di Edoardo Castellucci, Segreteria nazionale PCI, responsabile Ambiente e territorio
L’incendio all’Impianto di “Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi” dell’Eco X di Pomezia, non è il primo e non sarà l’ultimo “incidente” in tema d’ambiente. Negli ultimi anni possiamo stimare a centinaia gli “incidenti incendiari” sul territorio nazionale, non tutti dolosi ma, nella maggioranza dei casi, indotti e/o procurati. Gli eventi disastrosi che si sono succeduti nel nostro Paese (oltre all’incendio di Pomezia, ultimamente avevamo avuto ad esempio l’incendio della fabbrica di polistirolo della A.E. Curta di Leinì – Torino e la fuoriuscita, da agosto 2016, di 400 tonnellate di petrolio dal Centro Olii di Viggiano nella Val D’Agri) evidenziano come il modello sociale vigente e gli interessi (imprenditoriali e politici) che lo caratterizzano portino un attacco distruttivo alle politiche dell’ambiente, della cultura, della sicurezza e della salute pubblica.
C’è alla base di ciò una volontà che muove dalla seguente premessa: la tutela e la sicurezza dell’ambiente e del territorio devono essere subordinate al rilancio dell’economia; pertanto le esigenze delle imprese e del profitto prevalgono sulle esigenze ambientali, culturali e territoriali.
Quello che emerge dall’incendio del deposito di rifiuti di Pomezia, pur nella confusione e nella contraddittorietà delle informazioni, è che ancora una volta si gestisce l’emergenza, ancora una volta, come già successo per altre tragedie, manca la prevenzione, manca una seria politica di pianificazione, gestione e controllo del sistema rifiuti. Manca in definitiva un aggiornato Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti che nel Lazio è fermo al 2002 (DCR n. 112 del 10.07.2002): e quello in itinere rischia di confermare lo stato di fatto degli impianti attuali.
Tuttavia emergono anche notizie preoccupanti sull’impianto in questione e sulla sua gestione: un contesto inquietante che va oltre “l’incidente incendiario”, apre sinistre visuali sul traffico illecito dei rifiuti e lascia profilare l’ombra della camorra, coinvolgendo la “Ecoservizi per l’ambiente”, subentrata alla Eco X nell’ottobre del 2014. (E’ quanto dice ad esempio Angelo Venti sulla testata giornalistica on line SITe.it, ove si fa riferimento ad un episodio del 13 gennaio 2015, quando le Fiamme Gialle sequestrarono, in un’area di servizio della superstrada del Liri, due TIR, della “Caturano Autotrasporti srl” di Maddaloni, che trasportavano, per conto della Ecoservizi, 27 tonnellate di rifiuti vari in quel di Avezzano)
Alla luce di queste “notizie”, il Partito Comunista Italiano:
Condanna la mancata prevenzione e sicurezza dell’area da parte delle autorità competenti; i mancati controlli che potevano e dovevano evitare il pericolo per la salute pubblica; il mancato coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni, nonostante che un comitato cittadino avesse già denunciato e chiesto ragguagli su quello che succedeva nell’impianto per il trattamento dei rifiuti;
Rispedisce al mittente le dichiarazioni del Sindaco della Capitale, Virginia Raggi, la quale per risolvere il problema dei rifiuti a Roma chiede alla Regione Lazio lo sblocco dell’autorizzazione alla Rida Ambiente per la realizzazione della discarica in zona La Gogna ad Aprilia, come se Aprilia fosse una “dependance” della Capitale e/o un Comune dell’Area Metropolitana, e se ne potesse disporre a piacimento (come già accaduto quando l’amministrazione Rutelli, per risolvere il problema dei “senza casa” di Roma, acquistò alloggi popolari ad Aprilia e “deportò” cittadini romani nella Provincia di Latina);
Ribadisce la propria opposizione alla realizzazione della discarica di La Gogna ad Aprilia e all’eventuale riapertura di Borgo Montello a Latina;
Auspica un ampio dibattito tra le forze della Sinistra di alternativa, per una politica di gestione dei rifiuti che non sia la registrazione dello stato di fatto, ma prenda in considerazione quanto dettato dalla direttiva Seveso III, che contempla giustamente anche i Rifiuti (e quindi la loro pericolosità) nella definizione del campo della sua applicazione: in modo che i gestori degli stabilimenti e/o degli impianti abbiano l’obbligo di valutarne l’assoggettabilità alla normativa “Seveso”, attribuendo alle sostanze pericolose potenzialmente presenti la categoria più simile contemplata nella Direttiva;
Sollecita la revisione della Legge per la bonifica dall’amianto (Legge 27 marzo 1992, n. 257) con un emendamento che preveda l’obbligatorietà di rimozione dell’amianto e non il suo mantenimento in buono stato di conservazione;
Chiede l’attuazione di un Piano di Bonifica integrale di discariche ‘abusive e non’ e di siti inquinati e/o industriali dismessi;
Opera sull’Assetto del territorio per il controllo dell’urbanizzazione: in modo che gli impianti a rischio di incidente rilevante vengano assunti come elementi da considerare nelle politiche di governo del territorio, per gestire la convivenza tra industria, territorio e ambiente;
Ritiene che il territorio, “soggetto vivente ad alta complessità” prodotto dalla interazione tra ambiente e processi di evoluzione delle attività umane, debba essere considerato un “bene comune” e/o collettivo in quanto “costituisce l’ambiente essenziale alla riproduzione materiale della vita umana e al realizzarsi delle relazioni socio-culturali e della vita pubblica”, che va tutelato e governato. A tal fine lavoreremo e vigileremo, affinché la sicurezza e la salute dei cittadini sia all’ordine del giorno di un Programma per il cambiamento sociale e politico dell’Italia.
[…] A PROPOSITO DELL’ECO X DI POMEZIA. LA POSIZIONE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO […]