UE: LA VERGOGNA DEL PREMIO SACKAROV AI FILO IMPERIALISTI DEL VENEZUELA. IL PCI CON LA RIVOLUZIONE “CHAVISTA”

di Giusi Greta Di Cristina, dipartimento esteri PCI, responsabile per l’America Latina

In principio fu il Premio Nobel per la Pace.

Ma non bastava. Anche l’Unione Europea, in quanto nuova aggregazione di Stati, doveva ricorrere a un proprio riconoscimento, col quale dare precisi indirizzi di ordine politico ed economico dietro la cortina di un premio per i diritti umani. Così, nel 1988, nasce il Premio Sackarov, premio concesso a donne e uomini che lottano e sacrificano la propria esistenza per la libertà di pensiero.

Sackarov fu uno scienziato e dissidente sovietico e dunque, già dal nome, è riconoscibilissimo il carattere schiettamente anticomunista del premio. Certo, a scorgere la lista dei vincitori dal 1988 a oggi, qualche comunista o antimperialista qua e là ci scappa. Ma si tratta di “sviste”, di casi, di personaggi celeberrimi, la cui vicinanza al comunismo s’è tentato strenuamente di confondere, di porre in ombra. Valgano per tutti gli esempi di Nelson Mandela, col quale il rito si inaugurò, e le Madri di Plaza de Mayo.

Probabilmente chi consegnava i premi sperava che nessuno ricordasse la vicinanza di Mandela a Castro o il fatto che le figlie e i figli scomparsi delle Madri, i desaparecidos, erano comunisti.

In questa non troppo lunga fila sono tanti i nomi che possono farci sorridere, ma in fondo l’abitudine a considerare questi Premi come nient’altro che medagliette con cui premiare per lo più donne e uomini che, consapevolmente o no, sono utili al sistema statunitense ed anche europeo l’abbiamo da tempo. Più precisamente dal tempo di Kissinger premio Nobel per la Pace, nel 1973, l’anno del Cile, l’anno del Condor.

Ritornando al Premio Sackarov e alla sua lista di presunti cavalieri della libertà di parola, qualche anno fa furono indicati come papabili vincitori i neonazisti di Piazza Maidan: per una pura casualità il premio non lo vinsero, ma a tutt’oggi vengono osannati quali liberatori, martiri della libertà di un popolo, quel popolo che hanno massacrato, torturato, bruciato vivo. Quel partito neonazista è al governo in Ucraina, dove il Partito Comunista è considerato fuori legge e i suoi aderenti subiscono minacce, persecuzioni e processi. Quel Partito è onorato dall’Unione Europea, che gli riconosce aiuti poderosi, e persino da chi in Italia finge di scrivere leggi antifasciste.

Quest’anno il Parlamento Europeo è riuscito nel nobilissimo intento di fare la peggiore scelta possibile: in linea con quanto finora fatto ed espresso nei confronti della Repubblica Bolivariana del Venezuela, il Premio Sackarov è stato infatti concesso all’ “opposizione democratica in Venezuela”.

Opposizione democratica?

Si legge sulla pagina del Parlamento Europeo dedicata al premio: “Opposizione democratica in Venezuela: l’Assemblea nazionale (Julio Borges) e tutti i prigionieri politici figuranti nell’elenco del Foro Penal Venezolano, rappresentati da Leopoldo López, Antonio Ledezma, Daniel Ceballos, Yon Goicoechea, Lorent Saleh, Alfredo Ramos e Andrea González”. Ancora nella pagina viene spiegato che nel Paese il partito al potere ha limitato da tempo i diritti, ha messo in carcere sempre più oppositori, ha posto a tacere l’Assemblea Nazionale. Il Parlamento Europeo si spinge ancora oltre, citando lo stesso Julio Borges: “Non è solo uno scontro politico in Venezuela. È uno scontro vitale ed esistenziale basato sui valori.”

Ecco, appunto: valori. I valori della destra, che vengono vituperati, dileggiati, distrutti da un regime, quello di Maduro che affama il popolo e gli toglie le libertà!

Quando parla degli oppositori, il Parlamento Europeo parla di “personaggi di spicco dell’opposizione”: non fa riferimento al perché sono stati in carcere, ai tentativi (tre, se si considera lo stato di violenza al quale abbiamo assistito nei mesi passati) di destituzione del legittimo Governo, delle frodi, delle centinaia di cittadini minacciati, di quelli ammazzati, della guarimbas. Nulla di tutto questo apparterrebbe a questa schiera di eroi, che vuole liberare il Venezuela da un governo socialista.

A proclamare in pompa magna il grande risultato raggiunto il nostro presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, che si augura che finalmente una “transizione democratica” tolga il potere al legittimo Presidente e lo passi nelle mani di uno di questi eroi, coi quali condivide di certo i valori (ricordiamo il percorso politico di Tajani: prima monarchico, poi fascista, infine forzista).

Poco o nulla importa se proprio una parte dell’opposizione venezuelana, quella che ha guadagnato qualche province alle ultimissime elezioni regionali di qualche settimana fa, abbia già giurato dinnanzi all’ Assemblea Costituente, riconoscendo dunque quell’Assemblea e perseguendo la via democratica. Poco o nulla importa se a votare quell’Assemblea Costituente ci sia andata la maggioranza della popolazione venezuelana. Poco o nulla importa se fra i primi atti dell’Assemblea Costituente vi sia stato l’indire nuove elezioni regionali, che hanno sancito un plebiscito per il chavismo e per Maduro.

Il Premio Sackarov non è stato concesso sulla base di questi incontrovertibili dati, ma viene dettato dalla necessità di continuare, imperterriti, anche attraverso questi che potrebbero sembrare mezzucci, a dare spallate, a sospingere da più lati per ravvivare la fiamma delle tensioni che – di certo non per caso – si sono placate d’improvviso, esattamente il giorno dopo delle votazioni per l’Assemblea Costituente, con la conferma del Governo Maduro.

I partiti che si fanno portavoce degli interessi antichavisti d’oltreoceano, dai Liberali e Democratici al Partito Popolare Europeo, si sono espressi a favore di questa opposizione, di quella che abbiamo visto per le strade ricche di Caracas, di giorno armati fino al collo ad ammazzare persone inermi colpevoli di essere povere, di colore o presunti chavisti, e di sera vestiti di tutto punto a bere coppe di champagne.

Nessuna delle zone più popolari del Paese latinoamericano è stata sfiorata da queste proteste. Lo sa l’opposizione, lo sa il Parlamento Europeo.

E allora di cosa parla Tajani, quando sostiene la necessità (come già a suo tempo fece Casini) di creare “corridoi umanitari per il cibo e le medicine”?

La nota ufficiale del Parlamento Europea termina in maniera, se si vuole, ancora più grottesca: “Dall’inizio dell’anno sono stati uccisi oltre 130 oppositori e più di 500 sono stati arrestati arbitrariamente”.

È stato ufficializzato da tempo, e non da fonti esclusivamente governative, che 120 cittadini venezuelani sono stati assassinati proprio da chi eseguiva le proteste e non dalla polizia.

Si gioca a nascondere la verità, a creare le menzogne, a diffonderle a dovere per farle divenire Verbo.

D’altronde i valori per l’Unione Europea sono ciò che più conta. E questa Unione Europea ha scelto da tempo quali sono i valori da difendere.

One Comment

  1. Elia Zarcone

    Dovete farvi di droghe molto pesanti per scrivere articoli deliranti come questo 😂 e ve lo dice un marxista ed euroscettico convinto

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