Disse il ministro Urso: “Pochi giorni fa c’è stato un incidente, come spesso può capitare, in uno degli altoforni della siderurgia di Taranto…” Si riferiva all’incendio scoppiato nell’altoforno 1 dell’ex ILVA che ha causato il ferimento di 5 lavoratori ma poteva essere una strage. Del resto è bene ricordare che all’ILVA in 20 anni sono morti 12 operai a causa di infortuni di vari tipi.
L’idea che “spesso può capitare” dà la misura di quanto sia basso l’interesse e alta l’indifferenza di chi dovrebbe governare e fare di tutto per garantire la massima sicurezza a chi lavora.
Chi è al governo (e non solo, perché gran parte di chi siede in parlamento è impermeabile alla questione della mancanza di sicurezza nel lavoro) è pronto a girarsi dall’altra parte, non vedere, non sentire e non fare nulla. Con la scusa della mancanza di risorse (sono decine di miliardi che, invece si trovano per il riarmo) la situazione peggiora anche perché i decreti e le leggi promulgate dai governi che si sono succeduti in questi ultimi decenni hanno creato precarietà, salari talmente bassi da gettare nella povertà chi lavora, aumento dei tempi di lavoro ecc. Risultati che, assieme alle norme su appalti e subappalti a cascata, hanno reso il lavoro sempre meno sicuro.
Infortuni, malattie professionali, morti sul lavoro e in itinere sono in forte aumento e non servono le assicurazioni e le promesse di una classe dirigente inetta e inerte o le statistiche ufficiali che tengono conto solamente delle denunce fatte all’INAIL. La situazione è ben peggiore e dovrebbe risultare insostenibile, muovere a una “rivolta sociale” se solo si avesse la capacità di riappropriarsi dell’indignazione, di un pensiero critico che potesse contrastare la narrazione ufficiale del “va tutto bene” o “siamo tutti sulla stessa barca”, e di una vera e seria rappresentanza di tutte le lavoratrici e i lavoratori. Con i referendum sul lavoro e la cittadinanza che si svolgeranno i prossimi 8 e 9 giugno abbiamo l’occasione di creare un fronte unitario di lotta che possa imporre agli indifferenti il cambiamento necessario per chi vive del proprio lavoro. È indispensabile recarsi alle urne, superare il quorum del 50%+1 e votare Sì nelle cinque schede che ci verranno consegnate. È la maniera che abbiamo oggi di far conoscere a lorsignori che non siamo più disponibili a subire ma vogliamo diventare protagonisti del nostro futuro. Possiamo farlo, dobbiamo farlo.