di Jones Mannino
“Per tutta una vita”. È con queste parole che il generale Dalla Chiesa risponde alla domanda di Giorgio Bocca su perché era stato ammazzato Pio La Torre.
La mattina del 30 aprile 1982 due moto di grossa cilindrata affiancano la Fiat 132 a bordo della quale si trovano il deputato comunista Pio La Torre e il suo stretto collaboratore e autista Rosario Di Salvo.
I due motociclisti, con i volti occultati dai caschi, spararono decine di colpi di Kalashnikov. La Torre morì sul colpo, Di Salvo riuscì a rispondere al fuoco in un estremo tentativo di difesa prima di morire.
Nel 1992 la sentenza del processo stabilirà che a volere quelle morti furono i vertici di Cosa Nostra a causa del disegno di legge che La Torre aveva presentato contro le mafie.
Si tratta della più grande innovazione introdotta nel diritto penale italiano e internazionale nel secondo dopoguerra.
Pio La Torre fu l’artefice di tale innovazione, realizzata raccogliendo, mobilitando e chiamando intellettuali, giuristi, magistrati, avvocati, politici, amministratori a esprimere al meglio le loro competenze e le loro più alte capacità di elaborazione mettendo a punto uno strumento in grado di combattere le mafie di ieri, di oggi e di domani, ovunque si trovino e agiscano nel mondo.
Quella legge (che prenderà il suo nome ma che il parlamento italiano riuscirà ad approvare solo alcuni giorni dopo l’uccisione del Generale Dalla Chiesa avvenuta il 3 settembre 1982) aveva tre punti centrali:
- istituiva il reato di associazione di tipo mafioso definito in base alla “forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva…” utilizzata “…per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per se’ o per altri.” (Art. 1, comma 1 – Legge n. 646/1982)
- introduceva la possibilità di effettuare i controlli patrimoniali limitando il segreto bancario, per identificare e colpire l’illecito arricchimento dei mafiosi
- e prevedeva il sequestro e la confisca dei beni provenienti dall’esercizio di quel reato.
Ma il percorso umano e politico di Pio La Torre inizia molto prima del provvedimento legislativo che porta il suo nome. A partire dagli anni ’40 la Vicenda di Pio La Torre attraversa tutti i punti cruciali della storia civile siciliana e nazionale.
Unico di sette figli ad aver potuto studiare, resterà sempre legatissimo alle sue origini contadine e alla famiglia. La madre Angela Melucci, figlia di pastori e contadini lucani, lo sostenne sempre nella sua determinazione a studiare e a emanciparsi da una condizione che avrebbe condannato lui e tutti quelli come lui alla miseria e allo sfruttamento.
“Mia madre era analfabeta e si pose il problema di istruire i figli facendo di ciò l’obiettivo primo della sua esistenza, sacrificata a questo scopo»”.
Con gli studi superiori inizia immediatamente anche la militanza politica e la scelta del Partito Comunista.
Subito viene nominato dirigente sindacale dei braccianti negli anni del movimento per l’occupazione delle terre.
Arrestato alla fine di una manifestazione nel marzo del 1950 verrà montato contro di lui un processo farsa per tentato omicidio che si concluderà con un proscioglimento dopo 17 mesi di carcere.
Durante la detenzione non gli fu concesso di uscire nemmeno per dare l’ultimo saluto alla madre morente o per abbracciare il figlio neonato, che poté stringere per qualche minuto grazie all’intercessione di un secondino.
In occasione delle celebrazioni del 25° anniversario della sua morte il pubblico ministero Nino Di Matteo chiese scusa in nome e per conto dello stato italiano, per quel processo in cui prove e testimonianze erano state del tutto costruite a tavolino.
Nel movimento per l’occupazione delle terre protagoniste furono le donne, sempre in prima fila a fronteggiare le camionette della Celere di Scelba. E donne e comuniste furono alcune tra le più valenti organizzatrici di quel movimento.
Tra queste le compagne Concetta e Lucia Mezzasalma, Giuseppina Vittone (moglie di Li Causi), e Giuseppina Zacco, che divenne la moglie di Pio La Torre e gli diede due figli, Filippo e Franco. Giuseppina non fece mai venire meno il suo supporto nelle lotte contadine e nelle battaglie che negli anni successivi videro protagonisti Pio, la CGIL e il Partito Comunista.
Appena uscito dal carcere La Torre venne eletto dal partito al consiglio comunale di Palermo. Qui fu il principale antagonista di Lima e Ciancimino, di Gioia e di Vassallo, di cui non dimenticherà mai di fare i nomi (insieme a quelli dei boss mafiosi della vecchia mafia palermitana e dei nuovi boss corleonesi) nei comizi, nei documenti e negli atti ufficiali del partito contro quello che fu definito “il sacco di Palermo”.
Da quella posizione intuì che in quegli anni la mafia spostava il suo interesse criminale dalla campagna alla città, dall’agricoltura all’edilizia e dal contrabbando di sigarette allo spaccio di droga, modificando i suoi equilibri interni e le sue modalità operative.
L’azione di Pio collocava sempre il partito in prima fila contro questi fenomeni e in prima fila nella battaglia per lo sviluppo economico e sociale della Sicilia e investiva i gruppi parlamentari e il gruppo dirigente nazionale dei compiti necessari a sviluppare le più alte forme di contrasto al fenomeno mafioso.
Dal ’52 Pio La Torre fu alla guida della Camera del lavoro di Palermo dal ’52 e segretario regionale della CGIL dal ’56 al ’62. Nel ’63 fu eletto Segretario Regionale del PCI. Nel ’67 dopo un piccolo calo di consensi del partito di cui gli fu imputata la responsabilità fu chiamato a Botteghe Oscure dove si occupò dell’organizzazione, delle politiche agrarie e del mezzogiorno. Nel ’72 viene eletto alla camera dei deputati.
Dopo la strage di Ciaculli del ’63 nacque la prima commissione antimafia, che durò quattro legislature (3a, 4a, 5a e 6a), e Pio La Torre entrò a farne parte solo nell’ultima (dal ’72 al ‘76) rendendosi protagonista per l’intransigenza della battaglia per il pieno riconoscimento dei legami tra mafia e politica, e delle responsabilità della classe dirigente democristiana, che culminò nella presentazione della importantissima relazione di minoranza alla cui stesura Pio lavorò insieme al magistrato Cesare Terranova (ammazzato tre anni dopo insieme al suo autista Lenin Mancuso) e agli altri parlamentari comunisti. (qui tutta la documentazione).
La Relazione fece scalpore, molti dei fatti confermati a Giovanni Falcone alcuni anni dopo dal pentito Tommaso Buscetta erano già riportati in quella relazione e negli atti allegati. I tempi stavano cambiando e grazie agli esiti della commissione (Ciancimino dovette dimettersi da Sindaco di Palermo) e con il dialogo avviato con i comunisti nella stagione del compromesso storico, la nuova classe dirigente democristiana siciliana capiva che il giogo della mafia andava spezzato e con esso i vincoli che impedivano alla società e all’economia siciliana uno sviluppo pieno. Anche le forze dell’ordine e la magistratura iniziarono ad essere più incisive nella loro azione di contrasto a cosa nostra, con uomini nuovi e tecniche di indagine e di repressione innovative sia nel campo dei traffici illeciti che nelle che in quello dei beni patrimoniale e dei flussi finanziari.
La mafia non ci sta e reagisce avviando alla fine degli anni una stagione di delitti eccellenti che colpiranno in quegli anni giornalisti (Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese…), poliziotti (Boris Giuliano), carabinieri (Emanuele Basile), magistrati (Cesare Terranova e Gaetano Costa) ed elimina i politici che non vogliono più ubbidire. Muoiono così anche il segretario provinciale della Democrazia Cristiana Michele Reina e il presidente della Regione Piersanti Mattarella. Alcuni di questi omicidi sono connessi a trame e a intrecci politico affaristici che vanno oltre gli interessi di Cosa Nostra e valicano i confini della Sicilia e dell’Italia stessa.
Pio La Torre intuisce queste connessioni e denuncia pubblicamente come l’adozione di metodi terroristici da parte della mafia metta in discussione lo stesso processo democratico e il futuro della Sicilia e del Paese.
Denuncia pubblicamente anche il falso rapimento e la gambizzazione del faccendiere Michele Sindona, banchiere dei due mondi, finalizzato a promuovere il salvataggio delle sue banche e con esse i frutti del riciclaggio di danaro dei boss palermitani.
Pio capisce che è necessario tornare in Sicilia e rafforzare il lavoro del Partito per essere all’altezza della posta in gioco.
Il suo arrivo in Sicilia nel 1981, coincide con la decisione del governo Spadolini di installare 112 missili Cruise armati con testate nucleari a Comiso (RG)
La Torre capì, che lotta alla mafia e lotta per impedire la trasformazione del vecchio aeroporto militare, in una base missilistica della Nato, fossero una sola cosa (la mafia acquistava i terreni per rivenderli a decine di volte il loro valore e in questo modo rafforzava la sua presenza e il controllo sui territori della Sicilia sud-orientale, più refrattaria e meno permeabile storicamente all’infiltrazione mafiosa per la forza che avevano sempre avuto, proprio lì, il movimento contadino, sindacale, cooperativo e il Partito Comunista).
L’altra grandissima intuizione di Pio fu che i missili che si volevano installare a Comiso fossero in realtà puntati a sud, verso l’Africa e il medio-oriente, e non solo contro il blocco sovietico, e che di conseguenza la lotta contro gli Euromissili, dovesse essere la lotta per trasformare il Mediterraneo in un “mare di pace”, con la consapevolezza che i paesi che vi si affacciavano, fossero legati da un destino comune che doveva essere di convivenza e cooperazione tra nord e sud, di confronto e scambio tra lingue, culture, razze e religioni diverse.
Per questa battaglia Pio La Torre e il PCI siciliano riuscirono a mobilitare tutte le forze vive della Sicilia.
In pochi mesi furono raccolte più di 1.000.000 di firme contro l’installazione dei missili a Comiso, e si fecero grandi manifestazioni in tutta la Sicilia, in tutta Italia e anche in diversi paesi europei.
A questa battaglia si unirono tutte le organizzazioni pacifiste, i sindacati, movimenti ecclesiali e religiosi (le comunità cristiane di base, ACLI, AGESCI, PAX CHRISTI, SOTTO L’IMPULSO del Cardinale Pappalardo e delle prese di posizione contro la mafia di Giovanni paolo II°), cattolici e non, e i movimenti e le formazioni della sinistra extra-parlamentare (il PDUP in testa). Centinaia di migliaia di manifestanti vennero da tutta Italia e da altri paesi europei, e perfino le organizzazioni regionali della DC e del PSI siciliani si unirono (in contrasto con le linee sostenute in parlamento dalle segreterie nazionali) alla richiesta fatta unitariamente al governo di una sospensione dei lavori di costruzione della base.
Un paziente, minuzioso, straordinario lavoro di tessitura di rapporti, di confronto tra culture e pratiche politiche diverse, per superare divergenze e settarismi, in vista di obiettivi concreti da poter conseguire nel breve e nel medio termine, senza perdere di vista la strategia complessiva e gli obiettivi politici generale: la pace, il disarmo, lo sviluppo della democrazia, la riforma morale e intellettuale del paese e il rinnovamento delle sue classi dirigenti, il riscatto delle classi sfruttate, la sconfitta della mafia, del terrorismo, della corruzione.
Il movimento pacifista si allargo a macchia d’olio nel resto d’Europa. Gli equilibri dell’epoca venivano messi in discussione da milioni di persone che volevano scongiurare l’olocausto nucleare.
Tutto ciò non poteva essere tollerato non solo dalla mafia, ma da tutte quelle forze antidemocratiche interne ed esterne al Paese che hanno prosperato in nome dell’anti-comunismo e della contrapposizione tra i blocchi occidentale e sovietico, impedendo all’Italia di poter diventare uno stato pienamente sovrano e veramente democratico.
Pio La Torre doveva essere eliminato. Quel maledetto 30 Aprile 1982 due moto di grossa cilindrata affiancano la Fiat 132, due motociclisti, con i volti occultati dai caschi, sparano decine di colpi di Kalashnikov.
Insieme a Pio quel giorno muore anche Rosario Di Salvo. Aveva 34 anni, moglie e tre figlie. Già autista di Occhetto (quando questi era segretario regionale in Sicilia) e dei componenti del comitato regionale, aveva lasciato il lavoro al partito per un più redditizio impiego da ragioniere in una cooperativa. Quando Pio viene rimandato in Sicilia accetta di tornare a fare il delicato lavoro di autista sapendo bene quali erano i rischi cui andava incontro.
Chi lo ha conosciuto ne ricorda il sorriso, la generosità e la cordialità, oltre che la partecipazione che metteva nel suo lavoro per il partito e la sincerità delle sue opinioni nei confronti dei dirigenti che accompagnava per tutta la Sicilia.
Giuseppina Zacco continuo a combattere per il resto della sua vita, per quello in cui aveva sempre creduto e per la verità e la giustizia sull’omicidio di Pio e Rosario.
Oggi dopo 35 anni non possiamo non guardare al buco nero in cui sono precipitate prima le bombe destinate alla ex-Jugoslavia, e in cui adesso sprofondano insieme ai corpi delle decine di migliaia di migranti, profughi e richiedenti asilo, anche la coscienza, i valori e il destino stesso dell’Europa e dell’occidente. E non possiamo non vedere che bisognerebbe ripartire proprio da quell’obiettivo che Pio ci aveva indicato allora con la sua intuizione, e che insieme a Rosario ci ha lasciato in eredità: fare del Mediterraneo un “MARE DI PACE”!
RISORSE WEB SU PIO LA TORRE E ROSARIO DI SALVO PER CHI VUOLE APPROFONDIRNE LA CONOSCENZA E COLTIVARNE IL RICORDO:
BIOGRAFIA DI ROSARIO DI SALVO A CURA DEL CENTRO STUDI “PIO LA TORRE”
<http://www.piolatorre.it/page/rosario_di_salvo_biografia.asp>
BIOGRAFIA DI PIO LA TORRE A CURA DEL CENTRO STUDI “PIO LA TORRE”
<http://www.piolatorre.it/page/pio_la_torre_biografia.asp>
BIOGRAFIA DI GIUSEPPINA ZACCO – LA TORRE
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/giuseppina-zacco-la-torre/
TESTO DELLA LEGGE LA TORRE
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1982;646
DOCUMENTAZIONE DUI LAVORI DELLA PRIMA COMMISSIONE ANTIMAFIA
RITRATTO DI PIO LA TORRE IN TRE PUNTATE, REALIZZATO DA GABRIELE SANTORO A PARTIRE DAL LIBRO SULLE GINOCCHIA. PIO LA TORRE, UNA STORIA, SCRITTO DAL FIGLIO FRANCO LA TORRE PER MELAMPO.
PARTE PRIMA http://www.minimaetmoralia.it/wp/pio-la-torre-e-stato-una-storia-diversa/
SECONDA PARTE http://www.minimaetmoralia.it/wp/palermo-come-roma/
ARCHIVIO DIGITALE PIO LA TORRE
<http://archiviopiolatorre.camera.it/>
ARCHIVIO FOTOGRAFICO PIO LA TORRE
http://archiviopiolatorre.camera.it/archivio-fotografico
Materiali audiovisivi dalle Teche Rai
<http://archiviopiolatorre.camera.it/video>
DOCUMENTARI:
Raitre – Enigma (programma condotto da Corrado Augias)
Pio La Torre – Il figlio della terra (di Giuliana Catamo e Lorenzo Hendel)
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-bb4db9d2-0653-4b15-bedc-afde0c21b905.html
La Storia siamo noi
L’uomo che incastrò la mafia: Pio La Torre –
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6889a549-047d-4e0e-ac98-bbf1d6f55a84.html
RAI STORIA – Diario Civile con Franco Roberti.
PER TUTTA UNA VITA
Per chi vuole sapere o ricordarsi cosa davvero fosse il PCI vale la pena leggersi la relazione d’apertura del IX° Congresso regionale del PCI siciliano (14-17 gennaio 1982) tenuta da Pio La Torre pochi mesi prima di essere ammazzato
http://archiviopiolatorre.camera.it/…/Attivi…/B25-F1_001.pdf