INCONTRO TRA IL PCI E L’AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE: PIENA SINTONIA POLITICA.

di Juri Carlucci, Dipartimento Esteri PCI

Roma. Lo scorso 5 aprile, presso la sede della Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, si è svolto un incontro tra il Capo Ufficio Politico BI Jiangshan, accompagnato dal suo addetto, e una delegazione del Partito Comunista Italiano, composta dal compagno Fosco Giannini, della Segreteria nazionale del Partito e responsabile del Dipartimento esteri; dal compagno Francesco Della Croce, coordinatore nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana e dal compagno Juri Carlucci del Dipartimento esteri.

In un clima di grande cordialità e stima reciproca, si sono affrontate le tematiche politiche internazionali e nazionali, le questioni geopolitiche ed economiche al centro della attualità, con continui richiami alla storia moderna e contemporanea cinese.

Ha introdotto Fosco Giannini, presentando innanzitutto al compagno BI i saluti del Segretario nazionale Mauro Alboresi e di tutto il Partito. Giannini ha iniziato affermando di ritenere l’incontro fondamentale per attivare e rafforzare le relazioni con il Partito Comunista Cinese. “Il PCI – ha dettagliatamente relazionato Giannini – si è ricostituito da meno di un anno, dopo un lungo percorso di accumulazione di forze che ha visto più di cento assemblee politiche in tutta Italia. Abbiamo voluto ricostruire il PCI e riunificare i comunisti e le comuniste del nostro Paese utilizzando lo stesso, glorioso simbolo che accompagnò la storia di quel Partito, il più grande Partito Comunista al mondo non al potere” – ha ribadito Giannini –  soffermandosi poi sui cardini del documento politico del PCI votato durante l’Assemblea costituente all’unanimità: l’ antimperialismo, l’internazionalismo, la critica radicale all’ideologia capitalistica che governa l’Unione europea, mettendo al centro la lotta contro la NATO e il progetto dell’uscita dell’Italia dalla NATO, un’Alleanza militare sotto il comando diretto degli USA che distrae risorse per miliardi di euro ogni anno, fomentando guerre imperialiste e colonialiste che generano distruzione e miseria.

Un passaggio importante del discorso del compagno Giannini è stato dedicato ai BRICS e al ruolo internazionale cinese: “Il PCI considera centrale il ruolo dell’Alleanza BRICS, di questi grandi Paesi con economie emergenti, nella lotta in difesa della pace mondiale, della cooperazione pacifica internazionale e dello sviluppo e riconosce il ruolo propulsore determinante che la Cina e il PCC ricoprono all’interno dei BRICS, nell’obiettivo storico di sostenere una nuova politica mondiale dal carattere antimperialista”.

“ L’esperienza cinese del ventunesimo secolo – ha proseguito Giannini – messa in campo dal PCC e volta alla transizione al socialismo con caratteristiche cinesi è anche un grande insegnamento politico e teorico per i paesi che vogliono liberarsi dal capitalismo. Nello stesso tempo, il PCI apprezza lo stile di lavoro del PCC e dei sui gruppi dirigenti, che pur avendo imboccato la strada storica di un nuovo sviluppo economico, politico e sociale, non attua rotture con la propria storia rivoluzionaria, costruendo, al contrario, un continuum tra l’attuale sviluppo e i passaggi e i principi che ispirarono prima Mao Zedong e poi Deng Xiaoping”.

Il compagno Della Croce, dichiarando di essere d’accordo sulle questioni generali poste dal compagno Giannini, ha tenuto nel suo intervento a sottolineare quanto siano attive le giovani generazioni italiane nello studio della lingua cinese e come ogni anno si instaurino nuovi rapporti tra atenei dei due paesi, e continui siano gli scambi culturali, con larghe possibilità per chi lo desidera di trasferirsi nella Repubblica Popolare Cinese per perfezionare gli studi o accedere ad opportunità di lavoro che alcune volte mutano in prolungati soggiorni.

Il compagno BI Jiangshan ha preso a lungo la parola in diversi momenti, alternando concetti di politica-economica, illustrando i canoni politici e teorici della “transizione socialista dai caratteri cinesi”, rispondendo ai quesiti che la delegazione della transizione PCI ha posto, ponendo a sua volta domande sulla politica interna italiana o sulla vita del nostro Partito. Il diplomatico cinese ha augurato successo al Partito Comunista Italiano, sicuro che tra il PCC e il PCI si instaureranno ottimi rapporti fraterni, ed ha aggiunto che sarebbe molto importante che nelle prossime elezioni politiche in Italia vi siano degli eletti in Parlamento. Il compagno BI Jiangshan ha suggerito e chiesto che vi sia una delegazione del Partito Comunista Italiano a Pechino per rinsaldare i rapporti politici e per conoscere in modo autentico le questioni cinesi. Il compagno Fosco Giannini ha risposto, a nome del PCI, di esserne onorato e ha ringraziato per l’invito, che è già accolto.

Ancora due domande di politica internazionale, alle quali, con estrema cortesia, il compagno BI Jiangshan ci risponde.

Fosco Giannini domanda: “Trump, dopo essere stato eletto alla carica di presidente degli USA, chiamò al telefono la presidente di Taiwan, non riconoscendo, dunque, l’unità della Cina. Voi cosa pensate di Donald Trump?” Il compagno BI Jiangshan afferma che per ora non conoscono bene il presidente Trump, anche se in questi giorni è prevista la visita ufficiale del Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping negli Stati Uniti. “Trump sta ponendo con forza il principio prima di tutto l’America, ma un sistema di dazi doganali e di iper protezionismo commerciale non aiuterebbe né l’economia mondiale, né gli scambi commerciali, né una politica di pace mondiale”. Prima di rispondere all’ultima domanda, il Capo Ufficio Politico BI Jiangshan vuole sottolineare un concetto importante: “La politica estera cinese è una politica fatta dalle nuove generazioni, una politica pacifista tesa a creare prosperità e pacifica cooperazione  mondiale”.

Il compagno Juri Carlucci pone una domanda, insistendo sulla politica estera: “Quali sono in questo momento storico e come descriveresti i rapporti tra la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione russa”? Il compagno BI Jiangshan risponde chiaramente: “Siamo due Paesi amici, gli amici migliori”. Argomentando, aggiunge: “Dopo il periodo secondo dopoguerra, in cui erano evidenti le frizioni tra i due Stati, oggi possiamo dire che collaboriamo in tutti i settori: alta tecnologia, finanziario, militare etc. Nei consessi internazionali abbiamo le stesse posizioni politiche, come per esempio all’ONU. Siamo due Paesi che difendono pace e giustizia e abbiamo reciprocamente bisogno l’uno dell’altro. Le sanzioni contro la Federazione russa sono senza senso e sotto questo punto di vista siamo simili, perché sia loro che noi continuiamo a ricevere minacce di ogni tipo, anche militare”.

L’incontro termina in piena sintonia, con l’impegno a proseguire gli incontri e dar vita   a eventi politici comuni (alcuni già programmati), per approfondire la discussione politica, teorica e culturale.

 

 

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