Qualche giorno fa il sito del quotidiano cattolico Avvenire riportava la notizia secondo cui, dopo quattro anni di efferatezze jihadiste, un milione di persone originarie di Aleppo è tornata nella città “liberata” a festeggiare la ricorrenza del Natale. Ovviamente notizie del genere non le troviamo sui principali organi di stampa né le ascoltiamo nei nostri canali tv. Ad esempio l’altro ieri abbiamo dovuto constatare che nel telegiornale serale, dopo che la notizia della morte del cantante George Michael aveva preso ben 16 minuti, è stato dedicato un minuto e mezzo (sì, proprio un minuto e mezzo) agli sviluppi della tragica vicenda che ha visto il coro dell’Armata rossa perire in quello che ad oggi è definito un incidente aereo. Poco più di un minuto di libera uscita, prima di riprendere subito dopo il quotidiano rosario dei bombardamenti russi e delle truppe di Assad. In questo modo la realtà viene capziosamente capovolta: ciò che è vissuto come una liberazione dalla barbarie jihadista (di cui le fosse comuni trovate dalle truppe russe, piene di bambini trucidati, sono l’ennesima raccapricciante testimonianza) diviene per i teleutenti occidentali una condannabile aggressione bellica di siriani e russi contro non meglio precisati “ribelli”. La triste realtà è che abbiamo a che fare non solo con assassini ma anche con squallidi bugiardi. L’importante è che gli abitanti di Aleppo si riapproprino della loro città e, dopo tanto patire, si godano l’albero di Natale più grande della Siria.
(Bruno Steri, Segreteria Nazionale PCI)
da Avvenire.it
La festa di Aleppo intorno all’albero di Natale (il primo dopo 4 anni)
martedì 20 dicembre 2016
Un segnale di speranza anche nella Siria martoriata dalla guerra: l’albero di Natale nella città simbolo del conflitto. Non accadeva dal 2012.
Aleppo ha il suo primo albero di Natale dal 2012. Lo hanno realizzato gli scout #peacepossible4Syria (Twitter Caritas Internationalis)
Nel quartiere cristiano armeno di Aleppo, Aziziya, è stato innalzato un albero di Natale, il più alto della Siria, il primo dal 2012. Un segno di speranza, in una città diventata simbolo della crudeltà di tutte le guerre. Nel video tratto dal profilo Facebook di Sos Chretien d’Orient, rilanciato da Asia News, si vede una banda composta da giovani armeni vestiti da Babbo Natale; la loro esibizione è avvenuta martedì sera. Asia News commenta felicemente questa notizia, spiegando che Aleppo si è liberata in questi giorni da jihadisti e ribelli, che nonostante tutti gli sforzi, non sono riusciti a «uccidere lo spirito di tolleranza e convivenza tra religioni ed etnie».
In piazza, a festeggiare insieme la liberazione della città dai jihadisti e il Natale che si avvicina, c’erano musulmani e cristiani, in barba al proselitismo esercitato dai gruppi salafiti e jihadisti i quali per 4 anni «hanno cercato di imporre un islam takfiri e wahhabita».
Le persone originarie di Aleppo ritornate in città dopo la liberazione sono circa un milione.
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