I morti sul lavoro

Tre notizie che testimoniano una situazione insostenibile:

  • nella giornata del 31 marzo 5 persone sono morte mentre lavoravano
  • nel mese di marzo 2025 sono morti 96 lavoratori nei luoghi di lavoro
  • nei primi 90 giorni del 2025, sono 241 i morti per infortunio sul luogo di lavoro che diventano 306 se si considerano i decessi in itinere.

I dati pubblicati dall’Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli confermano la strage dei lavoratori che risulta essere molto più drammatica rispetto a quanto riportato da INAIL che, considerando solo le denunce pervenute all’ente, esclude intere categorie di lavoratori: chi lavora in nero, chi è maggiormente sfruttato e meno garantito.

Gli infortuni, le malattie professionali, le morti sul lavoro sono solo uno degli aspetti di una situazione sempre più degradata che può essere riassunta in una parola: sfruttamento.

È sconcertante che la politica istituzionale non tenga conto di quello che sta accadendo e che né governo né parlamento affrontino in maniera adeguata il problema della mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Un problema che si aggrava di anno in anno senza rimedio.

In un sistema che trova centinaia di miliardi per il riarmo è “normale” non investire nulla per risolvere i problemi delle lavoratrici e dei lavoratori (salario, salute, sicurezza, precarietà, sfruttamento, assenza di un piano industriale, difficoltà di accedere alla pensione).

Non bisogna mai stancarsi di affermare che le leggi e le norme promulgate in materia di lavoro sono, anch’esse, causa di questa strage. Ricordiamo, tra le altre nefandezze, le normative che permettono appalti e subappalti a cascata senza tutele per chi lavora, l’innalzamento dell’età pensionabile, la mancanza di un salario minimo che permetta una vita decorosa, la mancanza di una legge che istituisca il reato penale di omicidio sul lavoro: cosa che permetterebbe, almeno, maggiori tutele e rispetto a chi vive del proprio lavoro.

È necessario costruire un fronte di lotta unitario, un “cantiere aperto” che possa costituire il fondamento di un progetto di cambiamento di sistema.

Facciamolo, a partire dai 4 referendum sul lavoro e da quello sulla cittadinanza che si svolgeranno l’8 e il 9 giugno 2025. Andiamo a votare e votiamo Sì affinché questo appuntamento rappresenti un punto di partenza per un grande movimento di lotta che permetta alle lavoratrici e ai lavoratori di tornare a essere protagonisti del proprio futuro. Lavorare sicuri, meglio, meno e giustamente retribuiti: non solo uno slogan, ma una possibilità concreta, una svolta necessaria.

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