SOROS L’INDIVIDUO

di Lamberto Lombardi, Segretario Provinciale PCI Brescia

Nel 1853 il capitano Mattew Perry, della marina statunitense, impose al Giappone un trattato di commercio, con la minaccia di due cannoniere (le cosiddette navi nere)e di una invasione militare.

Il Giappone era regno misterioso, sino ad allora chiuso al mondo, e dal successivo trattato di Kanagawa ebbe inizio la sua vorticosa modernizzazione oltre che, naturalmente, una guerra civile.

Questo gesto ripetuto infinite volte prima e dopo di allora rappresenta il tradizionale modello del percorso di modernizzazione imposto, con le armi ed il mercato, a qualsiasi tipo di società non fosse al passo con il mercato stesso.

Dal punto di vista filosofico possiamo dire che il comandante Perry fosse un antesignano della ‘popperiana’ (da Karl Popper filosofo) società aperta così come popperiano si considera il noto magnate George Soros, eroe del nostro tempo e i cui metodi poco si discostano da quelli del capitano statunitense.

Ma su Soros vale la pena di soffermarsi, non solo per la rilevanza sulla scena politica internazionale e per le marcate differenze che lo separano dal modello tradizionale del miliardario, più legato, quest’ultimo, alla semplice lotta di classe ed alla beneficenza come i Rockfeller, ad esempio.

Soros rappresenta una modalità di intervento che mantenendo inalterato il fine, cioè il lucro, e l’intensità degli interventi, stile navi nere, si caratterizza per un’ asimmetricità spregiudicata, tra finanziamenti a partiti, associazioni, enti morali, giornalisti, intellettuali, lobby, tribù, bande armate, senza tralasciare la copertura filosofica di cui abbiamo già accennato e che lo vorrebbe paladino della libertà dell’individuo. Per lui la ‘società aperta è quella società liquefatta in cui non sono previste tutele statuali, ideologiche o morali che si oppongano alla sacrale iniziativa dell’individuo. Naturalmente l’individuo è lui.

Le rivelazioni del sito DC Leaks risalenti allo scorso anno confermano e dettagliano questa attività ma, se pure non rappresenta una rivelazione sconvolgente sapere che dei miliardari pagano tutti quelli che gli fanno gioco, la novità è piuttosto la capacità di determinare direttive politiche e un vasto schieramento trasversale assumendo una valenza positiva, valenza che anche tra le nostre file gli viene attribuita. Ma cominciamo con le riflessioni.

Da tempo sappiamo che esiste un antifascismo di facciata che consente però di proporre e praticare più agevolmente politiche economiche di destra ma l’insieme che risulta dalle simpatie del Soros va molto oltre e risulta o dovrebbe essere imbarazzante per molti.

Lo schema più semplice è quello che lo ha portato ad avversare la Le Pen in Francia per sostenere Macron. La prima rappresenta una destra che costruisce muri e fa fare brutta figura nei salotti, il secondo, una sua creatura, è il bravo ragazzo che impoverirà i lavoratori in Francia facendogli guadagnare altri miliardi. La prima viene usata per non far votare Melenchon ma Macron. I fascisti vengono usati, come sempre, ora in modo diverso. E’ l’ennesimo utilizzo dell’altro pilastro para filosofico del nostro popperiano: comunismo uguale a nazismo. Ma questo famoso falso sillogismo in lui (collaboratore nazista mai pentito) non è simmetrico: mentre l’anticomunismo è sostanziale l’antinazismo è strumentale al poter essere elegantemente anticomunisti. Come scopriamo in Ucraina dove si appoggia clamorosamente un governo filo nazista. Per farlo coi favori dell’opinione pubblica è necessario evocare uno spettro comunista, cioè Putin, che comunista non è ma è colpevole di aver ridicolizzato la ‘rivoluzione’ georgiana (altra creatura popperiana) e renderlo antipatico per Soros è un gioco da ragazzi: Putin diventa un rossobruno, come dire il peggio immaginabile.

Ma la lista è lunga e, se pure parte da Solidarnosc e Sakarov, per una funzione anticomunista classica, si arriva alle varie ‘primavere’ e ‘rivoluzioni’ arancione arruolando nazisti in Ucraina, fondamentalisti in Libia, Siria, Egitto, ma anche schieramenti liberal favorevoli alle migrazioni di massa oltre che Obama e la Clinton. Con Trump gli è andata male, ma ci ha fatto un figurone tra i liberal e ci farà dei soldi lo stesso.

L’imbarazzo si fa palpabile perché delle due l’una, o Soros finanzia solo i movimenti politici che sa che avranno successo dimostrandosi in possesso di una magica sfera di cristallo, oppure ha i mezzi per determinare gli eventi capillarmente e su una scala globale. I mezzi sono le sue inesauribili disponibilità finanziarie e gli strumenti sono, in definitiva, oltre la sua Open Society, l’opinione pubblica, cioè noi.

E l’insieme di a)società aperta, b)approccio scientifico alla realtà ed c)esaltazione dell’individuo fanno da base per un accesso spregiudicato alla politica in cui la soluzione di tutto arriva comodamente ad essere affidata ad un algoritmo inteso come metodo matematico per la risoluzione di un problema.

Già la democrazia occidentale consiste nella costruzione del consenso e si presta al progetto.

Si parte dal monopolio sull’informazione diffusa (mazzette a migliaia di giornalisti in tutto il mondo) che rappresenta il primo tassello, e si elabora un progetto di intervento e condizionamento.

Tutto sta a semplificare riducendo al minimo le variabili. Ad esempio:

  1. il sistema elettorale proporzionale non è funzionale perché determina la presenza di un elevato numero di variabili quanti sono i partiti veri che verrebbero legittimati, ed ecco la soluzione: il maggioritario nelle sue infinite forme progressivamente semplificanti. Chi mai oggi è in grado di sostenere per più di tre ore la bontà del proporzionale senza essere sottoposto alla gogna mediatica o sotterrato nel silenzio?
  2. I Partiti sono entità autonome? ecco teorizzati i Partiti ‘leggeri’ e i movimenti come sale della terra, ed ecco che la società magicamente si ‘apre’ e la democrazia è pronta per diventare un algoritmo. Così adesso bastano due telefonate e l’individuo ecco ha tutto quello che vuole.Dell’algoritmo fanno parte le parole d’ordine, i mantra ossessivi: le ‘riforme’, mai specificate, mai spiegate ma in grado di definire con un solo spot due campi, quello progressista e quello conservatore, mistificandone ed invertendone totalmente i significati, dando per di più la certezza di un’infaticabile marcia verso il progresso. E, mentre ad ogni ‘riforma’ il Soros accumula l’ennesimo miliardo di dollari, nelle antiche formazioni della sinistra ci si scopre in confusione: siamo antimperialisti? E allora viva la Georgia e l’Ucraina. Siamo rivoluzionari? E allora viva la nuova Libia, abbasso la Siria di Assad. Siamo democratici? Perisca dunque il regime totalitario di Maduro.Altra dimostrazione della strumentalità di alcune impostazioni ideologiche: diamo uno sguardo al tema politically correct dei diritti degli omosessuali. Diritti evidentemente non confutabili ma divenuti assolutamente pervasivi nelle dichiarazioni programmatiche. Ora noterete che nelle fasi in cui l’informazione globale spinge su questo argomento magicamente compaiono denunce di svariate organizzazioni sul mancato rispetto di questi diritti. Dove? Ma a Cuba, in Russia, in Siria ecc. ovvero in tutti i paesi che non corrispondono ai disegni di Soros e solo in quelli. E’ eccessivo ritenere che l’argomento venga enfatizzato per usarlo ad altri fini? E perché questo argomento e non, ad esempio, il diritto alla salute? E noi, aderendo al ruolino di marcia imposto, che ruolo svolgiamo, consapevole o no?Questo sistema globale, questa globale coscienza, sono talmente pervasivi da produrre immediatamente l’isolamento politico di qualsiasi soggetto, ma anche di qualsiasi individuo, che adotti non tanto una griglia valoriale diversa ma una diversa prospettiva, una autonoma visione.Chi scrive non è curioso di conoscere i nomi dei singoli e delle associazioni sul Suo libro paga, perché il risultato ottenuto di subalternità culturale e politica non è frutto solo di corruzione ma di una resa incondizionata collettiva a fronte di un fenomeno che agisce totalmente alla luce del sole e la cui descrizione non può nemmeno essere annoverata sotto il nome di dietrologia. In fondo, nelle condizioni date, che questo avvenisse era da ritenersi altamente probabile.
  3. Come dire che sono contento di essere un grigio servo di Partito, vista l’alternativa.
  4. E’ percorrendo questa strada che i Partiti, impercettibilmente, da decenni non elaborano più alcuna linea politica partecipando gioiosamente alla società aperta, qualcosa di molto simile alla società descritta nel film Matrix ma in cui tutti, avendo visto il film ed essendosi immedesimati nell’eroe Neo, sono convinti di essere immuni e liberi.
  5. Perché ormai deve essere chiaro che è con questi sistemi che si prepara il terreno per le guerre ‘giuste’.
  6. Perché l’Individuo non fa miliardi per sé ma per il bene dell’umanità, ed è tanto benevolo da essere democratico coi democratici, progressista coi progressisti, rivoluzionario coi rivoluzionari, e loro con lui, naturalmente. Il problema non è più e non è tanto definire se Soros sia rivoluzionario o meno, e non lo è almeno non più del comandante Perry o della mafia, il problema è che ora è lui che attribuisce la patente di rivoluzionario agli eventi e alle persone e lo decide in base alla osservanza dei suoi interessi. Ma tra di noi come può essere rivoluzionario un subalterno culturale e politico?
  7. 3) l’Europa è un accozzaglia di solide realtà statuali e democratiche: bisogna unificarla scardinandole e scardinandone il tessuto di democratica cultura, ove ancora resiste. Diversamente Jugoslavia e Russia sono unità statuali chiuse e quindi vanno disgregate. Ora per Lui gestire questa contraddizione è un gioco da ragazzi ma per gli altri, per noi?

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