di Bruno Steri, Segreteria Nazionale PCI – responsabile economia
Le cronache di questi giorni si sono soffermate sullo stile da vero gentleman di Giovanni Malagò, il quale ha risposto con un impeccabile baciamano allo sgarbo della sindaca di Roma, la quale aveva negato la sua presenza all’incontro che doveva formalizzare la decisione sulla candidatura della città eterna per le prossime olimpiadi. Sappiamo com’è andata: al gentleman la sindaca aveva preferito l’incontro con un comico. Ma chi è questo ineffabile Malagò? Per avere in merito qualche lume, può essere interessante rileggere alcuni passi di un libro di Claudio Cerasa (La presa di Roma, Bur 2009) che descrive in modo circostanziato uno dei cuori pulsanti della borghesia romana, luogo esclusivo e precluso a quanti non hanno un considerevole conto in banca in cui i potenti intrecciano incontri di divertissement e di business: appunto il circolo Aniene. Ecco qui di seguito il brano.
(…) Giovanni Malagò per anni è stato il punto di riferimento romano di Giovanni Agnelli che, in onore al gran seduttore dominicano che nella Parigi del primo Novecento conquistò le donne più belle del mondo, lo chiamava il Porfirio Rubirosa dei Parioli. Malagò di fatto non ha mai nascosto di essere, oltre che uomo di potere, anche un discreto latin lover. Prima dei figli avuti con Polissena di Bagno (oggi moglie dell’editore Carlo Perrone) e Lucrezia Lante della Rovere (figlia a sua volta del duca Alessandro Lante della Rovere e di Marina Ripa di Meana), Malagò ha avuto parecchie fidanzate famose (Claudia Gerini, Monica Bellucci) e chiunque voglia trovare informazioni su tutto quello che di mondano accade a Roma deve rivolgersi proprio a lui, «Megalò», come l’aveva ribattezzato un’altra Agnelli (Susanna). Ogni mattina prima delle nove e trenta, l’avvocato chiamava «Giovannino» per chiedergli quanto di nuovo accadeva nella vita (non solo politica) della Capitale, e Malagò metteva sempre a disposizione il suo tesoretto di conoscenze romane ereditato in parte dalla madre che – da nipote del vecchio ministro della Democrazia cristiana Pietro Campilli e dell’ex governatore della Banca d’Italia Donato Menichella – aveva costruito nel corso degli anni una buona rete di relazioni nella borghesia capitolina.
Le molte note di colore relative alla sua vita privata (Malagò è amico tanto di Walter Veltroni quanto di Francesco Totti; tanto dei fratelli Vanzina quanto di Luca Cordero di Montezemolo; tanto di Carla Bruni quanto di Gianni Letta; tanto di Giuseppe Tornatore quanto di Luigi Abete) nascondono però un personaggio complesso che va ben al di là del potente uomo di sport. Questo signore con il fisico asciutto e la fama da sciupafemmine è infatti conosciuto a Roma anche per quel suo lungo curriculum di manager di successo che gli ha permesso di rendere l’Aniene un cruciale canale di dialogo tra molte amministrazioni e i potenti della città. Lo stesso Megalò ammette l’esistenza, all’interno dell’Aniene, di un mondo parallelo che vive in simbiosi con quello sportivo: «Da un lato ci sono le medaglie olimpiche, le performance dei grandi atleti. Dall’altro c’è tutto quello che riguarda la vita di imprenditori, manager, professionisti, banchieri, giornalisti e costruttori romani. Il clima che si crea nella nostra struttura ha dato la possibilità di dare vita ad aggregazioni tra banche, di favorire molti accordi strategici per la città, di firmare alleanze tra imprenditori e di trovare importanti intese politiche. È successo più volte che soci illustri dell’Aniene abbiano concluso grandi affari nel nostro circolo ma questo avviene in maniera non voluta. Diciamo pure casuale: qui si mangia, si beve, si gioca a tennis, si fuma un sigaro, si parla, non so, della Roma calcio, dell’Alitalia, scattano i meccanismi di complicità, si risolvono i problemi e si concludono accordi. Sarebbe stupido nasconderlo: l’Aniene significa sport ma in un certo senso significa anche business. È per questo, per i particolari valori che esprime il nostro circolo, che mi hanno chiesto di entrare a far parte di altre formidabili famiglie romane. Penso all’Unicredit. Ma penso anche all’Auditorium». Il potere dei circoli è una forza reale con cui ogni amministrazione cittadina deve fare i conti. Come spiega l’assessore alla cultura di Roma Umberto Croppi, «i circoli hanno obiettivamente l’ambizione di essere anche un potere di supplenza delle politiche romane ma è anche vero che cominciano a contare davvero a Roma nel momento in cui le altre strutture di comando esercitano in modo non ottimale le proprie funzioni amministrative». Questi, spiega l’assessore, sono ambienti di cui va tenuto conto anche per il semplice fatto che hanno una loro funzione all’interno della produzione culturale della città: sono luoghi di scambio, di socializzazione, di mediazione. «L’errore commesso fino a oggi, a mio avviso, è stato quello di aver considerato i circoli come uno dei volti senza cui sarebbe sostanzialmente impossibile controllare gli equilibri della città: ed è proprio un atteggiamento di questo tipo ad averli trasformati in ambienti dove ognuno crede quasi di essere il padre eterno.» Per provare a capire in termini più concreti la forza di un circolo come l’Aniene e per comprendere in che senso questa realtà rappresenti davvero una sorta di «partito reale ed efficiente della classe borghese», il modo migliore è quello di scoprire i nomi di alcuni soci illustri.
Ci sono i banchieri: Luigi Abete, presidente della Banca nazionale del lavoro, il suo direttore generale Fabio Gallia, Emanuele Emmanuele, numero uno della fondazione bancaria più ricca della Capitale (la Fondazione cassa di risparmio di Roma). Ci sono gli imprenditori: Cesare Romiti (presidente onorario di Rcs Media Group e fondatore della società finanziaria Gemina), Alessandro Benetton (vicepresidente esecutivo del gruppo Benetton), Elio Catania (ex presidente e amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato), Luca Cordero di Montezemolo (presidente della Ferrari ed ex numero uno di Confindustria), Matteo Cordero di Montezemolo (figlio di Luca e amministratore delegato della società di private equity Charme), Vittorio Merloni (presidente di Indesit Company), Andrea Mondello, (presidente della Camera di commercio di Roma), Giuseppe Statuto (immobiliarista romano), Marco Tronchetti Provera (ex numero uno di Telecom), i fratelli Toti, importanti costruttori (Claudio, presidente della Virtus Roma e Pierluigi, azionista del gruppo Rizzoli), Alessandro Angelucci (figlio di Antonio, editore di «Libero » e del «Riformista», e titolare di un articolato impero nella sanità privata romana e il cui fratello, Giampaolo, il 5 febbraio 2009 è stato coinvolto nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Velletri a proposito di una truffa per 170 milioni ai danni del Servizio sanitario nazionale), Carlo Perrone (editore del «Secolo XIX») e Andrea Rizzoli (direttore marketing della Rizzoli audiovisivi).
Ci sono molti componenti di una potente famiglia romana, i Caltagirone: un loro lontano parente, Francesco Bellavista Caltagirone, e uno dei bracci operativi del loro gruppo, Massimo Caputi. A questi vanno aggiunti anche gli uomini legati alla politica e allo sport. Soci Aniene sono Luca Danese (imprenditore romano e nipote della moglie di Giulio Andreotti), Maurizio Gasparri (ex ministro della Comunicazione e capogruppo al Senato del PdL), Jas Gawronski (parlamentare europeo del Popolo della Libertà ed ex portavoce di Silvio Berlusconi), Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del Consiglio), Antonio Marzano (numero uno del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro e presidente della commissione per le riforme voluta dal sindaco di Roma Gianni Alemanno), Altero Matteoli (ministro delle Infrastrutture del quarto governo Berlusconi), Raffaele Ranucci (imprenditore romano, senatore del Partito democratico e grande amico di Francesco Gaetano Caltagirone), Andrea Ronchi (ministro per le Politiche comunitarie del Popolo della Libertà), Walter Veltroni (ex sindaco di Roma ed ex segretario del Pd), Piero Marrazzo (governatore della Regione Lazio), Rocco Crimi (sottosegretario allo Sport presso la presidenza del Consiglio), Mario Pescante (ex presidente del Coni e deputato del Popolo della Libertà), Gianni Petrucci (numero uno del Comitato olimpico nazionale) e Franco Chimenti (presidente della Federazione italiana golf). (…) Diventare soci dell’Aniene non è però semplice. L’ingresso nel circolo avviene per gradi: la domanda deve essere presentata da due soci con almeno cinque anni d’anzianità (la lista d’attesa oggi è lunga trenta mesi) e deve essere valutata da un collegio dei probiviri formato da sette persone socie del circolo da più di quindici anni. L’esame dura venti minuti: si verifica lo status delle persone, ogni proboviro fa una domanda al candidato e se il colloquio va bene inizia un periodo di frequenza che può durare da un minimo di tre a un massimo di quattro mesi. In questo spazio di tempo il candidato frequenta il club senza esserne socio, quando entra mette una firma sul registro delle presenze e a poco a poco si fa conoscere. Alla fine del periodo di prova, il suo ingresso viene votato da ogni socio su una scheda colorata. Ogni voto negativo deve essere bilanciato da tre voti positivi e nel caso in cui il parere contrario arrivi da membri con più di venticinque anni di anzianità i segni positivi, invece che tre, devono essere cinque.
Dal 1997, ovvero da quando Malagò è presidente, nessuno è però mai stato bocciato. Ovviamente, se il presidente propone al collegio dei probiviri una nomina onoraria, si può di venire soci anche senza seguire il complesso iter di ammissione. «Il criterio è semplice» ammette Malagò. «Premiamo chi ha fatto qualcosa di concreto e di fattivo per il circolo.» Si tratta dunque di casi eccezionali, che accadono di rado. Fino al 2008, nell’arco di tutta la presidenza Malagò, era successo solo due volte: nel 2006 con il governatore del Lazio Piero Marrazzo, «perché ha fatto una cosa per noi molto importante: ha rinnovato le concessioni che erano ferme da quarant’anni»; nel 2007 con l’allora sindaco Walter Veltroni, «perché ci ha dato la possibilità di ultimare un percorso che avevamo iniziato negli anni». Molti dei grandi affari siglati all’Aniene riguardano in prima persona proprio Malagò. E gli esempi da fare sono molti. La conoscenza personale di Carlo Toto (numero uno di Air One) lo ha messo nelle condizioni di assumere un ruolo importante all’interno della compagnia aerea (Megalò è stato membro del consiglio di amministrazione della stessa Air One) e di svolgere un’intermediazione decisiva con gli ambienti di Confindustria ai tempi della nascita della cordata di imprenditori che ha salvato la compagnia di bandiera italiana, l’Alitalia.
La sua amicizia con l’avvocato Agnelli gli ha consentito di acquisire quelle ulteriori esperienze necessarie per consolidare il suo ruolo da amministratore delegato di una delle più famose concessionarie romane, la Samocar (fondata nel 1977 dal padre Vincenzo). L’intesa con Luca Cordero di Montezemolo ha rafforzato il suo ruolo di rappresentante ufficiale del marchio Ferrari nel Lazio, nella Campania, in Toscana e in Sardegna (a Roma chiunque voglia avere una Ferrari in anteprima è proprio a Malagò che si deve rivolgere) e quello di consigliere d’amministrazione della Tecni-mont (la divisione di ingegneria e sviluppo della Montedison di cui tra l’altro è socio il figlio di Luca Cordero, Matteo). La stima che ha per lui il numero uno di Mediobanca Cesare Geronzi gli ha inoltre consentito di essere nominato membro del cda della banca più importante d’Italia (l’Unicredit).
Il suo rapporto con le passate amministrazioni di centrosinistra (e in particolare con l’ex presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra e l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni) lo ha proiettato nel consiglio d’amministrazione dell’Auditorium e della Festa del cinema. I suoi ottimi rapporti con Piero Marrazzo lo hanno lanciato nel consiglio di amministrazione di una importante realtà culturale (la Fondazione Lazio). Il suo feeling con Lupo Rattazzi (figlio di Susanna Agnelli) gli ha consentito di fondare insieme a lui una società di investimento (la GL Investimenti). E infine, oltre a essere advisor di una delle principali banche d’affari del mondo(l’Hsbc), Malagò è anche vicepresidente della squadra di basket romana: quella Virtus Roma che ha presieduto fino al 2001 e il cui numero uno è oggi il costruttore Claudio Toti (socio dell’Aniene e compagno di calcetto di Malagò). Se è vero che dal punto di vista sportivo l’Aniene rappresenta un’eccellenza nel panorama internazionale – il circolo ha portato ventuno atleti alle ultime Olimpiadi (…) – è anche vero, come abbiamo visto, che i circoli sportivi esercitano una forte «pressione» nelle partite più importanti che si disputano nella Capitale (…).