Toscana: In memoria di Domenico Losurdo, compagno di cammino, di speranze e di lotte sempre rimasto -pur nell’aridità dei tempi- da una parte sola: quella comunista.

di Patrizio Andreoli, Segretario Regionale del PCI / Toscana

Il compagno Domenico Losurdo ci ha lasciati. Altri in queste ore ne diranno, ricordandone la competenza ed il rigore tipico dello studioso che amava indagare ed argomentare senza mai indulgere al piglio tribunizio, senza mai nulla concedere all’aneddotica a scapito della complessità della storia e dei suoi nodi. Storico del marxismo e del movimento operaio (una collocazione “scomoda” in tempi quali i nostri, avari di speranza), negli anni amava ascoltare di più, e soprattutto scrivere. Scrivere con l’urgenza di chi vuole lasciare traccia non di sé ma di uno sforzo da cui altri possano ripartire. Con lo sguardo lungo che gli anni gli permettevano, quelli della vita e quelli della riflessione politica; soppesava l’intervento degli altri sempre alla ricerca di uno spunto, di un accento vivo e autenticamente critico, di un avvio da cui dipanare un confronto capace di andare al cuore delle questioni col fare gentile ed insieme la durezza che il rigore intellettuale gli imponeva. Quando pochi anni fa, uscì per i tipi di Laterza il suo volume “La lotta di classe. Una storia politica e filosofica”, a Pisa in una serata di tardo inverno, a Pisa, in una serata di tardo inverno che avrebbe meritato  più attenzione e partecipazione. Una conversazione che come talora capita, deposti i panni curiali del docente e saggista, ai margini ufficiali si fece ancora più densa, viva e spigolosa. Ricordo le sue osservazioni circa il nodo da me posto della trasmissione e del mantenimento della memoria delle lotte e degli sforzi degli ultimi, questione oggi tra le altre quanto mai attuale e bruciante, lungo un dire fecondo che nel breve spazio concessoci e concessomi, troppo presto s’interruppe gioco forza. Restano il suo esempio e le sue opere. Splendida, quella dedicata a “Stalin. Storia e critica di una leggenda nera” e le altre, sempre tese ad indagare le ragioni e le condizioni per il rilancio delle ragioni del marxismo che Domenico non tradì mai pur indagandolo criticamente per tutta la vita. Nella temperie dei tempi, egli ebbe lo spendido vizio di restare sempre da una parte sola: quella comunista.

A lui e alla famiglia giunga l’abbraccio semplice ed affettuoso dei compagni della Toscana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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