di Giorgio Langella, del Comitato Centrale del PCI
Ormai è chiaro, l’Italia è governata dai “peggiori”.
Per l’ennesima volta Matteo Renzi fa promesse e dice cose non vere per attirare a sé qualche voto. Adesso è la volta del referendum costituzionale con affermazioni che sono, a dir poco, imbarazzanti. Imbarazzanti e mendaci.
Afferma Renzi: “se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno”. Ebbene, in una sola frase fa una promessa poco credibile a chi è in difficoltà e dà i numeri. Infatti i 500 milioni che si risparmierebbero grazie alla “riforma” costituzionale sono solo un calcolo fatto a caso, suffragato dal nulla. Numeri confutati dalla Ragioneria di Stato che ha calcolato in circa 50 i milioni di euro che si risparmierebbero(1). Una bella differenza con quanto sostenuto da Renzi. Ma forse per il presidente del consiglio è un po’ debole in aritmetica e, per lui, gli zeri non contano. MA c’è un’altra perla renziana nell’affermazione secondo la quale la “riforma” costituzionale “ha un padre che si chiama Giorgio Napolitano”. Su questo Renzi dice la verità, ma tace sul fatto che questa “paternità” (che non è detto che sia qualificante viste le leggi dichiarate incostituzionali che l’ex presidente della repubblica ha firmato) deve essere condivisa con un altro “padre della riforma”, tale Denis Verdini, indagato per vari reati, processato e recentemente condannato per concorso in corruzione.
Contemporaneamente alle dichiarazioni del “capo” del governo, la ministra Maria Elena Boschi (anch’essa titolare della “riforma” costituzionale in questione) dopo varie affermazioni alquanto arrischiate (e tragicamente risibili) sui “veri partigiani” che voterebbero SI e sul fatto che solo il SI al referendum permetterebbe una adeguata lotta al terrorismo, riesce a superarsi dichiarando che “chi propone di votare NO non rispetta il lavoro del Parlamento”. Ma chi si crede di essere questa signora che “criminalizza” chiunque non sia d’accordo con la “sua” riforma? Con quale autorevolezza e competenza si permette di dire queste cose? E come può parlare di rispetto del lavoro parlamentare quando il suo governo, e anche lei in prima persona, hanno chiesto decine e decine di volte la fiducia strozzando il dibattito e umiliando, di conseguenza, il Parlamento? Un Parlamento, poi, che è formato da “onorevoli” che occupano le poltrone grazie a una legge dichiarata incostituzionale nei suoi punti fondamentali. Ma quelle signore e quei signori che stanno smantellando la Costituzione con arrogante spocchia, lo fanno per incapacità, ignoranza, disonestà intellettuale o perfetta malafede?
È doveroso, inoltre, puntualizzare che la riforma costituzionale ha un ulteriore “madre di riferimento” che risponde al nome di J.P.Morgan. Questa società finanziaria chiedeva (o imponeva) ai governi dei paesi del sud Europa di disfarsi delle loro Costituzioni “adottate in seguito alla caduta del fascismo” perché mostrerebbero una “forte influenza socialista” visto che “prevedono la protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori” e “contemplano il diritto alla protesta”. In quel documento del 28 maggio 2013 (“The Euro area adjustment: about halfway there”) si dava la colpa del disastro a Costituzioni considerate troppo democratiche. E chi accusava era proprio chi era stato artefice della crisi. Una situazione che sarebbe bizzarra se non fosse tragica.
E ricordiamoci anche che Confindustria ha dichiarato il suo SI al referendum, prevedendo, in caso di vittoria del NO, conseguenze tragiche per l’economia italiana. Un ricatto in grande stile basato sul nulla, fatto da una “casta dirigente” che è sempre alla ricerca del massimo profitto personale e che è tra gli artefici della declino industriale del paese, della disoccupazione e del conseguente impoverimento della popolazione che risiede nel nostro paese.
Non c’è che dire; quella che sta distruggendo la Costituzione è proprio una “bella compagnia” che non dice la verità, che promette l’inesistente, che ricatta i cittadini, che tenta in ogni maniera di restare aggrappata ai posti di governo così da poter continuare ad essere esecutrice delle direttive provenienti da quelle oligarchie finanziarie che, ormai, comandano il mondo e l’Unione Europea. Questa maniera si svende non solo la sovranità ma anche la dignità nazionale per trasformare la nostra Repubblica in un regime che poco ha a che fare con la democrazia.
Per tutto questo, oltre al fatto che la riforma “Boschi-Napolitano-Verdini” è veramente pessima nella forma e nella sostanza, è indispensabile votare NO e riprenderci, come cittadini che rifiutano di diventare sudditi, la Costituzione del 1948, quella bella, quella nata dalla Resistenza.