di Edoardo Castellucci, Segreteria nazionale PCI, responsabile ambiente e territorio
Un nuovo evento sismico colpisce le aree immediatamente vicine a quelle interessate dal catastrofico sisma del 24 agosto. Ancora una volta siamo qui a parlare, a discutere, a farci raccontare dell’ennesimo evento sismico che periodicamente si verifica nel nostro Paese. Ogni volta è come la volta precedente, le stesse parole, le stesse promesse, la stessa soluzione: il privilegio della politica dell’emergenza. Non si risana il territorio con l’emergenza ma con un piano nazionale di prevenzione, riassetto e salvaguardia del territorio e messa in sicurezza dei centri storici e degli edifici pubblici. Un piano che per essere realizzato deve conoscere il territorio, studiarlo ed indagarlo, acquisendo le informazioni primarie e secondarie, per aggiornare le mappe di pericolosità sismica, per programmare una seria pianificazione urbanistica e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio con criteri antisismici, e che utilizzi competenze, professionalità ed esperienze che solo ingegneri, architetti, geologi, sismologi, etc. etc. possono garantire.
A tutto ciò va aggiunta la “cultura della prevenzione sismica” che deve diventare patrimonio della classe politico-istituzionale e popolare. Questo presuppone la disponibilità di risorse economiche che vanno reperite ridefinendo le priorità degli interventi, dicendo NO al falso sviluppo sostenibile fatto dalla TAV, dal Ponte sullo Stretto, etc., e facendo diventare la salvaguardia sismica ed idrogeologica l’opera pubblicati per eccellenza.
Per fare questo c’è bisogno di un piano finanziario adeguato alla realtà attuale, che preveda l’intervento diretto dello Stato, senza ricorrere a tassazioni straordinarie, ad Ecobonus e/o incentivi, defiscalizzazioni, agevolazioni, sconti sull’IVA, o nuove tassazioni imposte dall’Europa, come la “tassa sulla disgrazia” del Governo Monti.
Un piano finanziario con la possibilità di accedere a finanziamenti e/o prestiti a tasso agevolato con interessi massimi dell’ 1%, da concedere a chi presenti un progetto di ricostruzione e/o di adeguamento sismico approvato da esperti del settore (ingegneri, architetti, geologi, etc.) e condizionato alla effettiva realizzazione dell’intervento entro un periodo di 5/7 anni.
E’ l’idea dei comunisti: per contrastare la logica capitalistica (e neoliberista in particolare) che riduce al minimo le risorse finalizzate alla prevenzione dei rischi; per un modello di sviluppo sostenibile, fondato sull’uso ed il controllo pubblico delle risorse, sulla difesa e la valorizzazione dei patrimoni collettivi, e di tutto ciò che costituisce un “bene comune” come: territorio, patrimonio edilizio, artistico e architettonico.
Sarà cura del PCI elaborare, nei prossimi giorni, una proposta articolata sulle tematiche della salvaguardia e del riassetto sismico ed idrogeologico del territorio.