Fatti e misfatti di Human Technopole

di Gianni Strazzulla , dipartimento scuola,università, ricerca del PCI

E’ ormai avviata la costituzione della Fondazione Human Technopole (nel seguito la chiamerò HT) che Matteo Renzi ha voluto con l’arroganza che gli è propria. Si tratta di un istituto di ricerca di notevolissime dimensioni da realizzare sull’area in cui si è tenuta l’Expo, a Milano. A regime prevede la presenza di circa 1.500 studiosi ed un investimento di un miliardo e mezzo di euro in dieci anni. Il progetto è diretto dal professor Stefano Paleari. Sono già state individuate sette aree disciplinari: centro di genomica oncologica; di neuro genomica (in particolare per lo studio di malattie come Alzheimer e Parkinson); di nutrizione ed alimentazione; dei grandi archivi di dati; di scienze della vita; di analisi dati (quindi studi di statistica, matematica, informatica) e di nanotecnologie applicate ai settori alimentare e biomedico.

Noi comunisti del PCI siamo del tutto contrari ad HT non solo per questioni di metodo e di merito ma anche per questioni connesse a valori etici, di visione del mondo e della funzione che in esso deve avere la ricerca pubblica specie in un settore, la sanità, così importante per tutti gli esseri umani.

Il metodo ed il merito

L’entità del finanziamento ha ovviamente fatto drizzare le orecchie ai ricercatori italiani nelle Università e negli Istituti di Ricerca. E’ opportuno, saggio e proficuo investire tutto questo denaro per una sola iniziativa quando il resto della ricerca italiana piange miseria? La nostra risposta, e di una larga parte dei ricercatori italiani, è no. Se è vero che a volte è necessario non frammentare i finanziamenti per la ricerca in tanti piccoli rivoli (distribuzione a pioggia) è altrettanto vero che lo stesso risultato si può ottenere con maggiore efficacia e notevoli risparmi, accentrando e snellendo i servizi burocratico-amministrativi, grande tormento dei ricercatori italiani che stiamo “mutando” in burocrati, e sfruttando la dotazione di apparati sperimentali esistenti in grande abbondanza sul territorio nazionale ed a volte forzatamente sotto-utilizzati per mancanza di risorse anche minime, finanziarie e di personale.

Altro punto di dissenso è il metodo seguito per la definizione del progetto. Un principio essenziale per qualunque impresa scientifica si voglia intraprendere è di farlo nel modo migliore possibile e comunque secondo criteri di “eccellenza” che sono e saranno sempre discutibili, ma che vanno in ogni caso dettati dal mondo accademico. Certo con i propri limiti e le proprie “camorre” interne ma che è intollerabile siano determinate esclusivamente da beceri interessi politico/finanziari come frequentemente accade. Sarebbe stato quindi ovvio aspettarsi che per HT si fosse aperto un bando pubblico (una “call”) per la definizione del progetto. Neanche per idea. Matteo Renzi ed i suoi governi (dico l’originale e quello fotocopia di oggi) hanno deciso da soli affidando il progetto ad un solo ente e cioè al tanto discusso IIT (Istituto Italiano di Tecnologia). Questo è un altro grande istituto che ha sede in Genova, ha più di 1400 addetti, un finanziamento annuo di circa 100 milioni di euro, ed è diretto da uno scienziato italiano, il professor Roberto Cingolani di indiscutibile valore e prestigio internazionale. Questa scelta ha tuttavia suscitato una profonda spaccatura nel mondo accademico. A guidare la parte più critica è una grandissima scienziata italiana, la professoressa Elena Cattaneo docente all’Università statale di Milano e senatrice a vita.

La Cattaneo ha, fra l’altro, presentato un durissimo documento al Senato della Repubblica (www.senato.it/leg/17/BGT/Testi/Allegati/00000217.pdf), dove si mettono in evidenza limiti gestionali gravi dell’IIT, ma anche di produttività scientifica (specie se comparata all’entità dei finanziamenti) e soprattutto una carenza nel “trasferimento tecnologico”, quest’ultimo essendo il vero compito affidato all’Ente.

Per una ricerca pubblica come bene comune

Ed eccoci alle parole chiave: trasferimento tecnologico. Di cosa si tratta? Si tratta del fatto che è necessario ed auspicabile che i risultati delle ricerche scientifiche, per esempio la messa a punto di un nuovo farmaco, siano poi efficacemente trasformate in un “prodotto” da immettere sul “mercato”. Domanda: se HT dovesse mettere a punto (lo farà certamente) un farmaco efficace chi lo produrrà ed a che prezzo? La risposta è (ahinoi!) facile, lo produrrà qualche industria del farmaco che lo “globalizzerà” e, sul mercato italiano, lo farà pagare al servizio sanitario nazionale (cioè a noi tutti) una barca di soldi. All’industria andranno enormi guadagni che serviranno anche ad “oliare” il mondo politico (sempre prono) ed accademico (convegni, borse di studio, premi ad “eccellenti” scienziati ecc.).

Con questo tipo di operazioni (magari non di tali dimensioni) la sanità italiana è diventata preda di speculatori senza scrupoli, spesso legati ad ambienti mafiosi, che “investono” sulla salute nelle cliniche private, nei centri di analisi, nell’imporre ai medici di famiglia ed a noi tutti uno stile di vita per cui “il mercato” richiede sempre più farmaci e sempre più costosi. Altro che prof. dott. Guido Tersilli (alias Alberto Sordi) primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue!

A solo titolo d’esempio: è venuta fuori in questi giorni l’incredibile vicenda del turismo sanitario offerto da alcune agenzie di viaggio per andare in India a curare l’epatite C. Il costo del viaggio (aereo, alloggio, visita e prescrizione) è di 1500 – 2000 euro. Una volta in India si possono acquistare (per circa 600 euro) i farmaci necessari per i tre mesi della terapia. In Italia il costo di una terapia, a carico del SSN, non è del tutto chiaro perché le trattative tra stato e singole case farmaceutiche sono state vergognosamente tenute nascoste, comunque attualmente vale anche più di 20000 euro/paziente. Così da noi non solo la ricerca pubblica ha contribuito, con quella di tanti altri stati, agli studi relativi ai test sull’efficacia del farmaco sui pazienti (la così detta fase 3 che è parte della sperimentazione clinica) ma ora paga salatamente i farmaci e, non avendo quattrini sufficienti per tutti, costringe i pazienti ad attendere l’aggravamento della malattia per poter essere curati. E’ un’infamia.

E’ un’infamia che si speculi sul diritto alla cura che è diritto di ogni essere umano che abita il nostro pianeta. Noi comunisti chiediamo, con rabbiosa determinazione, che questo cambi e che, nel caso specifico, i risultati delle ricerche di HT divengano “BENE COMUNE DELL’UMANITA’ ”.

Un po’ per celia

Lasciatemi concludere questo scritto facendo, per quanto possa esserne capace, un po’ d’amara ironia nell’immaginare di scrivere una letterina a Matteo Renzi con la proposta di aggiungere un grande stilista, simbolo “globalizzato” dell’Italian Style, tra i soci di HT (magari Maurizio Crozza ne trae spunto e ci cita!).

Carissimo Matteo,

stamane ho immaginato di passeggiare per le strade di Catania e camminando ad occhi bassi in quanto concentrato ad evitare le buche dei marciapiedi, le macchine posteggiate dove capita prima e gli escrementi dei cani, ho rischiato di sbattere su una folla di persone che si accalcavano davanti ad una farmacia. Incuriosito chiedo informazioni ad un signore che sembrava saperla lunga:

  • Ma perché lei non sa nulla? – risponde con aria di superiorità – fra un’ora esatta verrà messa in vendita, contemporaneamente in tutto il mondo, la nuova pillola anticolesterolo frutto della ricerca della nostra HT e messa in commercio dalla International Pharmaceutical Speculation Ltd. Oltretutto a prezzi stracciati. Pensi, costeranno solo 200 euro a flacone (ben 50 pillole!).
  • Ma scusi che hanno di nuovo queste pillole? – dico io
  • Ma sono disegnate dal grande stilista! Non hanno la solita forma da pillola. Queste sono intagliate, si ispirano al gheriglio delle noci e sono offerte in colori diversi grazie alla nuova tecnica di deposizione di nano-materiali non tossici (brevetto IIT). Io prenderò le giallo-oro.
  • Ma il giallo-oro è assolutamente fuori moda – interviene, con fiero cipiglio, una signora – Ascolti me, prenda le amaranto è il colore che va quest’anno
  • Intanto un giovane vien fuori dal gruppo e dice che lui è arrivato prima di me e prenderà tutte le scatole che trova, fa parte del gruppo GIO.
  • Scusi ma cos’è il GIO?
  • Sta per Giovani Inprenditori Omologati
  • [Qui una parentesi è necessaria, ad evitare che a qualche professorone dell’ HT venga l’idea di lanciare un appello che denunci lo scandalo dei comunisti che non conoscono l’italiano. Preciso quindi che è stato il giovane che, su mia richiesta, ha dichiarato che loro scrivono inprenditori con la enne, tanto si capisce lo stesso.]
  • Ma voi siete giovani. Avete il colesterolo alto? – aggiungo
  • Assolutamente no. Ma siamo inprenditori (per giunta omologati) ed il nostro destino lo costruiamo con le nostre mani. E’ semplice, acquistiamo a 200 euro e rivendiamo su Internet agli sceicchi arabi ed al triplo del prezzo!Cordialità,
  • Gianni
  • Il pensiero si tramutava in incubo quando leggendo un giornale (uno qualunque, erano tutti uguali ed il Manifesto non era in edicola) apprendevo che grazie al grande- stilista-Pill il PIL era schizzato in alto e Tu Matteo, superando trionfalmente il 40% dei voti, avevi finalmente vinto le elezioni!Cordialità,

    Gianni

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