di Ufficio stampa
Riproponiamo la soluzione dell’ultimo Comitato Centrale del PCI.
La grande vittoria del “NO” al referendum dello scorso 4 Dicembre – alla quale il PCI ha dato, su scala nazionale, il proprio contributo unitario – può inaugurare una nuova fase di cambiamento sociale e politico. La vittoria del “NO” va anche e certamente interpretata, oltre che come difesa della Costituzione e della democrazia, anche come un atto di accusa, di massa, alle politiche liberiste, antidemocratiche e antipopolari imposte dall’Ue e assunte e praticate in Italia innanzitutto dal PD e dal governo Renzi.
Di fronte a quest’esito, l’incarico a Gentiloni e la riproposizione dell’asse governativo renziano per il nuovo esecutivo appare una provocazione inaccettabile. E’ necessaria l’adozione immediata di una legge elettorale proporzionale pura, con cui chiamare subito il popolo alle urne. E’ a partire da tali constatazioni che il PCI respinge, come progetto sbagliato e di retroguardia, la proposta dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, volta a ricomporre il centro sinistra, trascinando nell’accordo con il PD i comunisti e la sinistra italiana.
Ma è proprio a partire dall’attuale natura politica del PD – che non casualmente ha cercato con il “Sì” al referendum una stretta autoritaria in grado di offrirsi come cavallo di Troia politico-istituzionale dell’intero impianto liberista dettato dalla Ue – che il PCI, le altre forze comuniste e la sinistra del nostro Paese debbono respingere inequivocabilmente la proposta Pisapia che, se assunta e praticata, suonerebbe come campana a morto dell’intero fronte della sinistra italiana.
I grandi eventi, che si susseguono nel mondo ed in Europa, dimostrano che i popoli messi in sofferenza dall’ormai trentennale processo di mondializzazione imperialista, sia pur con esiti aperti e, spesso, contraddittori, denunciano comunque le politiche liberiste disseminate ovunque da questo stesso processo di mondializzazione.
Come si è già visto in occasione dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi, che bocciarono la costituzione dell’Ue, quando i popoli sono chiamati ad esprimersi respingono le politiche neoliberiste. Più recentemente fenomeni di segno anche diverso, come la Brexit, le minacciose ascese delle forze di destra in Europa, il successo del M5S in Italia (Movimento non certo sovrapponibile alle destre europee, ma attraversato da profonde contraddizioni), la vittoria di Trump negli Usa hanno evidenziato una tendenza internazionale e di fase che, se non trova forti punti di riferimento a sinistra, può consegnare il consenso alle forze populiste, nazionaliste e reazionarie.
I comunisti e le forze della sinistra italiane, a fronte di tale pericolo e nell’esigenza di ricostruire i legami sociali e riconsegnare ai lavoratori, alle lavoratrici e alle masse popolari un punto di riferimento di sinistra e di classe, hanno di fronte a sé come unica strada quella di unirsi in un Fronte di sinistra, popolare e di trasformazione sociale, indipendente dal PD e volto alla lotta contro le politiche liberiste della Ue, del grande capitale italiano e contro le spinte belliche degli USA e della NATO.
Il Partito Comunista Italiano, nel ribadire il proprio impegno a consolidare la propria presenza organizzata e il proprio radicamento sociale nel Paese, si dichiara immediatamente pronto a lavorare con le altre forze comuniste e di sinistra per la costruzione in Italia di un ormai non più rimandabile Fronte di sinistra, popolare e di massa, che ponga come priorità, ora che l’attacco alla Costituzione è stato respinto, l’applicazione integrale della stessa Carta costituzionale, a partire dai suoi assi centrali volti alla difesa del lavoro, dei diritti sociali e della pace.
Roma 11 dicembre 2016
[…] La risoluzione approvata dal Comitato Centrale del PCI del 11 dicembre 2016 […]