di Mauro Maurizio, segretario sezione PCI Livorno
Abbiamo letto con interesse l’intervista pubblicata sul quotidiano “Il Tirreno” sabato 3 giugno u.s., in cui si chiede a Don Reno Pisaneschi se esiste la possibilità che egli si rimetta in gioco per la salvaguardia dell’Ospedale di Cecina. Abbiamo trovato condivisibile il suo giudizio negativo sul cosiddetto “Ospedale in rete”. Un’ipotesi che denunciamo come comunisti severamente, evidenziandone il carattere di trovata per mascherare gli ennesimi tagli alle strutture sanitarie.
Quello che non possiamo condividere è invece -per tono e sostanza- la sua pretesa di escludere a priori presenza di simboli di partito e un impegno delle forze politiche in questa battaglia. Egli nutre così quel clima di antipolitica (quasi che i Partiti fossero il male assoluto e che si è cittadini solo se si sta lontani dalla militanza e dalla politica in generale, considerata cosa sporca tout court), che in questi anni ha nutrito populismo e demagogia. Questa nota non nasce dal desiderio di polemizzare, ma da un’esigenza di chiarezza e di “igiene politica”. Ci sono risposte che vanno date. Questa è una di quelle. Punto. Tra l’altro, ci permettiamo sommessamente di segnalare ai distratti, come da mesi il Partito Comunista Italiano stia raccogliendo firme in tutta Italia (compresa la nostra zona) per l’abolizione dei ticket sanitari e per attuare i principi di universalità, equità, solidarietà, ai quali formalmente si ispira il nostro sistema di protezione sociale. Per concludere, noi abbiamo a cuore la salvaguardia della sanità pubblica e, di conseguenza anche di Ospedali importanti come quelli di Cecina o di Piombino. Sulle battaglie importanti, l’esperienza ci insegna che bisogna essere in tanti e uniti (laddove possibile) per cambiare la realtà. Noi non poniamo veti e barriere. Serve al contrario allargare il confronto. Con tutti. Ascoltare e valorizzare il contributo di ciascuno (cittadino, forza politica, e naturalmente anche Don Reno), che dimostrano impegno e buona volontà, non arrendendosi allo smantellamento dei servizi e al peggio, ovvero alla rassegnazione. Ognuno restando e dichiarando ciò che è: le proprie idee, la propria storia, gli interessi generali che intende rappresentare. Il PCI è pronto a confrontarsi con tutti. La scommessa è troppo seria per essere offuscata da piccole polemiche o chiusure di parte.