Si vedono i primi effetti del Decreto Sicurezza emanato dal governo Meloni: le lavoratrici e i lavoratori che protestano per il rinnovo del contratto vengono denunciati. Cade la foglia di fico sul vero obiettivo di tale decreto: punire il dissenso.
I fatti:
Oggi circa 10.000 metalmeccanici sono scesi in piazza a Bologna per chiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto da oltre un anno.
Una mobilitazione imponente, promossa da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, ha portato il corteo a occupare un tratto della tangenziale, paralizzando il traffico. La Questura, sostenendo che tale deviazione non fosse prevista, ha annunciato una pioggia di denunce.
Gli organizzatori hanno dichiarato dal palco di aver concordato con la Questura la possibilità di sfilare in tangenziale, ma la Questura di Bologna ha denunciato la violazione degli accordi e annunciato che i partecipanti al blocco verranno denunciati penalmente, sulla base delle nuove disposizioni del Decreto Sicurezza, che inaspriscono le sanzioni per i blocchi stradali non autorizzati.
Alla base della mobilitazione vi è il rinnovo del contratto nazionale dell’industria metalmeccanica, scaduto da oltre un anno. I metalmeccanici sono scesi in strada perché il contratto non è stato ancora rinnovato.
La protesta dei metalmeccanici a Bologna ha ricevuto anche segnali di solidarietà da parte di automobilisti e camionisti bloccati in coda, che hanno suonato i clacson in segno di sostegno.
Noi crediamo che il Decreto Sicurezza sia stato emanato per criminalizzare il legittimo dissenso. Il governo pensa di rispondere alla crisi sociale portando in carcere chi protesta per un lavoro dignitoso.