di PCI – Federazione di Varese
È da qualche anno che gli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio subiscono una riforma perlomeno sospetta, “razionalizzazione” la chiamano, riorganizzazione complessiva del sistema ospedaliero lombardo rispondendo soprattutto ai grandi interessi economici e finanziari che da tempo hanno messo “ le mani sulla sanità lombarda e varesotta”.
Infatti, sono proprio i grandi interessi economici e finanziari che stanno dietro a quella nota diffusa dal Consiglio Regionale (agosto 2015), i relatori Fabio Rizzi e Angelo Capelli sostenevano che la
“Riforma “ Maroni avrebbe portato ad una riduzione sensibile dei costi, aumento dei controllo, accessi facili e veloci alle visite ed esami e ad un aumento della prevenzione, nulla di più falso! Neppure sei mesi dopo uno dei summenzionati relatori viene messo sotto indagine dalla magistratura e ciò che si intuisce è l’interesse privato mascherato dietro uno pseudo intento “riformatore”.
La costruzione di un ospedale unico tra Busto Arsizio e Gallarate è un altro tassello importante nella deriva privatistica che ormai anima l’operato dell’azione leghista e del centrodestra, ma il risultato finale è stato già scritto da costoro, tagli del servizio sanitario pubblico a favore del privato, aumento dei ticket sanitari, liste di attesa insostenibili e affari con il project financing al privato che deve costruire “ex novo“ l’Ospedale unico e speculazione edilizia per le aeree cittadine ex adibite alle precedenti unità ospedaliere e occorre dire che il Sindaco Cassani è uno che in queste cose non perde tempo, «di avere un presidio all’avanguardia a causa delle attuali strutture che non sono più adeguate per le esigenze dei pazienti e del personale» assurdo, prima si smantellano interi reparti, nel contempo si investono denari pubblici per ristrutturare reparti che, con l’ospedale unico verranno abbandonati, si sposta il personale, utenti di Gallarate costretti ad andare a Busto e viceversa perché i reparti sono stati unificati o in uno o nell’altro plesso ospedaliero, meno posti letto, meno sale operatorie, con la riduzione del personale, con allungamento dei tempi d’attesa per tante prestazioni, innanzitutto visite ed esami, un numero sempre maggiore di esse sono garantite solo a fronte della corresponsione di ticket sempre più consistenti, in tanti casi corrispondenti al loro costo nelle strutture private, che di contro le erogano in tempi celeri.
Il risultato è che un numero crescente di persone si rivolge al privato, convenzionato o no, che sempre più cittadini, impossibilitati a pagare, rinunciano alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione, in altre parole a tutelare la propria salute, ponendo una seria ipoteca sul proprio futuro, prospettando danni e costi per la collettività.
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