TESI 20

PROPOSTE PER UN PROGRAMMA MINIMO

1.Il programma minimo che i comunisti propongono alle lavoratrici ed ai lavoratori, alla società italiana, è un programma realistico, funzionale ad aprire una prospettiva di cambiamento generale. Esso parte da una considerazione di fondo: l’alto tasso di sviluppo delle forze produttive in un Paese come l’Italia, che sebbene in parte deindustrializzato a seguito delle politiche perseguite dai governi succedutisi alla guida dello stesso, rimane un Paese a capitalismo avanzato e membro del G8, non è compatibile con la situazione di disagio economico e sociale in cui versa la maggioranza della popolazione. Tale contraddizione è effetto dell’uso capitalistico di beni e risorse, di cui beneficia in massima parte una quota ristretta delle classi dominanti. Tale programma si misura con la progressiva affermazione dell’ideologia liberista, alla quale sono ancorate le politiche della cosiddetta Troika, dei governi Berlusconi, Monti, Letta , Renzi succedutisi alla guida dell’Italia, che tutto subordina al mercato, inteso come unico elemento regolatore.

E’ possibile e necessario mettere in discussione tutto ciò a partire dalla lotta per la cancellazione della norma di pareggio del bilancio art. 81) e per la riconquista della sovranità nazionale, condizioni necessarie per liberarsi dalla sudditanza nei confronti di USA, UE e NATO e ripristinare i diritti costituzionali e sociali conquistati in decenni di lotte. [integrazione Veneto]. Serve rilanciare il ruolo dello Stato in economia, partendo dal criterio della ri-pubblicizzazione di beni, risorse, servizi; salvaguardare lo Stato Sociale garantendone i principi di universalità, equità, solidarietà; ristabilire i principi della democrazia rappresentativa favorendo nuove forme di partecipazione, controllo e gestione da parte dei cittadini. La ri-pubblicizzazione deve riguardare in primo luogo le risorse energetiche, i settori industriali strategici, alcuni settori dello stesso sistema creditizio. Lo stesso alto tasso di sviluppo delle forze produttive, che oggi provoca una intensa disoccupazione tecnologica, va messo invece al servizio della collettività, affermando il principio del “lavorare meno, lavorare tutti”. Il binomio sviluppo e diritti sociali va considerato inscindibile.

2.Occorre dunque:

  1. Condurre una lotta energica contro il Job Act, che, riducendo le tutele dei lavoratori e sottoponendoli al vile ricatto del licenziamento facile, li rende più deboli con la parte datoriale, pubblica e privata, e ne limita l’agibilità politica e sindacale. [integrazione Marche]
  2. Un piano straordinario di intervento pubblico a sostegno di ricerca e sviluppo;
  1. Un piano di intervento pubblico nel settore energia, con la riacquisizione da parte dello Stato di aziende strategiche nel settore, e con un piano di investimenti per la creazione di nuove aziende che lavorino sulle energie rinnovabili;
  1. Un piano straordinario di assunzioni nella Pubblica Amministrazione che ne rilanci e qualifichi la funzione e superi definitivamente il precariato, nonché un piano straordinario di investimenti pubblici nel Mezzogiorno, con particolare riferimento alle necessarie infrastrutture;
  2. La ri-pubblicizzazione di aziende e settori strategici, a partire da quelli per i quali lo Stato ha già investito ingenti risorse e/o detiene quote azionarie, con strumenti di controllo democratico sulla loro gestione da parte dei lavoratori e dei cittadini. In questo contesto, essenziale è la costituzione di un Polo finanziario e bancario pubblico, avente come ragione sociale il sostegno a una politica industriale che promuova la creazione di lavoro buono e sia rispettosa degli equilibri ambientali;
  1. Il sostegno a nuove forme di cooperazione, con una legge ad hoc per il passaggio delle aziende in crisi a comunità di lavoratori e utenti, come prescritto dalla Costituzione;
  2. Una legge sulla riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario e per la riduzione dell’età pensionabile ( a partire dall’abolizione della Legge Fornero);
  3. Un piano di riassetto idrogeologico del territorio e di relativi lavori pubblici atti a tutelarlo, a riqualificarlo;
  4. Una riforma fiscale che parta da una radicale ed efficace lotta all’evasione, fenomeno che oggi può essere contrastato anche grazie ai nuovi strumenti informatici ( integrazione veneto) e che colpisca la speculazione finanziaria, la rendita, i grandi patrimoni , liberando risorse a sostegno della domanda interna, dello sviluppo qualificato, del lavoro, del Welfare;
  5. Un nuovo sistema di Welfare, che garantisca nelle forme nuove dell’organizzazione sociale tutti i cittadini. In tale quadro: sanità pubblica e gratuita, garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza (sanitaria e sociale), abolizione dei ticket sanitari, ripristino di un adeguato fondo per la non autosufficienza e per le politiche sociali, un piano straordinario per la casa che privilegi il recupero e la qualificazione del patrimonio edilizio esistente;
  1. La riforma della scuola, pubblica e di qualità, in aderenza al dettato costituzionale;
  1. L’istituzione del reddito minimo di cittadinanza in vista di un lavoro degno (modifica votata in Assemblea Nazionale);
  1. La riforma degli ammortizzatori sociali ( a partire dalla abolizione di quanto definito in materia a seguito del jobsact);
  1. L’estensione dei diritti di cittadinanza ai figli di immigrati che nascono sul suolo italiano e agli immigrati residenti in Italia da almeno 5 anni;
  1. Il rilancio della cooperazione internazionale;
  1. Il ritiro delle truppe italiane da tutti gli scenari di guerra, un taglio drastico delle spese militari; 16.Dire no al combinato disposto riforme costituzionali e nuova legge elettorale, rilanciando un modello di democrazia partecipata a partire dal ripristino del sistema elettorale proporzionale.

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