molti scrittori e artisti vedevano le loro opere pubblicate in Europa, anche molti cineasti palestinesi erano sempre in auge qui in Italia. Qualcosa però è cambiato, qual è la situazione ora?” L’Ambasciatrice Alkalia è categorica nella risposta: “Abbiamo molti artisti anche oggi e bravi scrittori, intellettuali che girano il mondo, ma in occidente non ci aiutano più, come prima, ad esportare la nostra cultura, servono grandi risorse per le traduzioni e la produzione di materiale audiovisivo”.

Il compagno Carlucci pone una questione politico-religiosa, ovvero quale sia oggi e quanto sia forte il rapporto tra Papa Francesco ed il presidente Abu Mazen, soprattutto dopo l’apertura della Ambasciata dello Stato di Palestina in Vaticano e l’incontro dello scorso gennaio per l’occasione e se questo rapporto possa aiutare il processo di pace. “Il nostro presidente Mazen ha un rapporto molto forte con il Papa. Conosciamo gli sforzi del Pontefice e il suo ruolo di portatore di pace, anche nel Medio oriente. Dobbiamo tuttavia attendere che si materializzi un gesto forte di Papa Francesco in aiuto del nostro popolo. Lo aspettiamo”.

I saluti finali, gli abbracci – alla luce della profondità politica, ma anche emotiva dell’incontro – sono davvero forti e sinceri. E l’Ambasciatrice dona alla delegazione del PCI fascicoli e pubblicazioni sulla questione palestinese, oltre che, ad ogni delegato, il simbolo della lotta palestinese: la kefia.

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