Il 5 maggio INAIL ha pubblicato il rapporto “denunce di infortuni e malattie professionali” relativo al primo trimestre 2025.
È doveroso puntualizzare che i dati divulgati si riferiscono solamente agli eventi denunciati a INAIL e che, quindi, non comprendono quelli “nascosti” e che riguardano lavoratrici e lavoratori che non hanno assicurazione INAIL o che lavorano in nero.
Per questa ragione i dati dei morti sul lavoro risultano inferiori a quelli monitorati dall’Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli. Per fare un esempio, mentre nel rapporto INAIL si legge “Le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale (al netto degli studenti) presentate entro il mese di marzo 2025, pur nella provvisorietà dei numeri, sono state 146, quattro in meno rispetto alle 150 registrate nel 2024, una in meno rispetto al 2023, otto in più rispetto al 2022, otto in meno sul 2021, 34 in più sul 2020 e due in più sul 2019”, l’Osservatorio riporta che, dal 1° gennaio al 31 marzo 2025, sono 241 i morti per infortunio nel luogo di lavoro e 306 se si considerano i decessi in itinere. Una notevole differenza.
Ma non è questo che si vuole rimarcare.
Quello che il rapporto INAIL porta alla luce è la situazione degli studenti. Si può leggere, infatti che: “le denunce di infortunio degli studenti di ogni ordine e grado presentate all’Inail entro il mese di marzo 2025 sono state 25.797,in aumento dell’1,9% rispetto alle 25.322 del 2024” che sono “circa 600 gli infortuni denunciati dagli studenti coinvolti nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO)” e che sono “cinque le denunce di infortunio con esito mortale degli studenti di ogni ordine e grado presentate all’Inail entro il mese di marzo2025, due nel 2024”.
Per quanto riguarda le denunce di malattia professionale, quelle “protocollate dall’Inail nel primo trimestre 2025 sono state 24.419, 1.799 in più rispetto allo stesso periodo del 2024 (+8,0%). L’aumento è del 34,4% sul 2023, del 68,2% sul 2022, del 79,8% sul 2021, del 73,2% sul 2020 e del 53,6% sul 2019”.
Una fotografia disastrosa di una situazione che passa sotto silenzio e che viene accettata (o subita) quasi fosse inevitabile. Una “normalità” inaccettabile che può e deve essere affrontata con determinazione a partire dalla cancellazione di quelle norme e leggi che, di fatto, favoriscono le condizioni che causano le tragedie sopra riportate.
I prossimi 8 e 9 giugno abbiamo l’occasione per esprimere la nostra volontà di cambiare lo stato di cose presente e iniziare a dare una svolta. Lo possiamo fare recandoci alle urne per votare sì ai 5 referendum su lavoro e cittadinanza e raggiungere il quorum necessario.