Intervista del Segretario Alboresi a METROCT

Riprendiamo dal sito METROCT l’intervista di Agrippino Castania al Segretario Nazionale del PCI*

‘Il Partito Comunista Italiano non è mai scomparso’

Il passato torna sempre. Il Pci rientra nella scena politica del nostro Paese, e lo fa con la convinzione che tutelerá a pieno la classe dei lavoratori. Il segretario del Partito Comunista Italiano, Mauro Alboresi, si racconta in maniera esclusiva a Metroct. La sinistra è sinonimo di libertà coscienziale, storicamente ha distribuito valori di equità e rispetto umano. L’Italia ha comunque bisogno di una sinistra intellettualmente elevata, la società deve essere costruita anche su una cultura che sappia trasmettere un qualcosa di costruttivo. Vivere una vita basata su principi di difesa e comprensione altrui significa ottenere i più alti gradi di onestà. Il comunismo che Berlinguer sognava non era di matrice individualista, ma collettivo, dove tutti potevano esprimere i propri principi morali. I grandi dirigenti di partito del passato ci hanno tramandato delle eredità importanti. La società attuale deve prendere spunto proprio dal passato per costruire un futuro migliore. Ancora una volta il nostro quotidiano si rifà al pluralismo dell’informazione, dando spazio a tutte le voci che hanno qualcosa di interessante da dire. Infatti il quotidiano della città metropolitana di Catania, viaggia pari passo con tutti gli eventi della società. Il segretario Alboresi espone le sue considerazioni.

Segretario Alboresi perché avete portato in vita il glorioso Pci?

«La scelta di ricostruire il PCI nasce dall’appello dell’Associazione per la ricostruzione del Partito Comunista. Un appello sottoscritto da diverse centinaia di uomini e donne convinte della necessità di rimettere in campo, a fronte di quanto accaduto nel quarto di secolo successivo alla caduta del muro, al crollo del cosiddetto blocco sovietico, in altre parole all’insegna del capitalismo trionfante, in tanta parte del mondo, in Europa, nel nostro Paese. Da tale appello prende vita una prima fase costituente alla quale aderiscono il Partito Comunista d’Italia, molteplici comuniste e comunisti provenienti dal Partito della Rifondazione Comunista, tante e tanti che avevano abbandonato la politica attiva o che vi aderiscono per la prima volta. Tale fase, durata oltre due anni, porta all’Assemblea Nazionale Costituente tenutasi a San Lazzaro di Savena (Bologna) nel Giugno scorso, al termine della quale riprende vita il Partito Comunista Italiano. La ricostruzione del PCI rappresenta solo un primo passaggio del processo di riunificazione delle comuniste e dei comunisti in un unico partito, del superamento della vasta diaspora comunista italiana determinata dallo scioglimento del PCI nel 1992 e dalle successive scissioni del movimento comunista italiano. Rafforzare l’unità, allargarla ad altri soggetti, riproporre un punto di riferimento politico e culturale al movimento operaio ed alle nuove generazioni, ridarvi voce e speranza, a fronte del precipitare della loro condizione, conseguenza delle politiche affermatesi in questi lunghi anni, è tra i compiti che ci si prefigge. Il PCI si ispira ai valori della Costituzione Repubblicana, della Resistenza e dell’Antifascismo, e si richiama al miglior patrimonio politico ed ideologico dell’esperienza storica dei comunisti in Italia, da Gramsci a Berlinguer, ed in particolar modo al pensiero gramsciano e togliattiano, della sinistra di classe italiana e del movimento operaio e comunista italiano ed internazionale, alla migliore tradizione marxista-leninista, alle migliori esperienze del socialismo scientifico, alla conquiste dei movimenti per la pace ed antimperialisti, alle lotte ambientaliste, antirazziste, di genere e per i diritti civili».

Siete pronti a dialogare anche con Democratici e Progressisti?

«Si, il PCI persegue una politica di confronto, in piena indipendenza ed autonomia, con tutte le forze democratiche, progressiste, di sinistra che operano nel rispetto dei principi e dei valori della Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, senza cessioni di sovranità sulle questioni di fondo, ma capace di trovare volta a volta la sintesi strutturata e non occasionale dell’unità d’azione. Promuove la connessione con i movimenti progressisti della società, si batte per un’etica pubblica fondata sulla centralità della questione morale. A conferma di ciò, nei prossimi giorni, promuoveremo incontri con le diverse forze politiche comuniste, della sinistra, finalizzati a verificare le condizioni per la massima unità d’azione, anche in previsione delle prossime elezioni politiche. Siamo e restiamo pienamente disponibili a processi unitari rispettosi dell’autonomia politica ed organizzativa delle sue componenti. Per dirla in altro modo: si ad un soggetto unitario, no ad un soggetto unico».

Qual è il vostro primo obiettivo politico?

«Il nostro primo obiettivo politico è quello sottolineato della ricostruzione del PCI, dell’unità dei comunisti, propedeutica ad una unità più ampia della sinistra di alternativa. Vogliamo, per questa via, rimettere in campo una precisa dimensione ideale ed ideologica, siamo e restiamo per una alternativa di sistema, per la prospettiva storica del socialismo, strettamente connessa ad una altrettanto precisa dimensione programmatica, una sorta di che fare, in questa fase, per rispondere ai bisogni del blocco sociale di riferimento, alle masse popolari, al mondo del lavoro, che si ritrovano sempre più poveri, insicuri, soli. Anche per questo abbiamo approntato un programma per il cambiamento sociale e politico dell’Italia ( pace, lavoro, diritti, democrazia) che presenteremo pubblicamente a breve».

Presenterete liste alle prossime elezioni in Sicilia?

«Relativamente alle elezioni amministrative che si terranno l’11 Giugno, che vedono coinvolti circa 1000 Comuni, dei quali 157 con oltre 15000 abitanti, ed una Regione, la Sicilia, e che coinvolgono circa 10 milioni di elettori, da tempo abbiamo avviato il confronto con diversi soggetti politici e della società civile organizzata. Valgono le considerazioni svolte: siamo per la massima unità possibile. Ciò significa che in diversi contesti ci presenteremo assieme ad altre forze, in altri andremo da soli, con il nostro simbolo. La discriminante, per noi, resta quella dell’essere alternativi al PD, al centro-sinistra, e questo vale anche e soprattutto per la dimensione elettorale nazionale».

Come rilancereste il Mezzogiorno?

«La questione del Sud è per noi decisiva. Ad essa, nel su richiamato programma per il cambiamento politico e sociale dell’Italia, dedichiamo uno specifico punto. Rilanciamo quindi la battaglia meridionalista, che è insieme lotta per lo sviluppo, per il lavoro, per la legalità. Il futuro del sud è anche e soprattutto in una prospettiva euro-mediterranea, perché esso può rappresentare la porta dell’Europa nel mediterraneo. I comunisti propongono quindi un “Progetto per il Mezzogiorno del XXI secolo”che superi circa due secoli di arretratezza e sottosviluppo. Serve una svolta profonda. Occorre, ad esempio, promuovere un grande piano di investimenti pubblici per potenziare ed ammodernare la rete dei trasporti ( terra, cielo, mare), per favorire la mobilità ed incentivare le attività economiche, per la difesa del suolo, per la messa in sicurezza del territorio, per la riqualificazione paesaggistica, ambientale e dei centri storici, per dare impulso ai beni culturali ed al patrimonio archeologico, per la valorizzazione delle produzioni agricole mediterranee, per rilanciare le imprese artigianali, per sviluppare la produzione di energia da fonti rinnovabili, per promuovere un turismo fondato sulla valorizzazione del territorio. In altre parole, non può esservi un adeguato sviluppo per l’Italia senza il Mezzogiorno».

*http://www.metroct.it/partito-comunista-italiano-non-mai-scomparso/

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