Viva la proporzionale. Ma quale proporzionale?

di Francesco Valerio della Croce, segreteria nazionale Pci

Ritorna centrale in questi giorni la necessità del recupero della legge elettorale proporzionale per impedire, fondamentalmente, alle orde salviniane di prendersi gli agognati “pieni poteri” (c’è da dire: ci voleva questa destra iper reazionaria e autoritaria per comprendere fino in fondo i pericoli per la democrazia determinati dalla deformazione della rappresentanza causata dal maggioritario… ma tant’è…).


Facciamo attenzione: la proporzionale è tale se contempla collegi elettorali ampli e se non ha soglie di sbarramento fatte ad hoc per escludere milioni di cittadini dalla rappresentanza. Insomma, la nostra proporzionale non può essere alla “tedesca”, dove vi sono molti piccoli collegi (determinando, così, una stortura significativa tra voti ai partiti e seggi corrispondenti) e dove vige uno sbarramento al 5% che, storicamente, fu introdotto in modo esplicito per murare l’ingresso nel parlamento al partito comunista tedesco ed in genere alle minoranze.
Aggiungiamo che sarebbe scellerato barattare adozione della proporzionale in cambio della riduzione del numero dei parlamentari.

Se si vuole intervenire sul bicameralismo si più fare recuperando una proposta storica: una sola Camera parlamentare – anche quindi con meno parlamentari componenti rispetto agli attuali – ma eletta con una legge elettorale proporzionale pura. Fare diversamente, realizzare il baratto tra meno parlamentari ed una proporzionale “crucca” genererebbe una nuova forma di stortura della rappresentanza, molto difficilmente emendabile in seguito a causa dell’intervento diretto sulla Costituzione.


Se “ognuno vale uno”, adesso è il momento di dimostrarlo nei confronti della più alta istituzione rappresentativa del Paese: legge elettorale proporzionale pura, all’italiana!

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