L’ENNESIMO DISASTRO ANNUNCIATO: COSI’ SI DISSIPANO AMBIENTE, LAVORO, RISORSE ECONOMICHE

di Bruno Steri, Segreteria Nazionale PCI, responsabile Economia

Il Paese è divorato dal fuoco, si insegue affannosamente l’emergenza e, tanto per cambiare, il grande assente si chiama prevenzione. Il danno economico – oltre che umano e ambientale – è incalcolabile. Le devastazioni cui stiamo assistendo in questa torrida estate confermano che all’azione di agenti naturali si aggiunge la criminale insipienza umana (o, più precisamente, delle istituzioni preposte). Verrebbe da chiedersi: che fine hanno fatto gli ambientalisti, oltre che, ovviamente, lo stato?  In un Paese civile – e a maggior ragione in un Paese quale è l’Italia, immeritatamente beneficiata dalla bellezza dei suoi luoghi d’arte e naturali – la manutenzione dei territori e l’ intervento sistematico  a tutela del loro assetto idro-geologico dovrebbero essere al centro dell’attività amministrativa, nonché oggetto di un grande piano a lunga scadenza (piano, pianificazione pubblica: parole oggi messe all’indice, assieme al disegno sociale che esse evocano…). Un piano cui destinare adeguate risorse finanziarie, lavoro per donne e uomini (cioè a dire: occupazione!).

E invece capita di leggere o ascoltare dichiarazioni incredibili per la loro gravità, che in altri tempi avrebbero suscitato reazioni immediate (dell’opinione pubblica, della politica, della magistratura) e che al contrario oggi sembrano rimbalzare su una percezione pubblica anestetizzata, che appare cioé quasi rassegnata al degrado sociale e civile. Ad esempio, stamattina Francesco Rutelli ha lanciato in tv, come se fossero bruscolini, accuse pesantissime a proposito della devastazione della pineta di Ostia-Castelporziano. L’ex sindaco di Roma ha raccontato che, nel corso del suo mandato, erano stati posizionati sensori e telecamere su punti nevralgici della pineta, che c’era un controllo a terra costante, una quotidiana cura del territorio. Risorse e uomini destinati al monitoraggio dei luoghi strategici, alla pulizia dei sottoboschi, alla manutenzione dei sentieri antifuoco. Ha chiesto se fossero ancora funzionanti i suddetti strumenti. Risposta: risultano disattivati. Ma chi li ha disattivati? All’epoca non fummo certo teneri con Rutelli e tuttavia non è oggi questo un buon motivo per glissare sulle sue dichiarazioni. Si muova dunque la magistratura, verifichi, indaghi e incrimini per disastro colposo chi è responsabile di un tale sfascio organizzativo. Ma soprattutto si muova la sinistra: la smetta  per un momento di disquisire di percentuali elettorali e si coordini per intervenire almeno su temi come questo, dove sciaguratamente si continua a dissipare ambiente, lavoro, risorse economiche.

Dice bene su questo sito il compagno Castellucci, responsabile ambiente del PCI: incuria istituzionale e, in aggiunta, loschi interessi. Dismesso il corpo delle guardie forestali gli interventi preventivi a terra non li fa più nessuno, in azione ci sono i vigili del fuoco che, a danno ormai consumato, rischiano la vita. Ci sono prevalentemente interventi dall’aria (i canadair) a cose fatte: non c’è prevenzione a terra. E qui scopriamo che la flotta di canadair ed elicotteri è “nelle mani dei privati” (si veda l’articolo de L’Espresso qui di seguito). Si tratta di un tema dirompente, di interesse nazionale. Leggiamo che sulle sette aziende implicate sta indagando l’Antitrust: in quanto risulterebbero a loro carico condizionamenti illeciti “nelle procedure di affidamento” del servizio, “anomalie plateali e alterazioni dei costi pubblici”. Aggiungiamo noi: sappiamo che in materia è spesso presente il dolo e che per qualcuno gli incendi significano profitti.

Da ‘Il Corriere della Sera’ del 19 luglio 2017

Elicotteri e Canadair, il soccorso dal cielo nelle mani dei privati –Sono sette aziende sulle quali indaga l’Antitrust di CORRADO ZUNINO

 

ROMA. La flotta aerea — Canadair ed elicotteri — che ancora ieri lanciava acqua e ritardante sugli incendi del Vesuvio, della Maremma grossetana, sopra Castelfusano pineta di Roma, in venti municipi del Cosentino, su un parco pubblico di Catanzaro e tra Genova e Arenzano (ventisette i roghi più gravi), è gestita dai vigili del fuoco e dalle Regioni. Ma è nelle mani — e nei profitti — di sette aziende private. Sei italiane, la settima è una multinazionale britannica con capitale spagnolo. Dallo scorso marzo i sette gruppi sono sotto inchiesta da parte dell’Antitrust e oggi l’Autorità garante del mercato deciderà come portare avanti un procedimento che ha già fatto emergere anomalie plateali e «alterazioni dei costi pubblici» (aumenti, quindi).

Con la crisi della Protezione civile post Bertolaso (a partire dal 2012) e la legge Madia vigente da gennaio 2017 (il Corpo forestale diluito nell’Arma dei carabinieri), molte cose sono cambiate nell’affrontare gli incendi in Italia. Sui roghi boschivi ora i vigili del fuoco hanno operatività totale, a terra e in cielo. La flotta aerea dello Stato, una delle più grandi al mondo, è costituita da 19 Canadair di proprietà della Repubblica italiana (sedici sono attivi) e messi a disposizione dei vigili più dodici elicotteri. I 31 mezzi sono dislocati su quattordici basi, da Comiso a Genova. Solo il costo dell’utilizzo dei Canadair pesa 55 milioni l’anno, a cui vanno aggiunte le ore di volo. Quest’anno nel periodo 15 giugno-13 luglio i Canadair hanno fatto interventi per 2.146 ore (+378% rispetto al 2016) costando fin qui quattro milioni e mezzo di euro. Ecco, gli uffici dell’Antitrust, sollecitati nel maggio 2016 da un pilota e dirigente di un’azienda piemontese estromessa dal business, hanno verificato che almeno dal Duemila i sette gruppi si sono mossi in modo da far vincere l’azienda scelta all’interno del loro cartello prendendo la gara con ribassi risibili (massimo l’un per cento). Una «spartizione collusiva» su tutto il territorio «con ipotesi di turbativa d’asta». Le gare d’appalto indicate dalla fonte sono 32 (16 per l’emergenza incendi, 16 per il soccorso aereo), l’istruttoria dell’Autorità per ora ne ha riscontrate diciotto in dieci regioni, tutte allestite tra il 2009 e il 2016. E ha trovato conferme alla denuncia. Tra questi bandi c’è il contrattone nazionale della Protezione civile del 2011 — l’utilizzo dei 19 Canadair — vinto dalla Babcock Italia (ex Inaer), corporation quotata al London Stock Exchange che per ogni aereo offre due piloti suoi.

Quindi, diciassette appalti regionali per elicotteri di pronto intervento. Questi li hanno vinti sei società italiane, tutte del Nord, per gare allestite dalle Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Sicilia. Il Lazio, nel 2016, ha assegnato l’appalto alla Heliwest di Isola d’Asti: 10 milioni, 10 elicotteri a disposizione. La Finanza ha sequestrato i documenti. In Valle d’Aosta l’unico offerente nel 2009 e nel 2014 è stato Airgreen di Robassomero (Torino). In Friuli nel 2015 unico partecipante (e vincitore) dopo un’asta andata deserta è stata Elifriulia di Ronchi dei Legionari. L’Antitrust ipotizza che le sette sorelle del soccorso dal cielo (ci sono anche Eliossola di Domodossola, Elitellina di Sondrio e Star Work Sky di Strevi, Alessandria) abbiano condizionato «in senso anticompetitivo le procedure pubbliche di affidamento». Tutte e sette le aziende

sono nell’Associazione elicotteristica italiana, a sua volta responsabile «di un’intesa restrittiva della concorrenza ». La multinazionale Babcock allo spegnimento degli incendi italiani offre 19 Canadair, gli altri sei gruppi sotto inchiesta 90 elicotteri e 3 aerei Cessna.

One Comment

  1. Red News | Protestation

    […] L’ENNESIMO DISASTRO ANNUNCIATO: COSI’ SI DISSIPANO AMBIENTE, LAVORO, RISORSE ECONOMICHE […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *