BENIGNI: UN UOMO TUTTO D’UN PREZZO.

di Giorgio Langella, Comitato Centrale PCI

benignipinocchio

Da “repubblica.it” (inizio dell’articolo):

La vittoria del no al referendum costituzionale sarebbe peggio della Brexit, per questa ragione “è indispensabile che vinca il sì”. Roberto Benigni si schiera a favore della riforma voluta dal governo Renzi. “Se vince il no il giorno dopo ti immagini? Il morale va a terra – sostiene il premio Oscar, intervistato dalle “Iene” – peggio della Brexit. I costituenti stessi hanno auspicato di riformarla la seconda parte, poi c’è la maniera di migliorarla ma se non si parte… Non è come qualcuno dice la riformeremo dopo. No, non accadrà mai più. Poi, certo, ci sono da rivedere alcune cose”.

Benigni è un “uomo tutto d’un prezzo”, pronto a vendersi al potente di turno. Un personaggio che, vista la sua “smisurata cultura”, mente sapendo di mentire. Sarebbe da chiedergli innanzitutto perché bisognerebbe riformare la Costituzione. Ma, penso, che risponderebbe con slogan, frasi fatte, battute falsamente comiche e pensieri altrui. E poi l’auspicato miglioramento della Costituzione nella seconda parte dove sarebbe? Una sostanziale modifica di gran parte della Costituzione in una forma (che diventa sostanza) ignobile, in maniera che i cittadini non riescano a capirla.

Una Costituzione comprensibile solo dagli “addetti ai lavori” è inutile e dannosa. Se poi gli “addetti ai lavori” rispondono ai cognomi di Renzi, Boschi, Verdini, Napolitano, Benigni siamo a posto.

Stravolgono la Costituzione per renderla confusa e di ostica applicazione in maniera da dimostrare che bisogna modificarla ancora, magari in senso sfacciatamente presidenzialista. La faranno approvare con una maggioranza parlamentare, che è minoranza nel paese, ottenuta con una legge elettorale infame (qual è l’italicum) e così ci troveremo l’uomo solo al comando. Con buona pace dei vari Benigni che continueranno a dirci che se si vota contro il governo “il morale va a terra” e ci sarà l’apocalisse.

Se a Roberto Benigni e altri “saccenti intellettuali” che fanno parte della corte dei potenti toccasse in sorte di cercare (e non trovare) un lavoro per sopravvivere, se dovessero faticare veramente in qualche fabbrica o nei campi; se fossero sottomessi anch’essi alle regole imposte dai loro nuovi padroni, se avessero dovuto subire la cancellazione dei diritti che “lorsignori” hanno approvato a colpi di fiducia in un Parlamento umiliato da quei personaggi (poco)onorevoli che lo popolano; se provassero sulla loro pelle cosa significa essere “precari a vita”, forse, allora, saprebbero che “il morale a terra” ce l’hanno quelli che devono vivere del proprio lavoro, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Forse riacquisterebbero coscienza che lavoro, salute, istruzione sono diritti che sono stati conquistati lottando e non privilegi o concessioni elargite dai loro “mecenati”, quei padroni che vogliono comandare. E capirebbero che migliorare la Costituzione significa attuarla nella sua interezza e non cambiarla “tanto per fare qualcosa” con l’obiettivo di prendersi tutto il potere possibile e di trasformare la nostra democrazia in una vile oligarchia.

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