di PCI, federazione di Messina
Tre morti, altri ricoverati negli ospedali della città.
Questo, al momento, è il bilancio della tragedia avvenuta questo pomeriggio a Messina, a bordo del traghetto “Sansovino”, su cui erano in corso lavori di manutenzione.
Occorre chiarire se fosse stato accertato lo stato di “gas free” che, ovviamente, va verificato da un esperto. Matteo Di Flavia, marittimo e compagno comunista di Milazzo, afferma: “E’ necessario che il consulente chimico del Porto dia via libera per l’accesso ai lavori nelle cisterne delle navi”, e aggiunge che “solo dopo il via libera i lavoratori potranno accedere sul posto, muniti di maschera antigas, per ogni precauzione. Non è possibile, nel 2016, continuare a morire così”.
Non è possibile e invece è accaduto. Martedì pomeriggio, nel porto di Messina. Un ufficiale, un sottoufficiale ed uno operaio morti sul lavoro.
Sicuramente non sono state rispettate le regole di salvaguardia, e andranno verificate le responsabilità della Società armatrice. Ma c’è un’altra verità. A Messina e in tutta Italia si muore sul lavoro perché i padroni risparmiano sulla sicurezza, perché i turni sono massacranti, perché le mansioni di dieci sono fatte da uno. La democrazia del padrone è “lavorare in pochi e lavorare molto”. La magistratura attribuirà, prima o poi, le responsabilità che, però, non riporteranno in vita i lavoratori morti.
Per il PCI di Messina è una tragedia annunciata, come avvenne nel caso della Thyssen Krupp nel 2007, quando sette operai morirono bruciati vivi nell’altiforno.
Anche in questa circostanza appare esserci un nesso di causa-effetto tra profitto e morte.
La Federazione di Messina del Partito Comunista Italiano esprime alle famiglie delle vittime solidarietà e offre loro gratuitamente il proprio ufficio legale.
Domani il PCI promuove un sit-in davanti al molo Norimberga (Cortina del Porto), dalle ore 16.00.
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