Oliverio “Alice nel paese delle meraviglie”. Sono le scelte del PD che provocano l’esodo degli insegnanti.

di Luca Cangemi (Segreteria Naz. PCI – Resp. Scuola e Università) e Michelangelo Tripodi (Segreteria Naz. PCI – Resp. Mezzogiorno e Autonomie Locali)

scuola pubblica

Il Presidente della regione Calabria Oliverio, apprendiamo da una sua nota, considera un effetto non previsto l’esodo forzato verso il nord di tanti insegnanti (e l’impossibilità di tornare di molti che erano andati già via).

Oliverio parli per sé. Il grande movimento di lotta che si è opposto alla politica del suo partito sulla scuola aveva invece ampiamente previsto ciò che sta avvenendo: la deportazione di massa degli insegnanti calabresi e di tutto il mezzogiorno.

Adesso non sono accettabili interventi che tentano di confondere le acque (e le responsabilità).

Il PD, senza che i suoi esponenti meridionali facessero alcuna barricata visibile, ha confermato il taglio di decine di migliaia di cattedre (90% delle quali al Sud) già operato in passato dalla Gelmini con la diminuzione del tempo scuola, ha continuato a tagliare gli insegnanti di sostegno, ha fatto lievitare il numero degli alunni per classe, ha impedito il pensionamento di migliaia di lavoratori e lavoratrici della scuola.

In più con la legge 107, chiamata beffardamente “buona scuola”, Renzi e Giannini hanno costruito un meccanismo coattivo che costringe all’esodo e sottoporrà gli insegnanti all’arbitrio dei dirigenti scolastici. E la Giannini annuncia, come se il massacro sociale in atto non fosse sufficiente, il blocco triennale dei trasferimenti.

E’ una politica che va rovesciata subito e completamente, risarcendo la scuola meridionale dei tagli effettuati e lanciando un grande piano perché anche al Sud vi sia il tempo pieno e prolungato, oggi presente in percentuali risibili. L’assenza di posti nella scuola calabrese e meridionale è una scelta politica scellerata da sconfiggere, non uno scherzo del destino. Il nostro sistema dell’istruzione e la nostra terra hanno bisogno di tutti quelle donne e quegli uomini, che, spesso dopo molti anni di servizio, oggi devono ad abbandonare le proprie città, i propri affetti, la cura dei propri figli e dei propri anziani.

I comunisti partecipano alla lotta degli insegnanti, vedendo in essa una parte decisiva nella battaglia contro la politica del governo Renzi che colpisce al cuore ogni possibilità di riscatto del Mezzogiorno.

Reggio Calabria, 07.08.2016

 

 

 

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