SUL 23° CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA DELLA SVIZZERA (PC)

di Fosco Giannini, della segreteria nazionale del PCI, responsabile dipartimento esteri e presente, a Lugano, al Congresso del PC della Svizzera Italiana

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Fosco Giannini, responsabile dipartimento esteri PCI, con il segretario del PC della Svizzera, compagno Massimiliano Ay

Si è svolto a Lugano, dal 26 al 27 novembre, il 23° Congresso del Partito Comunista della Svizzera (PC). Titolo del Congresso: “Community”, e vedremo il perché.

L’attuale Partito Comunista della Svizzera (PC, questo è il suo nome reale e da ora in avanti lo chiameremo solo PC) è stato, sino al 2007 e a tutti gli effetti, la Sezione ticinese del Partito Svizzero del Lavoro (PSdL). La Svizzera è divisa in 26 Cantoni , ed essi sono gli Stati che compongono la Confederazione Elvetica, cioè lo stato federale svizzero; ogni Cantone ha una sua costituzione, un suo parlamento, un suo governo e suoi organi giurisdizionali: ricordare ciò è importante per sapere che anche le formazioni politiche, specularmente alla natura confederale Elvetica, sono organizzate in modo confederale. Da qui l’organizzazione confederale del Partito Svizzero del Lavoro e da qui il motivo per cui vi era, sino al 2007, la Sezione ticinese del Partito Svizzero del Lavoro.

Ma, appunto, al Congresso del 16 settembre 2007, la Sezione ticinese del PSdL cambia il proprio nome in Partito Comunista ( che diverrà solo Partito Comunista, non PC del Canton Ticino, evocando così il proprio progetto di divenire partito di tutta la Svizzera) recuperando il nome “comunista” che aveva contrassegnato il PC Svizzero, messo al bando il 29 novembre del 1940 e ricostituitosi il 14 ottobre del 1944.

Quali sono i motivi per i quali la Sezione ticinese del PSdL assume il nome “comunista”, al Congresso del 2007? I motivi, espressi anche dagli attuali dirigenti del PC, sono i seguenti: “Il PSdL stava assumendo posizioni non più legate, né sul piano politico-teorico, né su quello della collocazione internazionale, alla cultura comunista, al marxismo e al leninismo”. “ Il PSdL – affermano i compagni del PC – si è subordinato alle politiche non comuniste della Sinistra Europea”. “Da ciò l’esigenza – dicono ancora gli attuali dirigenti del PC – di riassumere e rilanciare il nome, la cultura e la pratica politica autonoma del Partito Comunista”.

Anche con il cambiamento del nome in Partito Comunista, tuttavia, il PC rimane, sino al 2014, una Sezione del Partito Svizzero del Lavoro. Finché, dopo molte tensioni politiche, il PSdL – appunto, nel 2014 – lo espelle da sé e il nuovo PC, con sede a Locarno, in piena autonomia continua la propria strada volta alla ricostruzione del Partito Comunista. Al PC si unirà, nel 2013, anche il Partito del Lavoro del Canton Grigioni.

E’ sulla scorta di questa storia che si è svolto il 23° Congresso, come dicevamo dal 26 al 27 novembre scorsi, a Lugano, del PC ( Congresso 23° perché i compagni del PC considerano la loro una storia unica e unitaria).

Il 23° Congresso si è organizzato attraverso la discussione di una Risoluzione Politica ( “Unione Europea, flussi migratori, anti-imperialismo, cooperazione internazionale e multipolarismo: una prospettiva socialista e scientifica”) e un Documento Politico dal titolo: “ Insistere sull’organizzazione, costruire “community”.

Sia la Risoluzione Politica che il Documento sono sicuramente segnati da una forte tendenza alla seria ricerca scientifica e politico-teorica, che sfocia in un’analisi del presente e in una proposta generale di lavoro politico (sia sul piano internazione che sul piano interno, quello svizzero) particolarmente alte e dense, prive di liturgie analitiche e scontati approdi, quanto segnate da importanti e interessanti innovazioni.

Particolarmente densa, da questo punto di vista, è sicuramente l’elaborazione presente nella Risoluzione Politica: in questo documento, netta e radicale è la critica all’Unione Europea, definita “ irriformabile” e di natura neoimperialista; da ciò la contrarietà alla costruzione dell’esercito europeo e la necessità di una lotta unitaria delle forze comuniste ed antimperialiste europee come risposta al processo unitario e imperialista del capitale transnazionale europeo. Nella Risoluzione, particolarmente avanzata e non certamente sovrapponibile a quella della sinistra vaga, è l’analisi dei flussi immigratori, considerati come il prodotto delle politiche aggressive e belliche imperialiste e verso i quali flussi non serve una risposta di tipo “caritatevole”, da sinistra “buonista” e radical, ma un progetto di lavoro materialista e scientifico, che non si limiti all’unica risposta dell’ “ospitalità”, ma che punti, ad esempio, ad una lotta contro il doppio mercato del lavoro costruito dalla borghesia europea (volto a schiavizzare i lavoratori immigrati) e ad un reintegro degli immigrati nei loro Paesi d’origine attraverso una cooperazione democratica e avanzata con i governi di questi stessi Paesi ( tenuto fermissimo il principio del dovere giuridico ed etico di dare risposta positiva ai rifugiati politici). Ciò anche al fine di non lasciare alle destre e ai populismi crescenti, anche in Europa, l’unica risposta ( reazionaria e razzista) alla questione dell’immigrazione di massa. Importante, rispetto a ciò, è una riflessione dei compagni del PC ( una riflessione che trova le sue basi materiali anche nel rapporto profondo che essi hanno con le attuali forze politiche di governo della Siria e con il Partito Comunista Siriano): “ La Siria – affermano i compagni del PCI – ha bisogno che tutti i suoi intellettuali costretti a fuggire dalla Siria – in virtù della guerra imperialista –   verso l’Europa tornino in patria, al fine di partecipare al progetto di ricostruzione del loro Paese”.

Il compagno Fosco Giannini interviene al Congresso del PC
Il compagno Fosco Giannini interviene al Congresso del PC

Nel Documento Congressuale – oltre lo spazio dedicato alle questioni sociali e politiche svizzere – molto ampia è l’analisi del quadro internazionale e dei processi di finanziarizzazione dell’attuale fase capitalistica. Centrale, nel Documento e ai fini di un cambiamento dei rapporti di forza sul piano mondiale, è il ruolo assegnato ai Paesi BRICS, ad un mondo nuovo, cioè, che dovrebbe essere, nel pensiero dei compagni svizzeri, il nuovo fronte di riferimento e di alleanza per i popoli che puntano a liberarsi dal giogo imperialista, compresi i popoli dell’Ue.

Nella lotta antimperialista e nella lotta contro i processi di mondializzazione economica imperialista, il PC mette a fuoco la centralità e l’esigenza della riassunzione del ruolo statuale sovrano di ogni Paese. Una sovranità statuale funzionale all’autonomia e alla libertà dei popoli e alla costruzione di una diga contro l’espansione e la ramificazione del potere economico imperialista. Un sovranità nazionale di natura antimperialista che in nessun modo – dunque e conseguentemente – inficia il necessario ( per i popoli e per i processi di transizione al socialismo) internazionalismo.

Nella lotta antimperialista, centrale, per il PC, è la lotta contro la NATO, la lotta in difesa della neutralità politica e militare svizzera e la lotta per mantenere la Svizzera fuori dall’Unione Europea e dall’Euro. Una battaglia per l’autonomia economica della Svizzera dalla BCE e dalla Federal Reserve nordamericana. Significativa, da questo punto di vista, è stata la battaglia del PC contro la vendita delle riserve aurifere svizzere alla Banca USA.

Sul piano politico e sociale la questione probabilmente più innovativa è quella rappresentata dalla proposta di “Community”. E’, questa, una proposta teoricamente complessa del Documento Congressuale, un progetto dai caratteri innegabilmente utopici ma che caratterizza, anche nel senso della ricerca aperta e in controtendenza, il pensiero politico – antidogmatico – del PC.

“Community” è un progetto di società tendente ad unire i lavoratori, le lavoratrici, gli intellettuali, i giovani, le donne in una costruzione sociale e culturale anti individualistica, dai caratteri “comunitari” e radicalmente contrari all’egemonia culturale capitalistica mercificante e atomizzante. Un progetto di società “in costruzione” che parta e si organizzi dai valori e dalle lotte comuniste.

Il 23° Congresso del PC si è certamente contraddistinto per almeno due questioni centrali: la giovanissima età media dei militanti, dei delegati e dei dirigenti del Partito e il loro elevatissimo, inconsueto, livello politico e culturale.

Possiamo, a spanne, riferire che l’80% dei delegati intervenuti al Congresso hanno un’età media inferiore ai trent’anni; che i loro interventi sono stati segnati dall’assoluta mancanza di sciatteria politica, da improvvisazioni e da livori localistici ( come a volte capita nei Congressi), ma contraddistinti, invece, da un rigore intellettuale e da una competenza sui temi specifici affrontati ( dal lavoro alla scuola; dalle questioni culturali a quelle internazionali) da partito d’avanguardia. La stessa composizione della Presidenza congressuale la dice lunga a questo proposito. Essa era composta dai seguenti compagni/e (dopo il nome mettiamo l’anno di nascita, per far capire di che cosa stiamo parlando):

Massimiliano Ay, 1982, parlamentare, Segretario Politico del PC; Egon Canevascini, 1993, studente di Diritto, membro del Comitato Centrale; Lea Ferrari, 1991, agronoma, del Comitato Centrale; Alessandro Lucchini, 1989, economista, Vice-Segretario Politico, Responsabile Cooperazione internazionale; Milena Ruggeri, 1980, ispettrice doganale, del Comitato Centrale.

La promozione dei quadri giovani e, tra loro, delle compagne; il livello culturale alto di questi stessi quadri non è casuale; una delle basi materiali di questo esito ( una, poiché vi è tutta una politica volta ad ottenere questo risultato) risiede certamente in una regola interna: i nuovi iscritti non possono diventare subito dei militanti; per aspirare a questo “grado” occorre che per almeno un anno essi partecipino ai seminari di studio della scuola di partito, ai corsi teorici e politici che il partito organizza. Solo dopo questa fase di preparazione politico-teorica potranno iniziare a militare per il Partito Comunista.

Il ruolo centrale dei giovani, nella direzione del PC, è stato certamente tra i motivi del lungo e caloroso applauso che ha ricevuto, al Congresso di Lugano, la lettura del saluto ai lavori proveniente dalla FGCI italiana.

Molte sono state le delegazioni internazionali presenti al Congresso ( segno della fitta rete di relazioni mondiali che il PC ha costruito) ed ogni delegazione è intervenuta.

La cura certosina della costruzione e dell’allargamento delle relazioni internazionali segna tutta la politica del PC. Marcata anche dall’alto livello di analisi che il gruppo dirigente è capace di sviluppare, sul piano politico ed economico, delle diverse regioni del mondo. Una capacità ed un livello intellettuale, questi, riconosciuti anche da importanti settori della borghesia svizzera, settori ( in buona parte della borghesia “sovranista”, con la quale il PC intende lavorare, in funzione antimperialista) che non esitano a chiedere incontri e consigli al gruppo dirigente del PC al fine di relazionarsi con i governi e i partiti dei Paesi di natura socialista per avviare con essi rapporti commerciali, reciprocamente utili. Un tipo di lavoro, questo svolto dal PC, reso possibile dai ramificati e forti rapporti con i partiti e i governi di tipo socialista e dalla stessa competenza su questioni economiche che contraddistingue il gruppo dirigente comunista. Un tipo di lavoro molto proficuo anche per la vita del Partito.

Nel Pc non è il Comitato Centrale che elegge il Segretario, ma sono gli stessi delegati al Congresso. E il Congresso di Lugano ha eletto come Segretario del PC, per la quarta volta, il compagno Massimiliano Arif Ay, ( nato nel 1982!). Il compagno Ay, al quale vanno le congratulazioni e gli auguri del PCI, è stato fondatore, nel 2003, del Sindacato degli studenti e degli Apprendisti; oggi è consulente dell’Antenna Svizzera della Federazione Sindacale Mondiale (FSM) e si occupa di cooperazione internazionale. E’ stato tra i più importanti promotori, nel 2007, della riassunzione del nome “comunista” per il proprio partito e tra i più importanti costruttori del Partito Comunista. E’ parlamentare ticinese ( Granconsiglio della Repubblica e Cantone Ticino).

 

 

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