VICENZA: su quanto accaduto a Malga Zonta.

PCI – Federazione di Vicenza

Su quanto successo ieri a Malga Zonta, nel sito “www.ilgazzettino.it” si può leggere un articolo del quale è bene riportare un passaggio: “Valter Orsi come sindaco di Schio ha parlato per circa 5 minuti davanti alle circa 300 persone intervenute, ricordando che il sangue dei caduti di malga Zonta ha contribuito a scrivere la nostra Costituzione. Un intervento breve quello di Orsi, con una decina di giovani legati al centro sociale Arcadia di Schio a contestarlo, con urla e grida rimaste però isolate. Una contestazione legata al “nodo Teppa”, al ritiro dell’onorificenza di Stato “Medaglia della Liberazione” al partigiano di 94 anni Valentino Bortoloso deciso a inizio agosto (era stata assegnata il 16 giugno) dal ministro della Difesa Roberta Pinotti su invito del sindaco Orsi per la sua partecipazione attiva all’Eccidio di Schio del 7 luglio 1945, costato 54 vittime (14 donne e 7 minorenni).”

Anche nel sito “www.ilgiornaledivicenza.it” si legge un’analoga affermazione: “Durante l’intervento del sindaco di Schio una quindicina di giovani dei centri sociali, in gran parte vestiti di nero, si sono alzati gridando «Vattene fascista. Vai via. Vergogna»”.

Adesso, va bene tutto ma in questi articoli ci sono inesattezze e omissioni che non fanno capire quanto e cosa sia realmente successo. Intanto la contestazione verbale non è stata fatta solo da “giovani dei centri no global”, ma ha visto la partecipazione di molte altre persone indignate dal discorso di chiaro stampo revisionista e reazionario tenuto poco prima dal sindaco di Folgaria Maurizio Toller. Una contestazione, per altro, assolutamente pacifica, a meno che non si consideri violenta la frase “ora e sempre resistenza” ripetutamente gridata dai presenti. Ieri il cosiddetto “nodo Teppa” era assolutamente marginale se non inesistente.

Ma c’è un fatto che viene taciuto (non si capisce se in buona o cattiva fede) ed è la dura contestazione silenziosa fatta dalle delegazioni di molti circoli territoriale dell’ANPI presenti alla cerimonia. Ebbene, quando il sindaco Orsi ha iniziato il suo breve discorso, le delegazioni dell’ANPI hanno ammainato le loro bandiere e sono uscite dall’area a loro assegnata, facendovi ritorno solo dopo la fine del discorso del sindaco di Schio. Una presa di posizione chiara e netta contro chiunque abbia l’intenzione di equiparare partigiani e fascisti.

Non c’è stata, quindi, una contestazione personale contro qualcuno, o una specie di “ritorsione” contro Orsi, ma una dichiarazione inequivocabile verso quel revisionismo imperante che, purtroppo, oggi sta prendendo sempre più piede in questo nostro paese dove si vuole cancellare anche la memoria stessa della Resistenza.

Quello di ieri a Malga Zonta è stato un dissenso netto, privo di tutte quelle ambiguità oggi tanto di moda, che chiarisce la decisione di chi ha raccolto la bandiera e gli ideali che furono quelli degli eroi fucilati a Malga Zonta e dei partigiani che hanno combattuto e vinto il nazifascismo di rendere vive e attuali le parole di Calamandrei: ORA E SEMPRE RESISTENZA.

Non a caso chi ha contestato il sindaco Orsi ha applaudito con convinzione il discorso tenuto dal presidente della giunta della provincia autonoma di Trento Alessandro Olivi che ha affermato:“Malga Zonta ci dice solo una cosa, che c’era chi stava dalla parte giusta e chi da quella sbagliata, e su questo non c’è molto aggiungere”.

Non è solo doveroso ma è necessario riportare i fatti come sono accaduti, senza tacere quella che è stata la contestazione più netta che è stata fatta ieri, ovvero il rifiuto di tante sezioni dell’ANPI accettare di dare dignità al revisionismo di chi vuole riscrivere la Storia senza conoscerla.

E a chi afferma che “profughi e passato politico non lasciano in pace i morti nemmeno a Ferragosto” (come si legge nel sito www.vicenzapiu.com) vogliamo rispondere che i partigiani che hanno imbracciato le armi, che hanno combattuto e vinto i nazifascisti, che hanno scritto la nostra Costituzione con il loro sacrificio, non volevano certamente essere lasciati in pace da morti, ma avevano fatto la loro scelta per ridare dignità e futuro al nostro paese.

Dobbiamo ricordare; avere memoria di cosa è successo perché la volontà di dimenticare il passato (anche quello politico) accomunando tutto e tutti in un odioso oblio che non permette più di distinguere la parte giusta da quella sbagliata, facilmente genera mostri.

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