di Alberto Gabriele
- Sono apparsi recentemente sulla rivista Cubadebate due brevi saggi a firma di José Luis Rodríguez, ex ministro dell’economia e assessore del CIEM, il Centro de Investigaciones de la Economía Mundial (CIEM), uno dei più importanti di Cuba. Il primo tratta del ruolo della pianificazione nel socialismo, e della sua importanza per l’economia del paese[1]. Il secondo riguarda la concettualizzazione del modello socialista cubano[2].
Per coglierne l’importanza può essere utile menzionare che Rodríguez scrive abbastanza spesso su temi legati all’andamento congiunturale dell’economia cubana e mondiale, ma non su questioni teoriche e ideologiche. L’apparizione di due contributi di natura assai più impegnativa non può essere casuale. Le posizioni espresse da Rodríguez possono probabilmente essere considerate come rappresentative del consenso esistente attualmente ai vertici del partito su alcune tematiche di fondamentale importanza per il futuro del socialismo cubano, e per la stessa interpretazione della idea e del significato del termine socialismo da parte dei comunisti cubani.
In termini generali, ed anche nella terminologia e nello stile della esposizione, entrambi i saggi si mantengono molto fedeli alle tesi classiche della tradizione marxista-leninista. Tuttavia, in alcuni passaggi, contengono anche delle costatazioni fattuali realistiche relativamente innovative, e apportano un contributo al processo di lento consolidamento di un nuovo senso comune sulla inevitabilità di un graduale ma profondo cambiamento che si è venuta manifestando (almeno nelle intenzioni, se non ancora sufficientemente nella pratica) nel corso dei due ultimi congressi del PCC, svoltisi rispettivamente nel 2011 e nel 2016[3].
- Il primo articolo inizia ricordando che la pianificazione ha sempre costituito una premessa indispensabile per affrontare le “complessità[4] incontrate nella costruzione del socialismo”. Subito dopo Rodríguez cita uno dei documenti chiave prodotti dall’ultimo congresso, che riguarda la concettualizzazione del modello economico e sociale cubano di sviluppo socialista (“Conceptualización del Modelo Económico y Social Cubano de Desarrollo Socialista”, che è poi lo stesso al quale è dedicato il secondo saggio), che definisce la pianificazione come “la categoria centrale, definitoria del sistema di direzione, attraverso la quale si individuano e precisano gli obiettivi da realizzare. Dà priorità allo sviluppo strategico, è centralizzata, partecipativa[5] e differenziata su diversi livelli…”[6].
Rodríguez riconosce però che l’applicazione pratica della pianificazione ha sempre incontrato non poche difficoltà, a Cuba come in altri paesi socialisti, e individua correttamente il nodo principale nella relazione tra “piano e mercato”, e soprattutto nella “spiegazione inadeguata della esistenza delle relazioni monetario-mercantili nel socialismo”. L’autore ricorda che c’è voluto molto tempo prima che si arrivasse alla conclusione che queste relazioni esistono oggettivamente, a causa dell’“isolamento relativo dei produttori”. Questi ultimi, “dato il basso livello di sviluppo delle forze di produzione, non possono esprimere direttamente il carattere sociale del loro lavoro – anche nell’ambito della proprietà statale – ed hanno bisogno di un mercato per farlo”[7]. Quindi, “il sistema di direzione pianificata dell’economia tiene conto della esistenza del mercato, regola il funzionamento delle sue leggi e limita l’abito del suo operare, in modo tale che i rapporti di mercato non esercitano nel modello un ruolo preminente”[8].
Ma, lasciati a sé stessi, i rapporti mercantili in presenza di proprietà privata tendono a tradursi naturalmente in rapporti capitalistici. Per questo è necessario porre loro dei limiti: “Non si permette la concentrazione della proprietà (privata) e della ricchezza […] coerentemente con i principi del nostro socialismo”[9]. Quindi, il problema chiave è come regolare le relazioni monetario-mercantili, sia all’interno che all’esterno della proprietà statale.
I paragrafi successivi sono molto importanti, perché contengono il chiaro riconoscimento di una tendenza negativa che molto è costata nel passato al socialismo, a Cuba e in molti altri paesi. L’accettazione formale della vigenza di relazioni monetario-mercantili non ha impedito, il più delle volte, di affrontare i loro effetti negativi attraverso procedure repressive e/o amministrative. Ma l’esperienza ha mostrato che l’applicazione di meccanismi di penalizzazione non elimina le condizioni che avevano dato vita originariamente all’esistenza dei settori mercantili, ma li spinge nel sommerso, al margine di qualsiasi regolazione.
Allora, se abbiamo accettato che l’economia deve essere in parte retta da leggi di mercato, dobbiamo regolarle ma rispettandone l’intrinseca natura. Quindi, “ad esempio, se si vuole regolare il prezzo di un prodotto, è preferibile che lo Stato incida con il suo prezzo nella concorrenza e non imponga semplicemente un prezzo massimo”. La pianificazione deve incidere nel mercato non attraverso pratiche amministrative o punitive, ma attraverso meccanismi economici. Ciò suppone lavorare con riserve che permettano intervenire nel mercato quando questo si renda necessario, e per un periodo di tempo adeguato[10].
Successivamente, Rodríguez riconosce che il governo ha difficoltà nel misurare correttamente il valore e nell’analizzare adeguatamente la realtà socioeconomica, e deve quindi esercitare la virtù della modestia adottando un approccio flessibile – evitando ad esempio di tentare di controllare ogni settore e ogni aspetto sia pur secondario dell’economia, e di stabilire mete eccessivamente ambiziose, precise e dettagliate che verranno poi regolarmente smentite dai fatti, togliendo così serietà e prestigio all’idea stessa di pianificazione – concludendo che l’esperienza ha dimostrato che un grado eccessivo di centralizzazione non è sostenibile.
Malgrado gli errori commessi, Rodríguez ritiene che la pianificazione abbia dimostrato la sua utilità come elemento centrale per l’avanzata delle economie socialiste. Altre furono le cause più profonde che determinarono la sparizione del socialismo in Europa, legate soprattutto al ruolo negativo giocato dai dirigenti comunisti che si affidarono ciecamente e irresponsabilmente al mercato in modo irresponsabile, “piuttosto che accettare nuove tecniche socialiste più avanzate”[11].
- Il secondo saggio di Rodríguez analizza specificamente il documento sulla concettualizzazione del modello socialista cubano scaturito dal VII congresso del PCC dell’aprile 2016[12].
Dopo avere ricordato brevemente la storia di analoghe dichiarazioni emanate da congressi precedenti, Rodríguez ricorda che la nuova linea favorevole a cambiamenti piuttosto radicali[13] è emersa con relativa chiarezza a partire dal VI Congresso, che approvò i famosi Lineamientos de la Política Económica y Social (PCC 2011)[14]. A questo proposito (anche se Rodríguez, per carità di patria, non lo fa), non si può non ricordare in questa sede che il testo dei Lineamientos approvato dal VI Congresso era una versione annacquata e contraddittoria del testo originale proposto alla discussione interna ed esterna al Partito nella lunga fase precongressuale. Le forti resistenze interne obbligarono infatti Raul e il gruppo dirigente a fare una mezza marcia indietro per tenere unito il Partito (vedi Gabriele ed. 2011).
Rodríguez scrive che i Lineamientos “implicarono un gruppo di trasformazioni fondamentali nella politica economica e sociale del paese”. In realtà, questo non è del tutto esatto. I Lineamientos sostenevano in termini generali che trasformazioni fondamentali sarebbero state opportune e necessarie, ma non hanno implicato a tutt’oggi la realizzazione di queste trasformazioni nella pratica – né, probabilmente, avrebbero potuto farlo, data la loro intrinseca debolezza derivante dallo lo snaturamento del testo prodotto dallo svolgimento del VI congresso.
Malgrado le profonde contraddizioni che si portavano dietro, i Lineamientos implicarono “un cambiamento concettuale importante nella strategia economica”, che passava così da una linea di pura resistenza alle avversità a un’altra “più complessa, volta alla creazione delle condizioni necessarie per lo sviluppo nel medio periodo”.
Innanzitutto, pur confermando la preminenza della pianificazione, si sosteneva la necessità di aprire maggiori spazi alle relazioni monetario-mercantili e alle forme di proprietà non statali, concentrando gli sforzi del settore pubblico sui settori strategici più capitalizzati[15]. Si riconosceva anche che questa opzione (peraltro ispirata dal buon senso) comportava “rischi”, e che sarebbe stato necessario applicare misure volte a neutralizzare le negative conseguenze del mercato in una economia socialista.
Si sosteneva anche (in termini generali e piuttosto vaghi) la necessità di rafforzare gli incentivi materiali, l’autonomia delle imprese, il decentramento e la partecipazione dei lavoratori, e di razionalizzare la rete di sussidi contenendone i costi – pur senza ledere eccessivamente l’equità sociale – con l’obbiettivo di aumentare il grado (attualmente scarsissimo) di autosufficienza alimentare ed energetica del paese e la sua competitività internazionale, promuovendo la diffusione del progresso tecnico. Come obiettivo intermedio necessario, si segnalava l’urgenza di migliorare la bilancia dei pagamenti e rendere nuovamente gestibile il debito estero, al fine di rianimare gli investimenti anche grazie a un flusso importante di capitale straniero.
In pratica, i Lineamientos sono rimasti in gran parte una lista di buone intenzioni ispirate al senso comune. I contrasti politici interni al partito non sono stati ancora superati e prevale l’immobilismo. Rodríguez non lo dice apertamente, ma ricorda che nel corso del VII Congresso, nell’aprile 2016, è stata data comunicazione ufficiale che solo il 21% dei 313 Lineamientos era stato realizzato in pratica, con un 77% “in processo di esecuzione”. La crescita media annua del PIL nel periodo 2009-2015 è stata del 2.8%, inferiore alle attese[16].
I maggiori passi avanti sono stati realizzati nel campo della riduzione degli squilibri della bilancia dei pagamenti[17] e nella “creazione di condizioni giuridiche e organizzative favorevoli per l’applicazione della politica fiscale e il trattamento dell’investimento estero”. Cuba è riuscita a difendere nell’essenziale il suo avanzato sistema pubblico di sanità e di istruzione, ma “non è stato possibile neutralizzare l’impatto negativo di varie misure, che ha portato a un aumento delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito, una riduzione della copertura della assistenza sociale e a scarsi progressi nel migliorare le condizioni abitative e dei trasporti”[18].
A conclusione del suo articolo, Rodríguez segnala che Raul Castro, nel corso del suo rapporto al VII congresso nello scorso aprile, ha osservato che tra i problemi più seri che hanno finora impedito una applicazione adeguata dei Lineamientos vi sono “la mancata valutazione dei livelli di rischio e dei costi e benefici di determinate misure”.
- A mio parere, in effetti, il conservatorismo e l’eccessiva avversione al rischio di gran parte del Partito, insieme con l’estrema lentezza con cui avanza una visione condivisa di cosa potrebbe e dovrebbe essere una moderna economia socialista, sono i principali fattori negativi all’origine dell’attuale impasse del processo di rinnovamento e riforma del socialismo cubano. Se continua così, Cuba non va da nessuna parte. D’altronde, l’opzione estrema di spaccare il Partito e il paese con una sorta di decisionismo verticista favorevole a una liberalizzazione generalizzata e non adeguatamente regolata dell’economia comporterebbe rischi evidenti. È tuttavia possibile che la lenta “strategia della lumaca”[19] di Raul – che è probabilmente l’unica ragionevole e praticabile al momento attuale, date le condizioni oggettive e soggettive nelle quali si trova ad operare il Partito comunista cubano – ottenga dei risultati più consistenti in termini di consolidamento politico e ideologico, anche in una ottica di breve-medio periodo[20]. I due pur cautissimi e apparentemente assai poco innovativi saggi di Rodríguez su Cubadebate (pubblicati tra il settembre e il novembre del 2016) potrebbero forse costituire al tempo stesso un tassello di questa complessa strategia e un segno che la linea di Raul sta progressivamente prevalendo e rafforzandosi. In questo caso – se il mondo continuerà ad esistere nel frattempo – le prospettive di sviluppo di Cuba potrebbero anche rivelarsi sorprendentemente favorevoli.
NOTE:
[1] José Luis Rodríguez, 2016a
[2] José Luis Rodríguez, 2016b.
[3] Il VI Congresso si è svolto nell’aprile 2011, e il VII nell’aprile del 2016. Per chi sia interessato ad approfondire l’analisi sul loro significato e sulle prospettive che hanno aperto, segnalo alcuni contributi miei e di altri osservatori cubani e internazionali: vedasi Alberto Gabriele (ed.), 2012, e Alberto Gabriele, 2016.
[4] “Complejidades”, in spagnolo. A volte preferisco utilizzare traduzioni letterali di termini spagnoli – anche se un po’ zoppicanti in italiano – per rendere in modo il più possibile fedele lo spirito del testo.
[5] Già da queste poche righe si può cogliere una prima “complessità”. Una pianificazione che non fosse, in una certa misura, centralizzata, non sarebbe pianificazione. Ma come fare per renderla anche partecipativa, e per declinarla in modo appropriato ad ogni livello della struttura socioeconomica?
[6] PCC 2016, Capítulo 3, párrafo 214. D’ora in poi, al documento si farà riferimento come Conceptualización.
[7] Dal mio punto di vista, ritengo positivo il fatto che Rodríguez si riferisca alla consapevolezza della esistenza della esistenza delle relazioni monetario-mercantili (e quindi di meccanismi di mercato) nel socialismo come un fatto ormai acquisito, sia pure a fatica – a Cuba soprattutto. Faccio però osservare che ritenere questa realtà una conseguenza del basso livello di sviluppo delle forze di produzione è sì parte della tradizione marxista-leninista, ma costituisce una interpretazione storica a tutt’oggi indimostrata. Negli USA, dove queste forze raggiungono attualmente il loro massimo sviluppo, sarebbe più facile applicare una pianificazione pura, comunistica, senza mercato, che non a Cuba o in Italia o in Messico? Forse, ma non possiamo darlo per scontato.
[8] PCC 2016, para 211.
[9] PCC 2016, para 104. Questa esplicita dichiarazione d’intenti è a tutt’oggi una caratteristica della linea del partito comunista cubano, e differisce da quella dei partiti cinese e vietnamita. A mio parere su questo punto hanno ragione i cubani in linea di principio, ma il modo per sviluppare un moderno socialismo “compatibile con il mercato” senza permettere lo sviluppo di nuove classi privilegiate di natura capitalistica o para- capitalistica non è ancora stato trovato da nessuno in pratica, anche se rimane ipotizzabile e auspicabile in teoria. Questo trade-off tra uguaglianza e sviluppo è inevitabile di per sé, ma è ipotizzabile e sperabile che nel futuro potrebbe essere declinato e gestito da forze statuali favorevoli al socialismo in modo assai più soddisfacente di quello presente.
[10] Rodríguez riconosce che costituire queste riserve comporta costi e una adeguata “pianificazione nella pianificazione”. In realtà, a mio parere, quello della regolazione del prezzo al consumo di beni prima necessità è un caso particolare che conferma una regola generale di senso comune: l’intervento pubblico nell’economia –anche nel socialismo – dovrebbe abbandonare pretese universalistiche e onnicomprensive, e limitarsi agli ambiti nei quali può realmente essere efficace piuttosto che controproducente, tenuto conto dei limiti posti dalle condizioni oggettive e soggettive in ogni determinato contesto socioeconomico e storico.
[11] Rodriguez cita come esempi di questo atteggiamento le tecniche dei bilanci intersettoriali e della pianificazione lineare. Dal mio punto di vista, credo che sia vero che – soprattutto nella fase presente e nel prossimo futuro – un utilizzo intenso e diffuso del potenziale delle tecnologie elettroniche di calcolo, e delle moderne tecniche matematiche e statistiche, possa rendere alcuni aspetti della pianificazione più efficaci che nel passato, permettendo al “centro” di superare in parte uno degli ostacoli fondamentali che ne limitano l’efficacia: l’impossibilità di acquisire e processare una gamma teoricamente infinita di informazioni. Tuttavia, come regola generale e in una prospettiva non emergenziale di lungo periodo , non credo possano darsi soluzioni tecnocratiche a problemi legati essenzialmente alla incomprensione o al rifiuto di contraddizioni che nascono dall’interagire di potenti fattori sociali e psicologici quali i valori e preferenze dei soggetti economici, la struttura degli incentivi, e – più olisticamente – i rapporti sociali di produzione e di scambio oggettivamente esistenti in un determinato momento storico..
[12] Alcuni aspetti del documento sono ancora oggetto di discussione, e potrebbero essere emendati nel prossimo futuro.
[13] Usare un termine come “riformista” sarebbe inaccettabile, anche a causa del fatto che (senza che il vocabolo in sé ne abbia colpa) è frequentemente identificato con “rinnegato neoliberale”.
[14] È importante ricordare che il testo dei Lineamientos approvato dal VI Congresso era una versione annacquata e contraddittoria del testo originale proposto alla discussione interna ed esterna al Partito nella lunga fase precongressuale. Le forti resistenze interne obbligarono infatti Raul e il gruppo dirigente a fare marcia indietro per tenere unito il Partito (vedi Gabriele ed. 2011).
[15] Nella fase attuale del dibattito su quello che viene definito ufficialmente come l’aggiornamento (“actualización”) del modello economico cubano, sarebbe malvisto sostenere apertamente che l’obbiettivo ultimo dell’attuale processo di riforme dovrebbe essere il “socialismo di mercato”, e/o l’identificazione sostanziale con quello che è stato definito il “modello sino-vietnamita” (vedi Womack 2014).
[16] Nel 2016 si prevede una crescita intorno al 2%.
[17] Grazie al contenimento della spesa e alla modesta crescita realizzata nella prima metà dell’attuale decennio, la bilancia dei pagamenti è effettivamente migliorata negli ultimi anni. Il livello di investimenti, tuttavia, rimane bassissimo, e i flussi di capitale estero sono finora stati piuttosto scarsi. In parte, questi insuccessi sono dovuti alla lentezza e mancanza di chiarezza del processo di riforme, che non stimola l’investimento privato, soprattutto nell’agricoltura e nell’industria.
[18] Non vi è stato nessun sostanziale progresso verso la risoluzione della contraddizione più grave dell’economia cubana, quella costituita’ dalla dualità monetaria, e più in generale nella direzione di una razionalizzazione della struttura (attualmente distorta) dei prezzi relativi, tra i quali va incluso anche quello della forza-lavoro.
[19] I riferimento è al film colombiano del 1993 “La estrategia del caracol”.
[20] Cuba si trova attualmente in una fase incerta e delicatissima di transizione verso un futuro pieno di incognite. La consapevolezza della insostenibilità dell’attuale, precario equilibrio di sopravvivenza, è diffusa a tutti i livelli, sia tra la popolazione che nel Partito. Cambiamenti rilevanti, anche se non radicali, del clima ideologico non sono da escludersi, anche in arco di tempo relativamente breve.
Riferimenti bibliografici:
Alberto Gabriele (ed.), 2012: The Economy of Cuba after the VI Party Congress, NovaScience, 2016
Alberto Gabriele, 2016: Cuba’s economic perspectives in the aftermath of the VII Party Congress: a few tentative remarks, The Cuban Economy, May 24, 2016, http://thecubaneconomy.com/articles/authors/gabriele-alberto/).
PCC (2011): “Lineamientos de la Política Económica y Social del Partido y la Revolución” Abril 18 de 2011 en www.juventudrebelde.cu/file/pdf/suplementos/lineamientos-politica-partido-cuba.pdf
PCC (2016): Conceptualización del Modelo Económico y Social Cubano de Desarrollo Socialista, VII Congreso del PCC, La Habana, abril de 2016 en www.cubadebate.cu
José Luis Rodríguez, 2016a: La planificación en el socialismo: Su importancia y actualidad para nuestra economía, Cubadebate,29 septiembre-17 Octubre 2016
José Luis Rodríguez, 2016b: La Conceptualización del Modelo: Análisis de sus características y perspectivas, Cubadebate,28 Octubre-10 Noviembre 2016
- Womack, 2014: The Sino-Vietnamese Model, in Tse-Kang Leng, Yu-Shan Wu (eds.) 2014, Chinese Models of Development: Global, Local, and Comparative Perspectives, Chapter 5, Lexington Books.
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