di Marco Daneri, PCI – Federazione del Tigullio
In riferimento all’indagine ed alle sentenze del tribunale di Roma è ovvio, come sempre con la cautela del caso dovuto al primo grado di giudizio possiamo affermare che la criminalità mafiosa a Lavagna è stata ed è presumibilmente radicata.
Disporre di un arsenale di armi, controllare lo spaccio di cocaina, investire nel settore degli appalti pubblici e nelle concessioni demaniali, prestare denaro ad usura, perpetrare abusi edilizi, smaltire illecitamente rifiuti, costruire relazioni con gli amministratori pubblici locali ed i funzionari comunali rendono plausibile la definizione di cosca.
Non essendo un giurista ho letto per comprendere quale è il discrimine che rende una associazione criminale differente da una mafiosa. I giudici del tribunale di Genova hanno ritenuto che il primo esponente condannato delle famiglie che esercitavano i sopracitati affari fosse appartenete ad una associazione mafiosa.
Soggetti pericolosi almeno quanto quello condannato in primo grado hanno intrattenuto quotidiani rapporti con gli aspiranti ed i futuri amministratori pubblici e con una signora già sindaca, già onorevole, mai sazia di potere. La notorietà degli esponenti politici locali di centro destra e l’influenza su una parte di elettorato, hanno portato la cosca a compiere il salto di qualità per garantirsi il controllo del territorio lavagnese: influenzare le scelte dell’amministrazione ed esserne contemporaneamente parte.
Dall’inchiesta emerge un altro tratto caratteristico delle associazioni mafiose ovvero la simpatia verso il fascismo declinato in tutte le sue varianti da quelle contemporanee a quelle nostalgiche. Un elemento però è fondamentale affinchè il tumore si insinui nel tessuto locale fungendo da “terra di mezzo”, l’humus per la sua germinazione, questo credo si possa definire INDIFFERENZA.
L’atteggiamento di chi si fa solo gli affari propri, percependo certamente il movimento di questi soggetti ma evitando accuratamente di osteggiarli con un impegno civile democratico. La consuetudine di occuparsi soltanto del proprio particolare, protetto e preservato trattando con l’amministore o aspirante amministratore di turno. Questi concittadini si sono domandati chi garantirà la somma di interessi particolari o avrà l’ambizione di guardare a quelli generali, questi ultimi da evitare od osteggiare.
La mafia ed il potere ad essa asservito si occupa di dare risposte ai singoli cancellando le regole generali ed anche di essere attenta alle relazioni con i cittadini comuni. Un’assunzione in un ente, una licenza, una concessione, un’appalto, una normativa di raccolta rifiuti, una pratica di assegnazione di una alloggio popolare, sono soltanto esempi di come tanti interessi particolari hanno trovano risposta immediata con lo scambio di consenso elettorale/clientela.
Quanti cittadini hanno visto negato un proprio diritto per fare posto a coloro che si sono sporcate le mani. Mani rimaste pulite contro mani sporche. Le mani sporche sono quelle che contribuiscono moralmente con il cinismo della loro indifferenza all’assassionio dei magistrati uccisi per mano delle mafie. L’avversario non farà prigionieri, il campo di battaglia resta il territorio e chi lo abita, loro si stanno nuovamente preparando per il controllo di palazzo Franzoni. Siamo chiamati ad essere protagonisti del futuro della nostra città.
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