IL PCI CONTRO IL DOCUMENTO DEL GOVERNO ITALIANO PER L’ESERCITO EUROPEO

di Fosco Giannini, segreteria nazionale PCI; responsabile dipartimento Esteri

esercito europeo

Il Partito Comunista Italiano (PCI) esprime la sua più netta contrarietà ed avversione alla nuova, odierna, ennesima spinta del governo italiano diretta alla costruzione di un esercito e di un “Sistema di Difesa” dell’Unione europea. Tale, nuova, spinta è presente, in modo ampio e articolato, all’interno del cosiddetto “paper”, il documento messo a punto dai dicasteri degli Esteri e della Difesa del Parlamento italiano, che verrà presentato domani a Bratislava, alla riunione informale dei responsabili della Difesa dell’Ue.

Il progetto di esercito e “Sistema di Difesa” per l’Unione europea delineato dal governo italiano e dal suo Ministero della Difesa all’interno del “paper”, vuol essere il contributo al processo di costituzione di un esercito sovranazione Ue avviato nello scorso giugno dall’Alto rappresentante della Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini.

Il progetto contenuto nel “paper” prende le mosse dalla “possibilità di attivare le clausole, oggi ancora ferme, del Trattato di Lisbona”, clausole che permetterebbero ad un gruppo ristretto di Stati dell’Ue di integrarsi sul piano militare, al fine di formare il primo nocciolo duro di un esercito sovranazionale.

La proposta che il governo italiano porterà a Bratislava, utilizzando lo spirito e la lettera del Trattato di Lisbona, sposta decisamente in avanti il progetto dell’esercito Ue; è scritto, infatti, all’interno del “paper” : “ Gli Stati membri con un più alto livello d’ambizione dovrebbero essere pronti ad avanzare verso un’Unione europea della Difesa”. Proseguendo: “ I Paesi disposti a condividere forze, comandi, controllo, manovra e capacità di intervento potrebbero creare subito una Forza Multinazionale Europea (Fme) in grado d’essere permanentemente a disposizione del Quartier generale dell’Ue e che dovrà rappresentare “ il nucleo iniziale della futura Forza integrata europea”.

Non servono commenti, al fine di rimarcare la spinta militarista del governo italiano. Spinta che assume contorni più chiari e ancora più inquietanti in una parte successiva del documento firmato dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti: “ La Forza integrata europea potrebbe essere messa anche al servizio di operazioni NATO o dell’ONU e rimarrebbe aperta ad altri Stati membri che decideranno di aderirvi”.

Il documento italiano prosegue proponendo la creazione di un sistema europeo di istruzione militare e d’ integrazione dei sistemi di addestramento, “basati sulle aree di eccellenza nazionale”. Un progetto generale volto alla costruzione di un esercito sovranazionale che non potrà che trovare la sua base materiale – prosegue il documento italiano – nella costituzione di un’unica, anch’essa “necessariamente” sovranazionale – dimensione bellica, industriale e tecnologica.

Il governo Renzi è, dunque, chiarissimo: è l’Italia, a partire dal risveglio delle clausole “dormienti” del Trattato di Lisbona, a chiedere l’accelerazione del processo di costruzione dell’esercito sovranazionale Ue ed è sempre il governo Renzi a indicarne la strada: prima si costruisce un nocciolo militare iniziale, con i Paesi che ci stanno; questo nocciolo iniziale svolge una funzione magnetica, attirando attorno a sé li altri Paesi Ue, al fine di costruire il vero e proprio esercito sovranazionale. Ma il nocciolo iniziale detta anche lo stile di lavoro generale, il progetto da portare a termine con tutti i Paesi membri dell’Ue: l’esercito Ue avrà una istruzione, un addestramento, una disciplina unica; sarà sotto il comando unico dell’Ue si rafforzerà e si svilupperà attraverso un’industria e un progetto tecnologico bellico unico. E, soprattutto, sarà- come scritto – sotto il comando della NATO.

Nella fase in cui Renzi sembra alzare la voce contro l’Ue e sembra criticare la tedesca Merkel ed il francese Hollande, la proposta italiana di accelerazione del progetto di un esercito unico dell’Ue appare, in prima battuta, una proposta contraddittoria. In verità, tale proposta, altro non è che la pesante e umiliante compensazione del finto chiacchiericcio critico “renziano”. Renzi, pur avendo solo finto di criticare i dogmi liberisti del Trattato di Maastricht, chiede perdono alla Germania e alla Francia per il suo comportamento e lo fa attraverso la massima prova della sudditanza: rinunciare totalmente alla sovranità nazionale, affidando le strategie belliche e il comando dell’esercito italiano e degli eserciti europei al quartier generale di quella stessa Ue da Renzi apparentemente criticata per “deviazioni ”liberiste e accentramento del potere.

L’analisi del PCI è chiara, netta: l’Ue – per come è andata costituendosi – rappresenta un polo neo imperialista in formazione; le sue politiche iper liberiste stanno demolendo le strutture democratiche dei Paesi che la compongono; i salari, i diritti, lo stato sociale dell’intera Ue sono, da anni e anni, sotto gli attacchi micidiali della “germanizzazione” della stessa Ue e della Banca Centrale Europea; la politica estera dell’Ue, subordinata agli interessi del grande capitale transnazionale europeo, agli USA e alla NATO, è di tipo nettamente regressivo e conservatore, con spinte reazionarie; una politica estera non certo volta alla solidarietà e alla cooperazione internazionale, ma chiaramente segnata da pulsioni imperialiste.

Per tutta questa serie di motivi il PCI è contrario alla formazione di un esercito sovranazionale dell’Ue, che esautorerebbe gli Stati, i governi e gli eserciti dell’Ue di ogni autonomia e potere, unificandoli e sottomettendoli ad unico dominio militare: quello iperliberista, neo imperialista e subordinato alla NATO dell’Ue.

Per tutti questi motivi il PCI esprime la sua massima contrarietà al progetto di esercito Ue che il governo italiano – semi clandestinamente, alle spalle del Parlamento italiano, delle forze della pace e del popolo italiano – porterà domani al summit Ue di Bratislava.

Roma, lunedi 26 settembre 2016

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